“Between 1916 and 1970, roughly 6 million African-Americans relocated from the rural Southern United States to the Northeast, Midwest and West. Widely known as the Great Migration, many black families were drawn to California by the promise of industrial jobs and a chance to leave the Jim Crow South behind. On September 14, 1953, Henry and Livia “Lucky” Emory moved their family from Chatham County, North Carolina to Compton, California. The following occurred over 10 days in the family’s new home at 3011 Palmer Drive.”
L’incipit di Them, che compare pochi minuti dopo l’inizio della puntata, serve a contestualizzare perfettamente la trama che si andrà a dispiegare nell’arco dei dieci episodi disponibili. La Seconda Grande Migrazione menzionata precedentemente, ebbe inizio durante la seconda guerra mondiale e continuò fino al 1970. Durante questo periodo, gli afroamericani che già avevano raggiunto gli stati del nord-est, si spinsero ancora più lontano, arrivando in città come Los Angeles, Phoenix e Seattle.
Desiderosi di inseguire anche loro il cosiddetto “american dream”, queste famiglie cercavano sia nuove opportunità lavorative, ma anche di sfuggire a discriminazioni e persecuzioni di stampo razziale. Il razzismo, infatti, la fa da padrone nel nuovo show di punta di Amazon Prime Video, il cui cuore pulsante è proprio la critica sociale all’atteggiamento di paura, disprezzo ed odio nei confronti del diverso.
Un fenomeno, purtroppo, ancora molto incredibilmente radicato ed attuale.
“WHAT ARE WE GOING TO DO ABOUT THEM?”
Them, nasce dalla mente di Little Marvin, corroborato da una folta schiera di produttori, tra i quali spicca il nome della rivoluzionaria Lena Waithe. Quest’ultima ha già scritto la storia della televisione, essendo stata la prima donna afroamericana a vincere un Emmy per la sceneggiatura di una serie comedy (Master of None). Grazie al fenomeno di Jordan Peele ed ai suoi lungometraggi “Get Out” e “Us”, il razzismo, soprattutto quello endemico degli Stati Uniti d’America, è stato sbattuto sotto i riflettori del grande e piccolo schermo, per mostrare una ferita ancora aperta, sanguinolenta e difficile da cicatrizzare. Them, quindi, non è solo una storia di paura ed orrore, ma l’orrore stesso diventa veicolo per una denuncia sociale senza mezzi termini.
La famiglia Emory, protagonista della vicenda, emigra dal North Carolina alla California, in un quartiere apparentemente perfetto ed idilliaco, tanto da ricordare la visione stereotipata del sobborgo americano vista in Edward Mani di Forbice. Gli abitanti del quartiere, che sembrano usciti direttamente da una rivista di home and living, vedono nell’arrivo della famiglia afroamericana una vera e propria minaccia alla loro tranquillità, ma sopratutto, al loro status quo (anche economico). Il loro timore è, naturalmente, senza alcun fondamento, ma deriva da una profonda ignoranza ed eterofobia (termine usato tra l’altro di recente a sproposito da Salvini).
La famiglia di afroamericani rappresenta, difatti, qualcosa di diverso, inaspettato ed anomalo; qualcosa che non appartiene a quel determinato contesto e quotidianità. Per proteggere il loro piccolo giardino dell’Eden, gli abitanti sono disposti a tutto e decidono, quindi, di “attaccare”.
TENSIONE, ANSIA E JUMPSCARE
Il disprezzo di tutto il quartiere, dunque, si abbatte come un fulmine a ciel sereno sulla serenità della famiglia Emory, senza scrupoli ed attenuanti. Gli abitanti non si nascondono dietro gesti calorosi e falsi sorrisi, ma utilizzano da subito l’artiglieria pesante, con giochetti mentali ed intimidazioni, come una canzone razzista ripetuta in loop ad alto volume. Il comparto tecnico è fin da subito di alto livello, con una particolare attenzione verso i cambi di inquadratura (con dei jumpscare ben piazzati) e la fotografia. Degno di nota è il contrasto di colori tra l’esterno del quartiere e l’interno di casa Emory. Il piccolo sobborgo è luminoso, dalle tonalità fredde ma delicate, mentre l’interno dell’abitazione è buio, oscuro e claustrofobico, come a sottolineare il concetto di prigionia e persecuzione. Insomma, il regista Nelson Cragg ha fatto un ottimo lavoro.
La tensione e l’angoscia crescono minuto dopo minuto, grazie al lavoro della macchina da presa, della colonna sonora e di sequenze disturbanti, come l’esibizione di Gracie ed il suo incontro notturno. A livello di interpretazioni, a colpire è, senza dubbio, quella di Deborah Ayorinde. La sua Livia Emory è una donna combattiva che non accetta di farsi mettere i piedi in testa, ma, allo stesso tempo, un animo fragile con un oscuro passato. Proprio l’oscuro passato della famiglia con cui si apre “Day 1”, rappresenta il mistero principale dell’episodio e, anche, dell’intera stagione. In un flashback d’inizio puntata e durante uno scambio di battute tra Livia e la figlioletta, vengono alla luce alcuni dettagli disturbanti sulla vita degli Emory in North Carolina ed i dubbi su ciò che realmente sta succedendo cominciano ad emergere.
In tutto ciò la sensazione che Them abbia ben più di qualche tratto simile a Lovecraft Country, anche considerando l’elemento horror, non va sottovalutata.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Una prima puntata di altissimo livello per Them, nuova serie horror disponibile su Prime Video. Un argomento tutt’ora molto attuale (nonostante sia ambientata nel 1953), calato in un’atmosfera inquietante, disturbante ed oppressiva. Them si presenta come una serie spaventosa ed angosciante, proprio perché l’orrore è vero e reale.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.