Nella scorsa recensione, avrebbe dovuto esserci un’aspetto negativo in più, rimosso poi all’ultimo momento per via di un ripensamento. In questo secondo punto negativo cancellato avremmo detto come Vikings aveva finora rilasciato episodi soddisfacenti ma anche fin troppo introduttivi, ricchi di svolte importanti ma non importantissime. Il serial vichingo avrebbe avuto bisogno di qualche svolta narrativa più concreta, giusto per ricordare agli spettatori che non sta diventando prettamente incentrato sulle conversazioni come House Of Cards. Poi abbiamo optato per la pazienza per vedere se magari le cose sarebbero cambiate e, se così non fosse stato, saremmo stati comunque in tempo per muovere le nostre critiche. È andata a finire che, senza neanche pubblicarle, Vikings ha esaudito le nostre richieste.
Nella giornata del solstizio d’inverno (Natale per i cristiani, Yule/Yol per i pagani) tutte le storyline in attivo nel telefilm di Michael Hirst confluiscono come rigagnoli in un unico torrente che ora scorre forte di tutti i suoi affluenti verso una meta comune e che cattura definitivamente – nel caso qualcuno già non si fosse interessato prima – lo spettatore alla trama generale, sopratutto con la scena che chiude “Yol”. In un episodio “a tema natalizio” (si fa per dire), dove il periodo simboleggia l’unione e l’unità, la cosa viene rimarcata ancor di più dal fatto che anche trame satelliti come quelle del Wessex diventano parte integrante dell’affresco narrativo in corso, rendendola ancor più popolata e viva di personaggi ed eventi. Da sottolineare anche come Hirst stia cercando anche di creare un percorso per Ragnar e Ecbert piuttosto speculare. Se si fa caso, negli ultimi episodi hanno vissuto eventi simili ma diversi: in “Mercy” l’apparizione di Athelstan, in questo un giorno che rende omaggio all’inverno. La direzione di questa scelta è ancora una incognita ma era il caso di sottolineare questa curiosa particolarità.
Da questa mossa, oltre a nascere esaltazione, nascono anche due cose: una osservazione e una domanda. La domanda: Hirst riuscirà a gestire questa macro-storyline come ha gestito tendenzialmente bene anche le altre quando non erano ancora un unico blocco narrativo? L’osservazione: se questa quarta stagione fosse stata ancora formata da dieci episodi, gli eventi di “Yol” sarebbero arrivati poco ma sicuro nel secondo episodio. Sembrerà forse superfluo, ma invece è estremamente interessante analizzare come il numero di puntate disponibili influisca sulla storia.
Di tutte le trame in circolo, quella che ancora funziona meno è la vita matrimoniale di Rollo e Gisla. Può forse strappare qualche sorriso la scena in cui tutta la sala del re ode imbarazzata i movimenti della ginnastica del piacere dei novelli sposini, ma tutto ciò è di magra consolazione se contrapposta alla pochezza e alla sbrigatività con cui questa relazione si è evoluta verso un esito banale e scontato in un solo poker di puntate. “Disgustorama”, direbbe il Professor Fontecedro.
Tutt’altro paio di maniche è, invece, la sequenza finale dell’episodio che vede protagonista Harald. Per qualcuno può semplicemente sembrare una scena appositamente troncata a metà per fomentare lo spettatore e assicurarsi la sua attenzione nella puntata di settimana prossima, quando invece è una intricata, brillante e silenziosa dichiarazione di guerra. Ragnar comincia proprio da questo episodio ad entrare in confidenza con la (ex) schiava Yidu, dando vita alla leggenda di John Lennon e Yoko Ono secoli prima che questi nascessero: schiava messa strategicamente al fianco del re di Kattegat da Aslaug proprio per farla diventare la sua Yoko. Che siate fan dei Beatles o meno, è rinomata la storia di come la Ono avrebbe “stregato” Lennon distraendolo dagli affari della band e contribuendo alla implosione già in atto del gruppo: la storia rischia nuovamente di ripetersi. In più, come se non bastasse, vicino al trono dello stesso Ragnar, Aslaug e Herald parlano di conquiste e detronizzazioni, intanto che l’ospite della regina intrattiene una partita coi figli ad hnefatafl (gioco da tavolo che possiamo grezzamente descrivere come una versione scandinava degli scacchi): partita che, ricordiamo, finisce con la sconfitta del re. Forse messaggi non subito comprensibili, ma che lo diventano una volta che Ragnar e Herald si mettono faccia a faccia. Il palese innalzamento di testosterone nella sala comunica come quei due non siano destinati ad andare particolarmente d’accordo. Messaggi subliminali everywhere.
Ultimo ma non ultimo, Bjorn: personaggio sul quale si deve tenere sempre un’occhio vigile. In pochissimi episodi, il primogenito di Ragnar ha fatto letteralmente passi da gigante, migliorando sempre più le sue peculiarità caratteriali e trasformandosi in un character a tutto tondo in grado di rubare letteralmente la scena a chiunque. Avrà di sicuro diminuito battute e dialoghi ma il fatto che questo sia il secondo episodio di seguito in cui gli viene affidato il compito di soddisfare la consueta sete di sangue e violenza del serial la dice lunga. In poco tempo Bjorn è diventata una scaltra e micidiale macchina da guerra intelligente ed estremante violenta. Un personaggio dal futuro così roseo e promettente non può che meritare attenzione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Mercy 4×03 | 1.89 milioni – 0.6 rating |
Yol 4×04 | 2.23 milioni – 0.7 rating |
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