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La bravura dei King non sta in quello che raccontano, ma in come lo raccontano. La relazione, palpabile a tutti, tra Alicia e Jason è stata la novità meno interessante dell’annata, ma questo ne costituisce un difetto? No, perché è stata a malapena sfiorata nel corso di quindici puntate, senza mai essere risultata invadente al telespettatore. E soprattutto senza mai toccare la caratterizzazione di un personaggio come Alicia e senza sfociare nel drama e nel sentimentalismo.
Perciò se anche non ci sta a genio questa relazione, possiamo sopportarla per amore del racconto e dell’intrattenimento che alla fine ci viene sempre regalato.
Pur con qualche cambio di rotta, alla fine siamo arrivati al nodo politico della situazione: Peter e il Gran Giurì. Sembrano lontani i tempi in cui imputato era Will e intorno a lui gravitavano testimonianze di amici, colleghi, amanti, giudici, politici.
La narrazione politica in The Good Wife è sempre stata impeccabile, potendosi annoverare tra i punti forti della serie, pur essendo soltanto trasversale ad Alicia. E invece è proprio questo connubio perfetto tra sfondo legale e mondo politico che ha fatto della serie un gioiellino televisivo da tenere ben custodito. E se la trama politica ha continuato a marciare – tra alti e bassi indubbiamente – in questa stagione, chi invece non si è mosso proprio dal suo orticello è proprio Chicago e i suoi studi legali. A parte il ritorno di Alicia alla Lockhart,Agos&Lee, lo studio e i suoi affittuari sono rimasti immobili dalla scorsa stagione.
Grande pecca di quest’anno: personaggi come Diane e Cary non possono rimanere e fare da sfondo alle vicende amorose e personali di Alicia, ma devono essere attivi protagonisti, perlomeno in aula. E’ quasi come se la serie avesse sostituito Cary e Diane con Jason e Lucca, togliendo spazi ai primi per darne ai secondi: certo vero è che Diane e Cary godono già dell’affetto del pubblico che li conosce abbondantemente dopo sette anni, mentre Lucca e Jason hanno dovuto pian piano farsi valere per affermare la loro posizione come i nuovi stretti collaboratori di Alicia. Ma il tutto poteva essere tranquillamente gestito lasciando separate le due linee legali della stagione, riunitesi alle fine inutilmente, visto che Alicia e i suoi vecchi soci stanno interagendo pochissimo.
La narrazione politica in The Good Wife è sempre stata impeccabile, potendosi annoverare tra i punti forti della serie, pur essendo soltanto trasversale ad Alicia. E invece è proprio questo connubio perfetto tra sfondo legale e mondo politico che ha fatto della serie un gioiellino televisivo da tenere ben custodito. E se la trama politica ha continuato a marciare – tra alti e bassi indubbiamente – in questa stagione, chi invece non si è mosso proprio dal suo orticello è proprio Chicago e i suoi studi legali. A parte il ritorno di Alicia alla Lockhart,Agos&Lee, lo studio e i suoi affittuari sono rimasti immobili dalla scorsa stagione.
Grande pecca di quest’anno: personaggi come Diane e Cary non possono rimanere e fare da sfondo alle vicende amorose e personali di Alicia, ma devono essere attivi protagonisti, perlomeno in aula. E’ quasi come se la serie avesse sostituito Cary e Diane con Jason e Lucca, togliendo spazi ai primi per darne ai secondi: certo vero è che Diane e Cary godono già dell’affetto del pubblico che li conosce abbondantemente dopo sette anni, mentre Lucca e Jason hanno dovuto pian piano farsi valere per affermare la loro posizione come i nuovi stretti collaboratori di Alicia. Ma il tutto poteva essere tranquillamente gestito lasciando separate le due linee legali della stagione, riunitesi alle fine inutilmente, visto che Alicia e i suoi vecchi soci stanno interagendo pochissimo.
E nemmeno le dinamiche di guerra all’interno dello studio hanno smosso qualcosa. Abbiamo visto saper fare di meglio a una carogna come David Lee. Apprezziamo quanto meno che il filo delle quote societarie, di partner nominali e di potere decisionale non sia stato perso e sia stato mantenuto anche in questo sedicesimo episodio. A pennello casca a questo punto il dialogo tra Alicia e Diane.
Diane non fa altro che riconoscere ciò che qui diciamo da tempo: Alicia è la degna erede di Will Gardner. Le due donne condividono molto di più di uno studio e il persuasivo discorso che Diane fa ad Alicia mette in atto una serie di sottili dinamiche che, se azionate, porteranno a una sanguinosa guerra civile.
Diane non fa altro che riconoscere ciò che qui diciamo da tempo: Alicia è la degna erede di Will Gardner. Le due donne condividono molto di più di uno studio e il persuasivo discorso che Diane fa ad Alicia mette in atto una serie di sottili dinamiche che, se azionate, porteranno a una sanguinosa guerra civile.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Alti e bassi, delusioni generali della stagione, personaggi che vorremmo più attivi. Ma in ogni caso The Good Wife riesce ancora a difendersi bene.
Targets 7×15 | 7.88 milioni – 1.0 rating |
Hearing 7×16 | 7.26 milioni – 1.0 rating |
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Tags:
Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.