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L’intensità narrativa di Good Omens ha portato il suo finale ad essere unicamente incentrato sul lieto fine che la storia si porta dietro. L’intero “The Very Last Day Of The Rest Of Their Lives” ha con sé l’epilogo spalmato sugli abbondanti 50 minuti di episodio. Se da un lato l’abbondanza di personaggi e di storyline (anche se tutte puntate verso un’unica direzione) obbliga l’episodio finale unicamente a tirare le somme, parte del clima “conclusivo” è dovuto anche all’intenzione da parte degli autori di comunicare al pubblico che – allo stato attuale – si tratta di una serie autoconclusiva (poi bisogna vedere l’intenzione delle varie piattaforme/emittenti/reti di voler sfruttare il nuovo marchio creato, anche trascendendo dalla base cartacea).
Indubbiamente, questa caratteristica che porta l’episodio a svolgere un’unica funzione, senza particolari scossoni, classifica l’episodio positivamente. Questo grazie soprattutto alla positività generale dello show, grazie alla qualità degli interpreti e alla quantità di guest star utili a far sbavare qualsiasi appassionato di serie tv britanniche e non solo. Da segnalare un irriconoscibile Benedict Cumberbatch nei panni di Satana.
A proposito di serie britanniche, chi mastica Doctor Who non potrà essere rimasto indifferente ad uno dei principali messaggi portati dallo show. Nel cinquantennale show inglese, soprattutto nel periodo del Decimo Dottore interpretato da David Tennant (coincidenze?), il Time Lord fa spesso riferimento a come un piccolo pianeta come la Terra ha al suo interno abitanti che con la loro forza di volontà e spirito di iniziativa riescono ad essere più forti di forze maggiori (popolazioni aliene attrezzatissime, Time Lords, ecc. – basti vedere cosa accade con Donna, con Martha o con Rose).
Non si tratta di alieni in Good Omens, bensì di creature sovrannaturali e bibliche. Il figlio di Satana riesce a contrastare il suo ancestrale destino grazie ad un’infanzia normale, al potere di un’infanzia sana e grazie alla sincerità dei suoi amici. La capacità di Adam di far sparire un reattore nucleare, far comparire Atlantide o gli alieni è riconducibile sì al suo potere demoniaco, ma si può leggere ciò anche con l’ormai classico potere dell’immaginazione infantile. Esattamente come avviene con la risoluzione finale, quando basta ad Adam non riconoscere il suo vero padre (Satana) per annullare tutti i disastrosi effetti dell’imminente Armageddon.
Trionfa quindi un mix tra buonismo e buoni sentimenti dal sapore quasi fiabesco. Non solo per il lieto fine, ma anche per il trionfo dell’amicizia tra Azraphel e Crowley. Efficace per metà stagione il conflittuale buon rapporto tra i due, forse eccessivamente tendente alla bromance nel finale. Tale cambio di marcia è senz’altro mitigato dall’estrema efficacia dei due interpreti. David Tennant e Michael Sheen dimostrano un’alchimia invidiabile oltre che doti recitative e di immedesimazione sui loro personaggi che non sono certo una scoperta.
A testimonianza che “The Very Last Day Of The Rest Of Their Lives” è una puntata “di servizio”, è la quantità di minutaggio dedicata a chiudere le storlyline dei personaggi secondari. Da Shadwell a Pulsifer e Anatema, fino agli amici di Adam: vedere ogni volta un’apparente chiusura di episodio è la testimonianza dell’enorme ricchezza di particolari che i precedenti cinque episodi hanno regalato. Rispetto a tanti brodi allungati che si fa fatica ancora a chiamare serie tv, Good Omens dà una lezione in fatto di concretezza e di capacità di trasporre un romanzo senza l’esigenza di renderlo una gallina dalle uova d’oro. Se il sesto episodio può sembrare, quindi, “dispersivo” nella distribuzione delle varie conclusioni, ciò è dovuto alla buona gestione nei cinque episodi precedenti di un ampio parco personaggi.
A parte il deus ex machina di Adam, l’altro vero scossone dell’episodio è il processo che i due protagonisti subiscono (da cui il flashforward ad inizio episodio). Indubbiamente, il colpo di scena dello scambio di corpi dà vita a scene altamente apprezzabili dal punto di vista della spettacolarità e della buona recitazione di Tennant e Sheen (quasi esercizio di stile nell’interpretare uno il personaggio dell’altro, seppur per poco). Non si può certo parlare di un colpo di scena per cui rimanere senza fiato, ma è un ottimo colpo di coda di questo buonissimo lieto fine.
Indubbiamente, questa caratteristica che porta l’episodio a svolgere un’unica funzione, senza particolari scossoni, classifica l’episodio positivamente. Questo grazie soprattutto alla positività generale dello show, grazie alla qualità degli interpreti e alla quantità di guest star utili a far sbavare qualsiasi appassionato di serie tv britanniche e non solo. Da segnalare un irriconoscibile Benedict Cumberbatch nei panni di Satana.
A proposito di serie britanniche, chi mastica Doctor Who non potrà essere rimasto indifferente ad uno dei principali messaggi portati dallo show. Nel cinquantennale show inglese, soprattutto nel periodo del Decimo Dottore interpretato da David Tennant (coincidenze?), il Time Lord fa spesso riferimento a come un piccolo pianeta come la Terra ha al suo interno abitanti che con la loro forza di volontà e spirito di iniziativa riescono ad essere più forti di forze maggiori (popolazioni aliene attrezzatissime, Time Lords, ecc. – basti vedere cosa accade con Donna, con Martha o con Rose).
Non si tratta di alieni in Good Omens, bensì di creature sovrannaturali e bibliche. Il figlio di Satana riesce a contrastare il suo ancestrale destino grazie ad un’infanzia normale, al potere di un’infanzia sana e grazie alla sincerità dei suoi amici. La capacità di Adam di far sparire un reattore nucleare, far comparire Atlantide o gli alieni è riconducibile sì al suo potere demoniaco, ma si può leggere ciò anche con l’ormai classico potere dell’immaginazione infantile. Esattamente come avviene con la risoluzione finale, quando basta ad Adam non riconoscere il suo vero padre (Satana) per annullare tutti i disastrosi effetti dell’imminente Armageddon.
Trionfa quindi un mix tra buonismo e buoni sentimenti dal sapore quasi fiabesco. Non solo per il lieto fine, ma anche per il trionfo dell’amicizia tra Azraphel e Crowley. Efficace per metà stagione il conflittuale buon rapporto tra i due, forse eccessivamente tendente alla bromance nel finale. Tale cambio di marcia è senz’altro mitigato dall’estrema efficacia dei due interpreti. David Tennant e Michael Sheen dimostrano un’alchimia invidiabile oltre che doti recitative e di immedesimazione sui loro personaggi che non sono certo una scoperta.
A testimonianza che “The Very Last Day Of The Rest Of Their Lives” è una puntata “di servizio”, è la quantità di minutaggio dedicata a chiudere le storlyline dei personaggi secondari. Da Shadwell a Pulsifer e Anatema, fino agli amici di Adam: vedere ogni volta un’apparente chiusura di episodio è la testimonianza dell’enorme ricchezza di particolari che i precedenti cinque episodi hanno regalato. Rispetto a tanti brodi allungati che si fa fatica ancora a chiamare serie tv, Good Omens dà una lezione in fatto di concretezza e di capacità di trasporre un romanzo senza l’esigenza di renderlo una gallina dalle uova d’oro. Se il sesto episodio può sembrare, quindi, “dispersivo” nella distribuzione delle varie conclusioni, ciò è dovuto alla buona gestione nei cinque episodi precedenti di un ampio parco personaggi.
A parte il deus ex machina di Adam, l’altro vero scossone dell’episodio è il processo che i due protagonisti subiscono (da cui il flashforward ad inizio episodio). Indubbiamente, il colpo di scena dello scambio di corpi dà vita a scene altamente apprezzabili dal punto di vista della spettacolarità e della buona recitazione di Tennant e Sheen (quasi esercizio di stile nell’interpretare uno il personaggio dell’altro, seppur per poco). Non si può certo parlare di un colpo di scena per cui rimanere senza fiato, ma è un ottimo colpo di coda di questo buonissimo lieto fine.
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Conclusione sfumata di una miniserie sicuramente da consigliare e in caso rivedere. Sperando non si voglia spremere l’opera di Neil Gaiman con improbabili seguiti.
The Doomsday Option 1×05 | ND milioni – ND rating |
The Very Last Day Of The Rest Of Their Lives 1×06 | ND milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.