Them 1×03 – Day 4TEMPO DI LETTURA 3 min

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Them 1x03 recensioneLa sensazione di essere davanti al primo episodio un po’ sottotono di Them non è sbagliato ma al tempo stesso è anche perdonabile. Nella costruzione stagionale di 10 episodi è ovviamente normale e anche (sfortunatamente) scontato incorrere in puntate un po’ più lente e preparatorie. Anche se questo non vuol dire che sia positivo averne, magari anche il cambio di sceneggiatore può avere inciso nella realizzazione della puntata essendo che la showrunner Little Marvin dopo “Day 1” e “Day 3” ha lasciato il posto a Francine Volpe.

Betty:So, fellas, I’m standing here, asking each and every one of you, who’s down to the business of getting these Negroes gone?

SON PASSATI 4 GIORNI E SONO ANCORA TUTTI VIVI…


Nei primi 3 giorni passati a Compton i vicini di casa si sono sicuramente distinti per la “calorosa” accoglienza. Vuoi per una movenza puramente economica (“Well, we’ll all be selling at a loss soon. You know what those people do to property values.“), vuoi per una mera questione di razzismo (“Got our eyes on you, King Kong.“), la reazione è stata univoca e, laddove ci fosse nel caso un po’ di accondiscendenza, questa ha lasciato presto spazio ad intransigenza.
La famiglia Emory dal canto suo continua a non essere completamente impeccabile, ed in questo caso è sempre molto apprezzabile come la scrittura porti organicamente ad una serie di situazioni che sfociano in una generale sfortuna ed in un eventuale accanimento terapeutico. Già da ora si può infatti pronosticare un futuro non radioso per gli Emory, vuoi per il razzismo dilagante, vuoi per la presenza soprannaturale che Lucky ha cominciato a sentire dalla scorsa puntata.

Sergente Bull Wheatley:We checked that bus out together, Mrs. Emory. You, me and the driver. It was empty. And then there’s your little display yesterday with your husband’s gun, and today we got a call that you went after the Denton boy with a switch. Your behavior is starting to paint a picture. Pretty soon, I may be forced to take a side. Don’t you want me to be on your side, Mrs. Emory?

… ANCHE SE C’È UN FALÒ IN GIARDINO


Girl, a colored family moved over there. They say the wife skinned the kids, the husband shrank their heads.

Come gli altri episodi, anche “Day 4” si divide in tre filoni che puntano al patriarca (Henry) ed alla matriarca (Lucky) degli Emory e, ovviamente, alla bianca popolazione di Compton capitanata da una Betty in grande spolvero. Proprio questa differenziazione enfatizza alcuni difetti nella struttura della puntata che platealmente:

  • rende Henry utile solamente come “King Kong” e come MacGuffin per la parte di Betty
  • mostra una Lucky sola ed abbandonata alle sue paure senza un qualcuno con cui potersi confidare
  • aumenta il focus su Betty e sul suo ruolo d’istigatrice nella comunità.

Invece che concedere a tutti i character di evolvere e affrontare la situazione, si predilige un approccio meno catartico, meno horror e piuttosto riempitivo nonostante musiche e regia sempre curatissime. Il risultato è che il character di Betty acquista una certa tridimensionalità che le permette di essere maggiormente “compresa” (anche se è ovviamente impossibile empatizzare con lei, sia per l’atteggiamento razzista, sia perché è il villain della serie) rispetto ad una Lucky che non interagisce con nessun personaggio, risultato semplicemente una vittima degli eventi.
Una bilanciamento migliore delle storyline avrebbe sicuramente aiutato nella riuscita dell’episodio che, banalmente, potrebbe essere racchiuso in 10-15 minuti. Almeno bisogna ammettere che il minutaggio non è un problema vista la durata abbastanza risicata dovuta alla scarsità di eventi.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Scena finale molto iconica
  • Regia e musiche sempre attentissime
  • Assenza della componente horror per la grande maggioranza dell’episodio
  • Ritmo molto più blando e tensione notevolmente scemata rispetto alle prime due puntate

 

Un episodio di stallo per fare il punto della situazione è sempre concesso a tutti, anche se in genere è la 1×02 e non la 1×03. Ora però bisogna subito ripartire per ripristinare il ritmo perduto.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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