È arrivata su Amazon Prime Video la prima risposta concreta allo strapotere della serie Yellowstone di Taylor Sheridan. Scritta, creata e orodotta dal neofita Brian Watkins alla sua prima esperienza, la serie consta di una prima stagione di 8 episodi, rilasciati con la modalità di 2 episodi a settimana.
Va segnalato, inoltre, che tra i produttori esecutivi c’è anche un certo Brad Pitt visto che la sua Plan B Entertainment è una delle case produttrici insieme ovviamente agli Amazon Studios.
IL VUOTO A FORMA DI BUCO
È innegabile che vada subito detto che questa serie mostra un debito evidente con la serie Yellowstone. Per l’ambientazione simile e anche nel porre al centro della narrazione una famiglia, in questo caso gli Abbott, anch’essi mandriani da diverse generazioni. Di per sé questo non gioca a suo favore perché limita l’attenzione dello spettatore che si avvicina a questo prodotto pensando sì di trovare qualcosa di simile a Yellowstone ma allo stesso tempo non la copia carbone.
Ed infatti la serie mostra già la sua volontà di discostarsi subito introducendo una tematica prima metafisica/mitologica, poi direttamente più fantastica: nel terreno degli Abbott, il capofamiglia scopre un buco senza fondo nel quale le cose sembrano semplicemente scomparire.
LASSÙ NEL WYOMING CHE STA SUCCEDENDO?
La piega narrativa scelta è quindi un po’ diversa da quello che ci si aspetta, andando a mischiare gli intrighi familiari di Yellowstone con qualcosa che ricorda The X-Files e Twin Peaks. Forse anche qualcosa di Stephen King. Il buco nel terreno apre la possibilità a svolte di trama inaspettate anche già dal primo episodio e viene esemplificata molto bene negli ultimi minuti di “The Land”.
A questo si aggiunge l’arrivo della poetessa hippie Autumn con la quale il patriarca Royal instaura già un strano rapporto di confidenze. Inoltre, come in ogni buona famiglia seriale, gli Abbott devono ancora elaborare lutti e sentimenti legati alla scomparsa della nuora di Royal, di cui si sono perse le tracce da mesi e data ormai per morta che lascia una figlia e soprattutto un marito, Perry, che ancora non sembra farsene una ragione. Tanto da reagire eccessivamente ad una provocazione uccidendo il figlio dei vicini, la famiglia rivale dei Tillerson, aprendo allo stesso tempo la trama mistery e crime della serie.
NÈ CARNE, NÈ PESCE
Il giudizio che se ne può trarre dal primo episodio è una sostanziale… sospensione del stesso. Non succede molto in termini di trama ma il tutto viene condito da un sottotesto filosofico neanche troppo criptico. Il mito di Crono viene ripreso per spiegare il buco nel terreno ma sicuramente verrà declinato in altri aspetti della trama. Se nelle opere di Sheridan sono i personaggi a recitare frasi o battute che vogliono illustrare aspetti dell’esistenza quasi assoluti in chiave filosofica, qui c’è la voce narrante delle stesso Royal. Il problema sta nel fatto che queste frasi, prese nel momento in cui vengono dette, non hanno un corrispettivo emozionale a cui collegarsi. Risultano pertanto solo elementi a supporto della trama, senza alcun effetto nel coinvolgimento.
L’impressione è che si voglia dare tante suggestioni diverse insieme ad un senso di generale mistero che rischia di risolversi in un’accozzaglia di cose per cui si perde facilmente l’interesse. Un po’ come accaduto in passato per altre serie.
Il comparto attoriale è mediamente buono, il tutto capeggiato da Josh Brolin e Lily Taylor su tutti. La regia, e in generale, il comparto tecnico fa un lavoro discreto senza nulla di particolarmente rilevante (forse con qualche guizzo nella parte musicale).
I MISTERI SI INFITTISCONO, FORSE TROPPI TUTTI INSIEME?
Nel secondo episodio, le cose cominciano lentamente a migliorare. Viene dato maggior spazio alle caratterizzazioni dei personaggi e c’è un notevole plot twist sul finale. Questo vale per Royal e Autumn, alle prese con le conseguenze di quanto successo nel primo episodio ma anche per la piccola Amy. Rimane ancora la sensazione che ci siano molti temi potenziali che la serie potrebbe voler affrontare.
Se da un lato sembra essere importante la definizione della proprietà del pascolo ovest tra le due famiglie, con annessa trama giuridica, dall’altro lato nella seconda parte dell’episodio viene introdotta (o, meglio, definita) la trama legata al tempo e al rapporto che c’è con alcuni personaggi.
Se in “The Void” è stato detto che Royal era stato adottato dalla famiglia della moglie, nel secondo si scopre come manchi proprio la memoria di quel periodo ed anche Autumn stia soffrendo di un problema simile. In questo nuovo confronto tra i due, carico di tensione, si viene a conoscenza (forse?) della natura del buco: un varco temporale (dimensionale?) della realtà, che aggiunge altre suggestioni e potenziali spunti narrativi soltanto che al momento sembra solo generare un po’ di confusione.
I punti domanda non mancano:
- quale tipo di storia si vuole raccontare?
- è qualcosa legato ai sensi di colpa (la rabbia di Royal), ai ricordi (Royal e Autumn), al rapporto col passato e alla sua eredità (la faida tra le due famiglie) o alla sorta di misticismo perduto legato alla necessità di credere in qualcosa di sensato?
- qual è la natura del buco nel terreno?
- come si possono giustificare i diversi salti temporali e l’impatto tra futuro e passato?
Come detto, c’è tanta carne al fuoco ma con solo altri 6 episodi sembra che si sia ancora in fase di apertura di nuove trame ma senza percorrerne concretamente alcuna.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Giudizio sospeso perché troppo presto per dire se merita o meno una visione. Chi scrive è anche troppo condizionato dalla “narrazione Yellowstone” che, coi suoi pregi e difetti, risulta un’inevitabile metro di paragone nel narrare una storia dove tempo, natura ed esseri umani si scontrano nella loro eterna battaglia.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
4
Nessun voto per ora
Tags:
Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.