L’omaggio alla celebre scena del film in metropolitana apre il secondo episodio della nuova serie Amazon Prime: già dai primi minuti è, pertanto, inevitabile il paragone con la trasposizione cinematografica che ha fatto di Noi, I Ragazzi dello Zoo di Berlino un vero e proprio cult.
Babette: “Grazie, per questa serata.”
Stella: “Pensavo per averti salvato la vita.”
Babette: “Per quello forse un giorno ti perdonerò.”
WE CAN BE HEROES, JUST FOR ONE DAY
La serie chiarisce fin da subito l’intento di voler narrare le vite e i disagi di tutti i personaggi della storia. Apprezzabile in questo senso che, il lavoro di scrittura, non sia dedicato al solo personaggio di Christiane, la quale in questo modo oltre ad essere protagonista della serie diventa parte di un gruppo.
Tuttavia la piega troppo adolescenziale che potrebbe prendere la serie rischierebbe di svilire la storia e veicolare una realtà distorta dei fatti: se è vero che il rapporto tra Stella, Christiane e Babsi si instaura sulla solidarietà e sulla condivisa sofferenza per i propri problemi familiari, non bisogna dimenticare che esso si fortifica e si trascinerà solo in ragione della droga.
Il rischio è quello di rendere empatici dei personaggi che in realtà, di per sé, sono (lo saranno) apatici, totalmente assuefatti dall’eroina e non certo in grado di costruire rapporti di amicizia sinceri e leali.
Christiane: “Che Natale di merda eh?”
L’episodio, nel narrare il disastroso Natale di tutti i personaggi, li riunisce tutti insieme in una serie di scene in cui, la giovinezza, la libertà e la sensazione di onnipotenza dominano i ragazzi che, alla fine dei conti, sembrano passare una bella serata insieme. L’eroina non è ancora entrata in gioco (perlomeno, non tra le ragazze) e il gruppo sembra già coeso, quasi come se l’amicizia possa vincere sopra i problemi di ognuno.
Anche in questo caso vi è un travisamento dei fatti: in questo gioco distorto, la serie sembra quasi arrivare a legittimare l’uso della droga, dipingendo i protagonisti come ragazzi, infondo, intelligenti e assennati, perseguitati dal mondo dei grandi, totalmente incapace di capirli. Pare chiaro come tutto ciò rischia di veicolare un messaggio sbagliato, giustificando le scelte, che di lì a poco, faranno Christiane e i suoi amici.
PARAGONE CON IL LIBRO: QUANDO E’ UTILE FARLO
La rivisitazione di alcuni fatti rispetto all’opera cartacea non può mai considerarsi un difetto, quando la scelta stilistica è coerente e non toglie nulla al racconto.
In questo caso, però, siamo di fronte a una scelta di dubbia utilità. La storia familiare di Christiane è infatti totalmente riscritta: nel libro la ragazza spende molte pagine per descrivere gli abusi violenti del padre su di lei, sulla madre e sulla sorellina più piccola (qui totalmente assente, ma elemento importante nella storia). Sarà poi la decisione della madre di ribellarsi alla podestà del marito a mandare in frantumi la famiglia e la psicologia della ragazza. La donna infatti si trasferirà con le figlie in un nuovo appartamento, ma la sorella minore sceglierà ben presto di andare, nonostante tutto, a vivere con il padre: questo evento è descritto nel libro dalla protagonista come devastante. L’abbandono della sorella e l’inizio di una nuova vita con la madre e il nuovo compagno di quest’ultima (in aggiunta ai pregressi abusi subiti da parte del padre) cominciano a segnare la debole personalità di Christiane, che non riuscirà mai più a vedere la sorella e a ricostruire un rapporto con la madre.
Altro elemento fondamentale del libro e totalmente assente nella serie è la narrazione del degrado sociale e del disagio in cui si sviluppa l’adolescenza di Christiane. La protagonista descrive con grande minuzia la povertà della periferia berlinese degli anni ’70 e la durezza della vita per gli adolescenti, totalmente abbandonati a sé stessi dalla scuola e dalla comunità (basti pensare che Christiane ha il primo incontro con le droghe nell’oratorio della zona, di cui diventerà, per ovvie ragioni, frequentatrice assidua). Nella serie questa rappresentazione cruda della realtà sembra essersi persa, a favore di un quadro meno rude e tetro, più vicino forse ai nostri anni che non a quelli di Christiane F.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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A un primo sguardo la serie non sembra aver imboccato la strada giusta per una storia che necessita di verità e durezza per essere raccontata. Nell’attesa degli episodi successivi, sufficienza striminzita.
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.