/

Priscilla

Un interessante spaccato sulla vita di Priscilla Beaulieu, il volto alle spalle di un'ingombrante figura come quella di Elvis.

()
L’adolescente Priscilla Beaulieu incontra Elvis Presley, ma l’uomo che è già una fulminea superstar del rock and roll, diventa qualcuno del tutto inaspettato nei momenti privati. Migliori amici, vulnerabili alleati nella solitudine.

Priscilla è la pellicola di Sofia Coppola presentata alla Mostra del Cinema di Venezia a settembre di quest’anno. Si tratta di un adattamento delle memorie, scritte nel 1985, da parte di Priscilla Presley. Un film che arriva a meno di un anno di distanza dal rilascio di Elvis di Baz Luhrmann (con Tom Hanks e Austin Butler), dove l’oggetto narrativo era il profondo legame tra Elvis e il suo manager Tom Parker.
È un film dal taglio molto diverso quello di Sofia Coppola: più intimo, con molto più dramma, meno votato alla musica, preferendo i personaggi e le loro storie private. Sono state sollevate alcune polemiche attorno all’uscita del film, principalmente votate a sottolineare come il tutto sia solo un tentativo da parte di Priscilla di sfruttare commercialmente la figura del defunto ex marito e rocker.
Accantonati questi soliti discorsi che accompagnano più o meno qualsiasi biopic venga pubblicato, Priscilla resta una finestra sulla vita privata di una coppia diventata celebre in pochissimo per l’inusuale storia ma soprattutto per la grandezza del nome di Elvis, sempre più sulla cresta dell’onda negli USA. Lo spettatore si affaccia su questa finestra carpendo fugaci attimi d’amore e passione, ma soprattutto controversie riguardo un rapporto fatto di controllo, segretezza, totale castità pre matrimoniale e modi di comportarsi ambigui. Coppola dimostra di essere tornata in grande spolvero e Cailee Spaeny è ottima nell’interpretazione, seppur in molte sequenze è apparsa eccessivamente “piatta”, priva di emozioni, un piccolo neo nella storia di emancipazione del personaggio.
Vivere accanto ad una stella come Elvis, con tutta la fama e le problematiche del caso, non è il vero focus centrale: paparazzi, ammirazione dei fan, tresche clandestine sono tematiche che all’interno del film vengono toccate soltanto di riflesso e portate allo scoperto in dialoghi riguardanti altro. Il vero fulcro è l’atteggiamento della star verso la moglie, come Priscilla veniva trattata (o ignorata) e le difficoltà nel coltivare un sentimento, l’amore, che sembra essere un collante fin troppo debole per poter resistere.

Priscilla: “Was there something you’re hiding?”
Elvis: “I don’t have a goddamn thing to hide! You’re just being too goddamn aggressive and demanding!”

Il film racconta, come detto, della storia d’amore tra Elvis e Priscilla Beaulieu partendo dalle origini. Ossia quando nel 1959 i due si incontrano in Bad Nauheim, Germania: Priscilla (14enne) è lì perché il padre lavora all’interno della base US stazionata in quel paese; Elvis (24enne) è invece lì per il servizio militare obbligatorio. La scintilla scocca fin da subito nonostante la reticenza dei genitori di lei sulla loro frequentazione: il gap anagrafico e la celebrità di lui sono dei motivi che spingono i coniugi Beaulieu a tentare di allontanare Priscilla da Elvis. Con il ritorno negli USA al termine del servizio militare, Elvis e Priscilla perdono i contatti, salvo poi recuperarli nel 1962 quando il cantante chiede alla ragazza (e ai suoi genitori) di andare a vivere con lui a Graceland, Memphis.
Da questo momento in poi il legame tra i due diventerà più viscerale tramutandosi sotto certi aspetti in una sorta di devozione dove Priscilla finirà per annullarsi quasi totalmente per compiacere i desideri dell’amato.
L’apertura del film richiama i marchi tipici di Coppola: smalto, trucco, preparazione accurata dell’acconciatura, lunghe ciglia finte e poi lo stacco con l’inizio dal principio. Coppola costruisce sotto gli occhi dello spettatore la figura che nell’immaginario collettivo era rappresentato da Priscilla Presley, mostrandone l’esterno e la scorza, salvo poi staccarsi e gettarsi nell’analisi dell’animo della giovane ragazza che, ammaliata dal cantante del momento, si lascia soggiogare.

You can’t play without winning.

Un facile pensiero, volendo essere carichi di pregiudizi, sarebbe legato alla narrativa femminista moderna che tenta di ridipingere figure del passato come “mostri”. Ecco, questa flebile critica (se così si può definire) è facilmente decostruita richiamando l’opera da cui il film è adattato, ossia il memoir di Priscilla intitolato Elvis And Me, pubblicato nel 1985. Millenovecentottantacinque, meglio metterlo per iscritto per sottolineare come il film non si pieghi ad una moda del momento, bensì cerchi di dare spazio e voce ad una persona che nel suo periodo storico rappresentava la semplice ombra, compagna, moglie di Elvis. Un’etichetta che la rappresentava e svuotava di qualsiasi possibilità di dire la propria opinione. Anche il semplice modo di vestire o l’acconciatura è un qualcosa su cui Elvis stesso ha messo mano, dando l’imprinting a Priscilla affinché accettasse il cofano di capelli laccati. Coppola si prodiga nel mostrare la sottile linea di demarcazione tra silenziosa accettazione e libero arbitrio, mostrando come la donna lo accogliesse di buon grado nonostante il modo di imporsi di Elvis sarebbe in altre situazioni etichettato come “tossico”.
E a conti fatti il rapporto lo è, nonostante il sentimento tra i due sia tangibile e reale. Di Priscilla si è già scritto: la ragazza ama Elvis e lo dimostra a più riprese; più complicato analizzare il sentimento che smuove invece il cantante. L’Elvis di Jacob Elordi è umorale, dettato nelle azioni dalle influenze di Vernon (padre) e Tom Parker (manager), utilizzatore seriale di anfetamine, tranquillanti e medicine tanto da ridursi a svegliarsi a pomeriggio inoltrato come modus operandi.
Nel racconto, trattandosi del memoir di Priscilla, c’è da tenere in considerazione un certo lassismo rispetto ad alcune parti della storia oltre che riguardo a determinati argomenti. O superficialità nella trattazione di alcuni aspetti. Ma questo si tratta di un argomento extra cinema che non compete né Coppola, né RecenSerie.

How about how I feel?


Priscilla è un interessante spaccato sulla vita di Priscilla Beaulieu, il volto alle spalle di un’ingombrante figura come quella di Elvis. Sull’accuratezza della storia e sull’esasperazione si può discutere, ma ciò che rimane è un buon film che mostra la delicatezza di Cailee Spaeny approdata in un modo più grande di lei.
Il subentro della gravidanza, a ridosso del matrimonio, sembra minare definitivamente un precario equilibrio di coppia che la donna si è ritagliato accondiscendendo a tutto quanto le venga chiesto. Innegabile la somiglianza con opere più vecchie di Coppola, in primis Marie Antoinette: qui c’è differenza di intenti visto che non è costretta ad essere la “regina”, bensì vive il proprio sogno. La sua prigione è comunque il mito, la grandezza dell’uomo a cui vive accanto.
Per la colonna sonora non è stato possibile utilizzare brani di Elvis dopo che i detentori dei diritti hanno respinto la domanda di permesso. A livello di fotografia, ma anche di trucco e parrucco c’è ben poco da aggiungere.
Complice una recitazione in certe parti un po’ piatta e un percorso di crescita personale da parte di Priscilla che non coinvolge forse come dovrebbe, la pellicola non guadagna il nostro tanto agognato Bless. Pur restando un film che sicuramente comparirà ai prossimi Oscar (sperando di non portar male alla Coppola con questa frase ndr) e che merita una visione da parte del pubblico tutto.

 

TITOLO ORIGINALE: Priscilla
REGIA: Sofia Coppola
SCENEGGIATURA: Sofia Coppola; basato su Elvis and Me di Priscilla Presley, Sandra Harmon
INTERPRETI: Cailee Spaeny, Jacob Elordi, Ari Cohen, Dagmara Domińczyk
DISTRIBUZIONE: A24
DURATA: 113′
ORIGINE: USA, 2023
DATA DI USCITA: 04/09/2023, Mostra del Cinema di Venezia

Quanto ti è piaciuta la puntata?

Nessun voto per ora

Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

Precedente

Alexander Skarsgard e Jon Hamm protagonisti di nuove serie originali per Apple TV+

Prossima

What We Do In The Shadows termina con la 6° stagione

error: Nice try :) Abbiamo disabilitato il tasto destro e la copiatura per proteggere il frutto del nostro duro lavoro.