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Ozark 4×10 – You’re The BossTEMPO DI LETTURA 3 min

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Ozark 4x10 recensioneOzark prosegue nella sua marcia verso il finale di serie con un altro episodio sicuramente di qualità, ma che non convince totalmente.
Mentre Ruth e Wendy sono ai ferri corti, come al solito d’altronde, Marty deve destreggiarsi nel nuovo ruolo all’interno del cartello, con tutto quello che ne consegue e non è poco.

BEN


“You tell her I’m sorry. And you tell her I forgive her”

Nonostante Ben sia morto molte puntate fa, il personaggio interpretato da Tom Pelphrey è più presente che mai all’interno della storia e lo dimostra la splendida cold opening: per la prima volta si assiste alla scena in cui il fratello di Wendy viene ucciso, un momento breve ma di forte impatto emotivo che da solo varrebbe la visione della puntata.
Sempre a Ben è collegata inoltre la storyline dedicata al padre che, senza troppi giri di parole, è veramente pessima, ridondante e ben poco aggiunge, all’interno della storia, una soluzione narrativa poco entusiasmante.
Dello stesso tenore, di nuovo tutto gira intorno a Ben, il discutibile utilizzo di Mel Sattem, assunto dal signor Davis per indagare sulla scomparsa del figlio: dalla sua entrata in scena il character non ha mai convinto a pieno, nonostante sulla carta sia un personaggio molto interessante e con tutte le qualità necessarie per scombinare i piani dei Byrde, resta da capire se e quanto riuscirà a farlo.

IL N. 2 DEL CARTELLO


Con la morte di Javi (rimane un passaggio molto discutibile della serie per come è avvenuta e come è stata gestita) Omar torna alla guida del Cartello, esigenza narrativa che si comprende facilmente visto anche il ruolo dei Byrde e l’accordo con l’FBI sempre sullo sfondo.
Sicuramente il nuovo ruolo di Marty, temporaneamente n. 2 del Cartello e forse anche qualcosa di più vista la situazione di Navarro, è molto affascinante da vedere, ma il modo in cui ci si è arrivati non convince molto.
Convince eccome invece la leadership di Marty che in breve tempo va ben oltre la consueta revisione contabile, facendo torturare e uccidere un uomo e accettando a pieno le conseguenze del suo ruolo di comando, anche se sembra abbastanza ovvio che in realtà sia stata la sorella a ordinare l’omicidio di Navarro, ma questa per ora rimane una teoria.
La decisione presa, sulla falsariga di Wendy che ordinò l’uccisione del padre di Ruth ai sicari del cartello, rappresenta un punto di non ritorno per il character di Jason Bateman destinato a pesare su un personaggio già sfinito a livello emotivo.
Nel frattempo a Ozark continua  lo scontro tra Ruth e Wendy, sempre interessante bisogna ammettere, in grado di coinvolgere anche diversi personaggi secondari e sottotrame destinate a incrociarsi, per due character che si detestano e non riescono a convivere pacificamente.
Da sottolineare invece l’eccessivo minutaggio, ben sessanta minuti, che appesantisce parzialmente la narrazione, anche se la puntata in sé ha un buon ritmo narrativo che rende godibile la visione allo spettatore.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La splendida open cold dedicata alla morte di Ben
  • Marty n. 2 del Cartello e le conseguenze del suo nuovo ruolo…
  • Lo scontro tra Ruth e Wendy è sempre interessante
  • Buon ritmo narrativo..
 

  • La storyline dedicata al padre di Wendy è veramente pessima
  • …ma come ci si è arrivati è discutibile
  • Mel Sattem non sfruttato a dovere
  • …ma il minutaggio  è eccessivo

 

Un buon episodio ma che non convince a pieno, mostrando diversi difetti e soluzioni narrative discutibili, come il precedente. Il minutaggio di 60 minuti certo non aiuta, anche se il nuovo ruolo di Marty e le diatribe tra Ruth e Wendy tengono viva l’attenzione della spettatore. Questa seconda metà dell’ultima stagione di Ozark, serie che rimane tra le migliori di Netflix senza alcun dubbio, per ora sembra deludere le grandi aspettative riposte dagli spettatori. La puntata ottiene una sufficienza abbondante, ma è lecito aspettarsi molto di più dallo show.

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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