Mentre continuano a rincorrersi le voci che lasciano aperta più di una speranza per la terza stagione di Big Little Lies, il suo produttore David E. Kelley non si tiene di certo alla larga dal genere crime-thriller.
La novità del mese di giugno per Apple TV+ prende infatti il nome di Presumed Innocent, un legal thriller che ha tutte le caratteristiche tipiche di prodotti del genere targati Kelley, tra le cui ultime produzioni in tal senso vanta titoli come The Undoing, Anatomy Of A Scandal, Love & Death.
Dopo un inizio abbastanza introduttivo in “Bases Loaded“, Presumed Innocent porta subito lo spettatore al passo successivo, spianando la strada sia al fattore thriller che a quello legal.
IL THRILLER CHE NON STANCA
Il secondo episodio, rilasciato dal servizio streaming in contemporanea al primo, riprende esattamente dal dove si era concluso il pilot. A questo punto, Presumed Innocent dà il via ad una serie di colpi di scena scontati, ma non in senso negativo. La serie, infatti, ripropone tutti quegli elementi tipici di situazioni del genere, con gravidanze inaspettate che diventano immediati moventi e messaggi minatori apparsi da chissà dove. Una ripetizione stanchevole quindi? Assolutamente no. La peculiarità dei thriller sta proprio nel loro sapersi reinventare a seconda della propria storia o dei propri personaggi, pur utilizzando sempre gli stessi elementi.
Questo secondo episodio, vanta poi anche un minutaggio più ridotto rispetto al pilot, oltre ad aumentare sin da subito la verve narrativa. Laddove la scorsa puntata presentava situazioni e personaggi, adesso parte il vero svolgimento della storia e lo spettatore si ritrova, in maniera quasi frenetica, a seguire la parabola discendente di Rusty Sabich.
Questa però, è soltanto una parte della storia che vede parallelamente svilupparsene un’altra. Il personaggio interpretato da Jake Gyllenhaal, infatti, se da un lato si adegua alle accuse, dall’altro cerca una strada alternativa, portando aventi un vecchio caso. Tutti elementi crime che ben si prestano a rendere più intrigante l’intero quadro finora delineato.
FATTORE EMOTIVO
Oltre ad un passo in avanti importante nelle dinamiche della storia, il secondo episodio vanta anche un aumento del fattore emotivo. Un qualcosa favorito soprattutto dal coinvolgimento maggiore della famiglia Sabich. La moglie di Rusty, Barbara (interpretata da Ruth Negga), assume infatti un ruolo emozionale maggiore mentre la tranquilla vita della sua famiglia viene devastata. La delusione e il dolore di Barbara vengono accentuati anche dalla reazione dei figli nei confronti del padre, una presa di posizione non netta e per ora ancora di supporto nei confronti di Rusty.
Di pari passo, però, la componente emotiva si amplifica anche per le prime ammissioni di Rusty nei confronti della vittima: ossessione e stalkeraggio permettono all’accusa, e quindi all’indagine che verrà proposta su schermo, di abbracciare diverse strade, tutte narrativamente coinvolgenti.
Un insieme di svariati elementi che Presumed Innocent riesce a presentare in maniera coerente, ma soprattutto intrigante. Come già sottolineato, infatti, situazioni del genere tendono a ripetersi in simili prodotti, ma in questo caso la tensione crescente non manca mai, aiutando lo spettatore ad appassionarsi sin da subito agli eventi e lasciando tutto sospeso in un’ambiguità che sarà da esplorare nel corso dei prossimi episodi.
“You were there. I saw you.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un secondo episodio più effettivo per Presumed Innocent, che sembra racchiudere tutte quelle qualità tipiche del genere crime-thriller. Le aspettative per il prosieguo rimangono alte, così come David E. Kelley ha insegnato.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.