1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
Alla fine tutto torna. A livello narrativo Vinyl si conferma una serie che bada al sodo, dove al manierismo è stata sostituita la sana narrativa.
Quando di episodi sopra i 50 minuti riusciamo a ricordare i particolari salienti tra un episodio e l’altro, quando di fronte ad un season finale riusciamo a mettere insieme i pezzi, vuol dire che tutto ha funzionato. Quando alla fine possiamo estrarre dalla matassa narrativa un numero esiguo di fili, quando capiamo che siamo partiti da un punto A e siamo arrivati ad un punto B, in posizione di partenza per arrivare ad un punto C, la scrittura televisiva ha fatto il suo bel lavoro.
Perché citare Marinetti e il suo manifesto futurista?
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
Perché Vinyl si presenta come serie calamita per i radical chic che bazzicano la collezione di vinili dei genitori, che non vedono l’ora di assistere ad un psichedelico viaggio in costume lungo decenni mai vissuti. Eppure Vinyl mette da parte la positività del Peace And Love della fine degli anni Sessanta, estrapola invece l’oscurità dei Settanta (dal punto di vista musicale, ne parleremo più avanti). La droga nella sua forma più brutale e colma di conseguenze si rende protagonista e burattinaia di gran parte degli eventi (come un fantasma ci ha perseguitati per tutta la stagione l’immagine della chitarra spaccata dentro al televisore, che diventerà immagine simbolo della Alibi Records).
Ma non solo. Terence Winter (che il suo successore sia all’altezza), Scorsese e soci sembrano voler in ogni caso proseguire per la benedetta linea dinastica di altri passati show celebri della HBO (leggasi The Sopranos e Boardwalk Empire) in cui la criminalità è narrata con sapienza degna di molti capolavori del grande schermo.
Il finale di stagione vede la trama dirottata (inevitabilmente) verso la componente, appunto, criminale e criminosa. L’ingombrante figura di Corrado Galasso giocherà un ruolo centrale nella seconda stagione.
La diminuzione di storyline nell’intero episodio (notare la completa assenza di Devon) ci dirottano verso ciò che è realmente importante: l’etichetta discografica e i guai criminosi di Richie.
Alzi la mano chi pensava ai Led Zeppelin rapidamente apparsi nel primo episodio, durante tutte le sequenze con Galasso. Semplicemente: la criminalità è stata trasportata in un diverso contesto storico, narrato secondo i costumi dell’epoca. Con diversa musica sullo sfondo.
6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.
Prendiamo come esempio il già citato Boardwalk Empire e la figura del suo protagonista, interpretato da Steve Buscemi. Nucky era un personaggio impenetrabile, non abbiamo mai saputo i suoi pensieri, le sue idee, raramente abbiamo scoperto la sua interiorità. Il suo carattere è sempre stato piano piano svelato attraverso spiegoni (i flashback della quinta stagione), oppure grazie agli occhi di personaggi apparentemente secondari, probabilmente veri protagonisti.
Richie Finestra è l’opposto. Ogni smorfia nello sguardo di Cannavale è rivelatrice di un insieme di pensieri, considerazioni, sentimenti, istinti. Bobby Cannavale conduce intere sequenze da solo. Entra in sequenze apparentemente noiose e prive di interesse – la lite tra Kip e il suo chitarrista – e, con ardore, sfarzo e munificenza, porta una scossa che tutto ravviva.
Quando Zak viene rapito e minacciato da Galasso, la paura non viene colta nello sguardo di un pur bravissimo Ray Romano (uno dei personaggi più curati, dietro al protagonista), bensì nello sguardo carico di sensi di colpa di Richie. Impassibile sì, ma noi spettatori riusciamo a percorrere ogni suo singolo pensiero.
Sarebbe ingiusto definire Vinyl un one man show, ma neanche così lontano dalla verità. Bobby Cannavale viene consacrato, nel finale della prima stagione, a protagonista con la P maiuscola. Come? Grazie alla geniale trovata di far intervenire la polizia durante l’esibizione dei Nasty Bits e grazie al monologo finale. Nel primo caso molto di quanto detto, trova una sua dimostrazione. Richie (Bobby) ha lo sguardo che funge da vero e proprio spiegone, da genio della manipolazione quale è, contraltare della sequenza della 1×01 dove in mezzo ad una folla era così perso e disorientato.
Infine, il discorso alla nuova Alibi Records. Un vero e proprio manifesto (toh…) di ciò che il rock di lì a pochi anni sarebbe diventato (o tornato a essere).
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
Ed eccoci a parlare della finta protagonista della serie. Come si è collocata la musica anni ’70 all’interno di Vinyl? Sicuramente non come ce la si poteva aspettare. I Led Zeppelin cameo nel Pilot, i Jethro Tull subito cestinati, i Focus sbeffeggiati, il rock progressive e classico cestinato (anche se è possibile ascoltare un frammento di “Glad” dei Traffic, gruppo meritevole di approfondimento). E’ il 1973, non il 1970 (anche se per molti di noi è quasi uguale). La scelta è quella di guardare al futuro, all’alba della nuova era musicale, almeno per la prospettiva dell’industria discografica.
Il punk. La disco. Il pop. Durante la stagione, i flashback hanno aiutato ad accantonare musica del passato (i Velvet Underground, ad esempio). La strada, seguita con sopraffine progressioni seriali, è stata quella della rapida scoperta e giustificazione di nuovi generi più immediati. Protagonista una casa discografica (quindi con la musica inevitabilmente e cinicamente vista dal suo lato commerciale), protagonista il carattere inquieto e burrascoso del suo proprietario, come non cadere nel trasgressivo e distruttivo stile dei Nasty Bits? Un rock che punta al distruttivo ha avuto i suoi antesignani con i The Who (citati più o meno vagamente nel secondo episodio), eppure con il gruppo presente in Vinyl si vuole anticipare la provocatoria irruenza dei futuri Sex Pistols e simili.
Richie – così come i futuri punk – vuole distruggere i musei composti da prodezze e virtuosismi tecnici, lavori ben confezionati e infiocchettati (come Zak e il suo Xavier cercano di produrre), vuole esprimere la sua personale musica, che mai è riuscito a studiare, grazie all’energia pura prodotta da dissonanze e rapidi riff. Oh, poi è anche un uomo di marketing, l’idea della polizia è stata assai geniale.
Marginale ma efficace la storyline sulla nascita della disco music, grazie al successo degli Indigo sparso qui e lì per le discoteche. Didascalico, è vero, ma senz’altro utile ad aumentare la dicotomia presente all’interno della stessa casa discografica. Per ora ha avuto la meglio il violento amor del pericolo di Richie, contro l’abile occhio commerciale dei suoi soci.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa […].
Richie, i Nasty Bits, le bombolette sui muri, il caos. Questi i principali vincitori morali di una serie fortunatamente rinnovata in maniera preventiva. E’ ormai assai complesso seguire show che raccontano moltissime cose in ogni singolo episodio, per poi arrivare ad una catarsi finale, quando vediamo dove le strade narrative ci hanno condotto.
L’immediatezza ruvida del pre-punk narrato, paradossalente, crea un contrasto con la narrativa e la messa in scena della HBO, così piena di tecnica, virtuosismi ed estetica visiva. Il finale di stagione, come sempre accaduto nelle serie del canale via cavo (con, forse, una sola eccezione) non vuole colpire lo spettatore con un violento strappo. Non vuole portarlo a dire “e ora?”. Vuole lasciar sedimentare ciò che è stato mostrato, evocare la chiusura di un cerchio. Il finale di stagione della HBO vuole valorizzare la stagione in sé, meno la serie nel suo complesso. “Alibi” non fa eccezione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Rock And Roll Queen 1×09 | 0.75 milioni – 0.2 rating |
Alibi 1×10 | ND milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.