Inside No. 9 7×02 – Mr KingTEMPO DI LETTURA 4 min

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Recensione Inside No.9 7x02Dopo una premiere che ha preferito puntare sul dramma piuttosto che sulla componente orrorifica tanto cara ai due creatori di Inside No. 9, ecco che lo show torna in quella che sicuramente può essere definita la sua comfort zone sfornando questo Mr. King, un po’ The Wicker Man, un po’ Midsommar, ma con la solita spruzzatina di black humour che tanto piace a Shearsmith e Pemberton.

FOR OUR FUTURES TO REMAIN LOCAL


L’idea di una classe di “locals“, all’interno della quale antichi metodi e tradizioni sono duri a morire, di certo farà suonare un campanello per tutti i fan del celebre The League Of Gentlemen, comedy horror (estremamente) british e sempre creatura del duo Pemberton/Shearsmith più Mark Gatiss (Dr. Who e Sherlock, ma anche Callum nella prima puntata della stagione). Dopo otto anni e 39 episodi (più un webisode), comunque, non si può certo accusare il duo di mancanza di idee, tutt’altro. E anzi, il ritorno al grottesco e alla generica inquietudine non può che fare tutti i fan della serie felici.
“Mr King” apre le danze con l’immagine rassicurante di un campo di grano appena scosso dal tiepido vento primaverile e un’aula – naturalmente la numero 9 – decorata con colorate ed affascinanti opere d’arte a tema natura che diventano molto più inquietanti ad una seconda visione dell’episodio. Reece Shearsmith viene presentato al pubblico come il nuovo insegnante, Mr. Curtis, arrivato da chissà dove per insegnare in questa remota comunità insulare gallese praticamente rimasta inviolata rispetto al mondo moderno; mentre Steve Pemberton è il classico (finto) uomo pasticcione e gioviale, Mr. Edwards, che con la sua goffaggine e la sua poca dimestichezza con la moderna tecnologia viene subito incasellato nella categoria “innocuo pagliaccio”. Salvo poi, ovviamente (almeno per i fan di lunga data dello show), rivelarsi molto meno inoffensivo di quanto gli autori volessero far credere al pubblico nelle battute iniziali dell’episodio. Medesima sorte capitata anche alla Winnie di Annette Badland – in maniera un pochino più inaspettata rispetto al personaggio di Pemberton – altro personaggio inizialmente dipinto come innocuo e sempliciotto, e rivelatasi invece una vera e propria sacerdotessa del male.

IL TENERO RITUALE DELLA TRIPLE DEATH IN DA FACE


Inizialmente, è Curtis ad essere dipinto come la potenziale minaccia a questo idillio rurale. Le sue esplosioni di rabbia improvvise e i ritmi di vita più pacati consigliati dal medico suggeriscono una sorta di malevolenza nascosta, pronta a travolgere gli apparentemente innocenti abitanti dell’isola. Superata la mezz’ora, però, il personaggio di Shearsmith passa da minaccia ad eroe, affrontando in prima persona quello che lui crede sia un generale insabbiamento di abusi sui minori, e infine, da eroe a vittima sacrificale.
Non che gli alunni della classe numero 9 la vedano come tale, ovviamente. Il ruolo di Corn King (ancora, molto simile alla May Queen di Midsommar) nella festa del raccolto è chiaramente una posizione d’onore. Essere la vittima sacrificale, con il relativo onore di ritornare al grembo materno della dea primordiale della Terra per rinvigorire il suolo e renderlo fertile per il prossimo raccolto, è il privilegio più grande. Basti guardare i loro volti sorridenti.
Certo, il fatto che per portare a termine questa missione si debba passare per il rituale della triple death (affogato, strangolato e smembrato), forse rende il rituale meno affascinante per il povero Mr. Curtis, ma l’effetto finale, soprattutto mentre Mr. Edward, seduto accanto all’inerme professore, comincia a parlare ai suoi alunni con un bel sorriso compiaciuto delle oramai secolari tradizioni della loro gente, è decisamente da applausi.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ribaltamento di fronte in merito alla percezione iniziale dei personaggi
  • La donna delle pulizie di Annette Badland
  • La scena delle foto al pene
  • Tutta la sequenza finale della recita sul riscaldamento globale
  • Per i fan della serie il finale non è stato poi così sorprendente, ma questo comunque non invalida in alcun modo il giudizio globale dell’episodio

 

Dopo un avvio stagionale maggiormente focalizzato sull’aspetto prettamente drammatico, Shearsmith e Pemberton tornano a dedicarsi al genere a loro più congeniale, l’horror, confermando per l’ennesima volta le loro incredibili capacità di storytelling e di coinvolgimento spettatoriale che hanno reso, negli ultimi otto anni, Inside No. 9 uno di quei piccoli gioielli nascosti all’interno del panorama televisivo internazionale e che, sebbene meriterebbe una platea ben più ampia a cui rivolgersi, forse è meglio rimanga nella sua nicchia così da evitare di snaturare un prodotto che ha sempre mostrato un’identità forte e scevra da ogni logica di mercato o meccanismo volto a prediligere ciò che è di tendenza rispetto a ciò che è effettivamente portatore di innovazione e qualità.

 

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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