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Sette episodi per dissipare ogni dubbio.
L’iniziale timore riguardo una seconda stagione di Big Little Lies ha avuto infatti vita breve: quello che era sorto come un buon auspicio durante la visione della season premiere e che poi si era man mano positivamente confermato durante i seguenti episodi, ha raggiunto infine il suo apice in “I Want To Know”.
Capita ormai raramente di ritrovarsi ad applaudire un prodotto che riesce a mantenere intatte tutte quelle qualità che ne avevano caratterizzato il suo esordio, ancor di più, appare quasi scontato preoccuparsi di un eventuale seguito per uno show che si lascia dietro la sua “guida” letteraria. Eppure, la lezione di qualità che David E. Kelley ha dato con questa seconda stagione di Big Little Lies è stata impeccabile.
Che si sarebbe assistito ad uno spettacolo di prove attoriali eccellenti era chiaro sin da subito, quando a nomi del calibro di Nicole Kidman, Reese Witherspoon e Laura Dern (solo per citarne alcune) si era aggiunta nientemeno che Meryl Streep; quello che tuttavia non si poteva immaginare era il carico di assoluto valore che la storia avrebbe ancora portato con sé.
Dopo il modo in cui si era concluso lo scorso season finale, infatti, nell’immaginario collettivo si era probabilmente fatta strada tutta un’altra idea rispetto a quanto si è assistito in questi episodi. La morte di Perry è stato un avvenimento pesante nelle vite di tutte le “Monterey Five” e, con la detective non pienamente convinta della causa accidentale e l’arrivo in scena della madre del defunto, appariva così semplice e quasi scontato porre l’attenzione sulle conseguenze a livello “criminale”. Big Little Lies, invece, ha scombinato qualsiasi tipo di aspettativa e si è lanciata nel racconto di tali conseguenze in un modo del tutto diverso, dove a prevalere è stato soprattutto il comparto emotivo. Va detto, che tale scelta è stata possibile prima di tutto grazie all’eccellenza del cast disponibile: attrici che sono riuscite a mostrare le proprie emozioni e sensazioni attraverso semplici sguardi o determinati atteggiamenti, contribuendo in primis alla riuscita di tale lavoro narrativo.
E soprattutto dalle figure di Nicole Kidman e Meryl Streep nasce, infatti, il seme principale sul quale si è costruita l’intera stagione. L’ingresso in campo di Mary Louise, come detto, ha sovvertito qualsiasi aspettativa, assumendo un ruolo completamente diverso da ciò che si poteva aspettare. La donna si è presentata sin da subito come una figura controversa, non solo riguardo l’affidamento dei nipoti o il rapporto con la nuora, ma soprattutto per il suo modo di fare passivo-aggressivo e il suo scontrarsi ripetutamente, ed in maniera anche comica, con altri personaggi come Madeline e Renata. Ciò che rimane di questo nuovo character è l’assoluta eleganza di tale antagonista che, alla fine, non appare neanche come vero villain della storia ma semplicemente, come tutte le altre, una vittima degli eventi.
Con un personaggio del genere da un lato e Celeste dall’altro, character complicato e scritto alla perfezione, lo scontro finale che era stato anticipato in “The Bad Mother” non poteva che lasciare un segno indelebile nell’economia della serie. Il faccia a faccia alla sbarra si è mostrato in tutta la sua complessa potenza, ponendo maggiormente la lente d’ingrandimento sui due personaggi coinvolti in primo piano. Celeste, finalmente, regala una dimostrazione di forza, seppur ancora impantanata in quell’articolata rete emotiva propria del rapporto con Perry e del senso di colpa per la sua morte, si dimostra forte e pronta per il bene dei figli; allo stesso tempo, Mary Louise viene messa a nudo, con avvenimenti del passato che la espongono su di un piano finora nascosto ai più.
Con queste due grandi forze come parte centrale della narrazione, il resto delle “Monterey Five” non hanno fatto altro che gravitare intorno, costruendosi anche loro una buona dose di storyline personali. Alcune più di spessore, altre meno. Importante, infatti, era dare anche il giusto spazio a Bonnie, colei “colpevole” di aver dato la spinta decisiva a Perry; anche qui, però, il modo in cui si è deciso di affrontare le conseguenze è stato del tutto diverso da ciò che si poteva aspettare. L’inserire il rapporto di Bonnie con sua madre è risultato un viaggio emotivo profondo e stratificato al punto giusto per comprenderne lo stato d’animo e permetterle di venire a patti con quanto successo. Un percorso ben presentato che ha trovato l’epilogo nell’ultima scena, con la decisione della donna di costituirsi.
Considerando Renata l’addetta alla parte più “comedy” dell’intero gruppo, con la sua trama che è stata messa in scena in ogni momento meravigliosamente da Laura Dern, chi ha un po’ deluso sono state invece Madeline e Jane. Se, tuttavia, sulla prima si può soprassedere in quanto protagonista comunque di un percorso personale esauriente per il suo personaggio, ci si aspettava forse di più da Jane. La ragazza ha si avuto un suo complesso viaggio verso il superamento del trauma, con la messa in mostra di tutte le paure e i ripensamenti del caso, ma un’attenzione maggiore al suo percorso era probabilmente auspicabile.
Le cinque protagoniste di Monterey, più l’aggiunta della suocera, arrivano dunque al termine di questa stagione dopo aver affrontato uno splendido viaggio emotivo ed emozionale perfettamente portato in scena. Il percorso intrapreso in questi sette episodi era fondamentale per raggiungere quella consapevolezza che, nel finale, le ha portate tutte a riunirsi pronte per raccontare la verità. E dato il modo di mostrare le cose proprio di questa serie, si spera che il post confessione sia qualcosa che la HBO riuscirà a raccontare in scena con un’eventuale terza stagione.
L’iniziale timore riguardo una seconda stagione di Big Little Lies ha avuto infatti vita breve: quello che era sorto come un buon auspicio durante la visione della season premiere e che poi si era man mano positivamente confermato durante i seguenti episodi, ha raggiunto infine il suo apice in “I Want To Know”.
Capita ormai raramente di ritrovarsi ad applaudire un prodotto che riesce a mantenere intatte tutte quelle qualità che ne avevano caratterizzato il suo esordio, ancor di più, appare quasi scontato preoccuparsi di un eventuale seguito per uno show che si lascia dietro la sua “guida” letteraria. Eppure, la lezione di qualità che David E. Kelley ha dato con questa seconda stagione di Big Little Lies è stata impeccabile.
Che si sarebbe assistito ad uno spettacolo di prove attoriali eccellenti era chiaro sin da subito, quando a nomi del calibro di Nicole Kidman, Reese Witherspoon e Laura Dern (solo per citarne alcune) si era aggiunta nientemeno che Meryl Streep; quello che tuttavia non si poteva immaginare era il carico di assoluto valore che la storia avrebbe ancora portato con sé.
Dopo il modo in cui si era concluso lo scorso season finale, infatti, nell’immaginario collettivo si era probabilmente fatta strada tutta un’altra idea rispetto a quanto si è assistito in questi episodi. La morte di Perry è stato un avvenimento pesante nelle vite di tutte le “Monterey Five” e, con la detective non pienamente convinta della causa accidentale e l’arrivo in scena della madre del defunto, appariva così semplice e quasi scontato porre l’attenzione sulle conseguenze a livello “criminale”. Big Little Lies, invece, ha scombinato qualsiasi tipo di aspettativa e si è lanciata nel racconto di tali conseguenze in un modo del tutto diverso, dove a prevalere è stato soprattutto il comparto emotivo. Va detto, che tale scelta è stata possibile prima di tutto grazie all’eccellenza del cast disponibile: attrici che sono riuscite a mostrare le proprie emozioni e sensazioni attraverso semplici sguardi o determinati atteggiamenti, contribuendo in primis alla riuscita di tale lavoro narrativo.
E soprattutto dalle figure di Nicole Kidman e Meryl Streep nasce, infatti, il seme principale sul quale si è costruita l’intera stagione. L’ingresso in campo di Mary Louise, come detto, ha sovvertito qualsiasi aspettativa, assumendo un ruolo completamente diverso da ciò che si poteva aspettare. La donna si è presentata sin da subito come una figura controversa, non solo riguardo l’affidamento dei nipoti o il rapporto con la nuora, ma soprattutto per il suo modo di fare passivo-aggressivo e il suo scontrarsi ripetutamente, ed in maniera anche comica, con altri personaggi come Madeline e Renata. Ciò che rimane di questo nuovo character è l’assoluta eleganza di tale antagonista che, alla fine, non appare neanche come vero villain della storia ma semplicemente, come tutte le altre, una vittima degli eventi.
Con un personaggio del genere da un lato e Celeste dall’altro, character complicato e scritto alla perfezione, lo scontro finale che era stato anticipato in “The Bad Mother” non poteva che lasciare un segno indelebile nell’economia della serie. Il faccia a faccia alla sbarra si è mostrato in tutta la sua complessa potenza, ponendo maggiormente la lente d’ingrandimento sui due personaggi coinvolti in primo piano. Celeste, finalmente, regala una dimostrazione di forza, seppur ancora impantanata in quell’articolata rete emotiva propria del rapporto con Perry e del senso di colpa per la sua morte, si dimostra forte e pronta per il bene dei figli; allo stesso tempo, Mary Louise viene messa a nudo, con avvenimenti del passato che la espongono su di un piano finora nascosto ai più.
Con queste due grandi forze come parte centrale della narrazione, il resto delle “Monterey Five” non hanno fatto altro che gravitare intorno, costruendosi anche loro una buona dose di storyline personali. Alcune più di spessore, altre meno. Importante, infatti, era dare anche il giusto spazio a Bonnie, colei “colpevole” di aver dato la spinta decisiva a Perry; anche qui, però, il modo in cui si è deciso di affrontare le conseguenze è stato del tutto diverso da ciò che si poteva aspettare. L’inserire il rapporto di Bonnie con sua madre è risultato un viaggio emotivo profondo e stratificato al punto giusto per comprenderne lo stato d’animo e permetterle di venire a patti con quanto successo. Un percorso ben presentato che ha trovato l’epilogo nell’ultima scena, con la decisione della donna di costituirsi.
Considerando Renata l’addetta alla parte più “comedy” dell’intero gruppo, con la sua trama che è stata messa in scena in ogni momento meravigliosamente da Laura Dern, chi ha un po’ deluso sono state invece Madeline e Jane. Se, tuttavia, sulla prima si può soprassedere in quanto protagonista comunque di un percorso personale esauriente per il suo personaggio, ci si aspettava forse di più da Jane. La ragazza ha si avuto un suo complesso viaggio verso il superamento del trauma, con la messa in mostra di tutte le paure e i ripensamenti del caso, ma un’attenzione maggiore al suo percorso era probabilmente auspicabile.
Le cinque protagoniste di Monterey, più l’aggiunta della suocera, arrivano dunque al termine di questa stagione dopo aver affrontato uno splendido viaggio emotivo ed emozionale perfettamente portato in scena. Il percorso intrapreso in questi sette episodi era fondamentale per raggiungere quella consapevolezza che, nel finale, le ha portate tutte a riunirsi pronte per raccontare la verità. E dato il modo di mostrare le cose proprio di questa serie, si spera che il post confessione sia qualcosa che la HBO riuscirà a raccontare in scena con un’eventuale terza stagione.
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Delle grandissime attrici hanno dato vita ad una grandissima serie. E forse è proprio questo il risvolto della medaglia: con tutti gli impegni di tali star, sarà possibile riuscire a dar vita anche ad una terza stagione?
The Bad Mother 2×06 | 1.63 milioni – 0.3 rating |
I Want To Know 2×07 | 1.98 milioni – 0.4 rating |
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.