The Deuce 1×08 – My Name Is RubyTEMPO DI LETTURA 6 min

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Premessa

La seguente recensione dovrà essere considerata come ipotetico seguito della recensione del season finale di Vinyl. In quel caso la recensione (scritta dallo stesso recensore che sta scrivendo or ora) faceva trasparire un notevole entusiasmo per il prodotto HBO, per la sua efficacia narrativa e soprattutto per delle ipotetiche basi che erano state poste in vista di una già annunciata seconda stagione. Seconda stagione che non avrebbe mai visto la luce, ponendo Vinyl stesso, a mente fredda, sotto una diversa prospettiva. Influenzando quindi il giudizio e le chiavi di lettura di The Deuce stesso.

“Fuck all of you! Fuck you! And fuck you! And yeah Mr. Pipilo, Rudy, respectfully, fuck you!”

The Deuce è stata una serie di qualità. Ben scritta, ben girata, bravi attori, bella fotografia, idea abbastanza originale (anche se, come si vedrà più avanti, non così tanto). Il punto A del primo episodio porta ad un punto B di questo ottavo episodio, attraverso evoluzioni più o meno rapide e ben gestite. The Deuce ha i mezzi per muoversi con un andamento sonnacchioso, per snobbare la voglia dello spettatore di rimanere senza fiato. Il finale della precedente puntata, appunto, è uno dei pochi momenti di rottura, la morte di Ruby. Infatti, poteva essere considerata già come annunciata da squilli di tromba grazie al titolo di questo season finale, almeno per i seriomani dell’ultima ora. Ruby – personaggio non certo centrale in una serie comunque corale – e il suo volo dalla finestra rappresentano il vero strumento per decodificare la scrittura di questo ultimo lavoro targato HBO.
I già citati punti A e B, da un punto di vista macroscopico, sono il passaggio dal commercio del sesso su strada a quello su pellicola (e in parte in case chiuse). Come da buona Season 1 che si rispetti, il cammino verso il soggetto primario della serie (il porno) non avviene in maniera correttamente proporzionata. Il carattere evidentemente introduttivo della stagione farà sì che le dinamiche dell’industria a luci rosse avranno il via dai prossimi cicli di episodi.
Da buona serie corale che si rispetti, tuttavia, non è solo un cambiamento di costume come quello citato ad avere il centro del palcoscenico. Macroevoluzioni dovranno per forza di cose convivere con microevoluzioni in quei personaggi che al meglio si fanno portatori simbolici dei cambiamenti di un’epoca. E qui si torna appunto alla morte di Ruby, l’unica che nel finale preferisce tornare in strada. A ruota quindi seguono evoluzioni nella vita di Vince, con i suoi conflitti interiori, di Candy e della sua nuova passione, nascono coppie, si lasciano coppie (il poliziotto e la giornalista), le figure dei papponi perdono quell’aura di imponenza che potevano avere a inizio stagione (significativa in tal senso l’inquadratura del protettore che va via dal cinema dove viene trasmesso Gola Profonda, con un outfit che rivela tutto il suo grottesco anacronismo).
Il punto B cui si è arrivati chiude la stagione senza scossoni particolari, dimostrando agli spettatori l’enorme foglio bianco che si spiana di fronte, con infinite possibilità narrative con cui la HBO potrebbe creare un’ulteriore pietra miliare del suo repertorio.
Sono state convincenti queste righe?

“It’s not porn, it’s HBO.”

Come non abusare di questo che ormai è un tormentone, proprio in una serie HBO che parla di porno? Sicuramente nelle recensioni precedenti già è saltato fuori. Eppure si può partire da qui per una riflessione che dimostra come possa essere cambiata la prospettiva dal 19/04/2016 (data in cui fu scritta la recensione del season finale di Vinyl), quando si dipingevano in maniera estatica le gesta sceniche di Terence Winter e Bobby Cannavale.
Occorre pensare, ad esempio, ad una serie animata come Bojack Horseman e alla sua costante “satira” verso il mondo di Hollywood e, in generale, dello showbusiness a stelle e strisce. Se all’interno di una battuta venisse fatto riferimento ad uno show della HBO che parla della nascita della pornografia, non sarebbe pienamente attinente ad un contesto parodistico come quello di Bojack Horseman o di altre dissacranti serie animate (o anche di semplici comedy, è uguale)? Magari anche inserendo una scena in cui i personaggi pronunciano 20 parole a testa, di cui 18 sono ripetizioni di fuck.
Ovviamente è oltraggioso definire The Deuce come auto-parodia della HBO, per le ragioni qualitative esposte nel paragrafo precedente. Tuttavia permane l’impressione che tutto nasca da diverse “esigenze” che non siano quella di creare una storia originale con tempi di narrazione di un canale via cavo e basta.
Innanzitutto sembra una moda comune quella di voler per forza recitare con un look anni settanta, decennio che a livello seriale sembra andare di moda (Vinyl, la seconda stagione di Fargo, The Get Down…), senza contare il virtuosismo scenico di far interpretare due personaggi allo stesso attore (anche quello niente di nuovo, visto Ewan McGregor nella terza stagione di Fargo). Se a tutto questo si somma il fatto che l’insieme di questi 8 episodi richiamano alla grande lo stile di The Wire (non a caso David Simon è parte integrante del progetto) in una realizzazione in costume (non solo Vinyl, anche Boardwalk Empire aveva già battuto con più successo il terreno), il già visto inizia a essere caratteristica ingombrante.

E Vinyl?

Qualche tempo dopo aver scritto la recensione della 1×10, arrivò la clamorosa notizia del dietrofront della rete con la cancellazione dello show dovuta, a quanto pare, agli elevati costi di produzione. Chi sta scrivendo inizialmente rimase male ma, a mente fredda, rivalutò per intero ciò che quei dieci episodi avevano lasciato, diradatosi l’effetto della comunque buona realizzazione scenica: un quasi one man show, una storia di delinquenza con lo sfondo di un determinato campo – l’industria discografica – particolarmente in auge negli anni settanta, uno stile narrativo già visto in vere e proprie pietre miliari della Tv, in un momento storico in cui le serie di successo sembrano aver superato questo stile, cristallizzando ancora di più i vari The Sopranos o The Wire in un passato mitico, molto difficile da replicare.
Forse The Deuce costa meno rispetto a Vinyl, forse per la HBO è un momento storico differente, rispetto a un anno e mezzo fa, che porterà a non smentire, questa volta, il rinnovo dello show. Ma non basterebbe sostituire nel periodo precedente “industria discografica” con “industria pornografica”, per avere la perfetta descrizione anche di quest’ulteriore prodotto HBO?

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ben visibile l’evoluzione di tutti i personaggi e del contesto sociale in generale
  • Toccante la morte di Ruby
  • Stile HBO ben visibile
  • Verso la pornografia
  • Apertura verso numerose possibilità narrative per la seconda stagione (salvo sorprese)
  • Stile HBO ben visibile
  • Cliché narrativi ampiamente individuabili a chi bazzica le pietre miliari del via cavo

 

La spazzatura televisiva in giro è tanta, quindi non si può non ringraziare la volontà di proporre della qualità, sebbene questa possa risultare in qualche modo vagamente datata.

 

Au Reservoir 1×07 0.95 milioni – 0.3 rating
My Name Is Ruby 1×08 0.77 milioni – 0.2 rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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