Ahsoka 1×01 – 1×02 – Part One: Master And Apprentice – Part Two: Toil And TroubleTEMPO DI LETTURA 5 min

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Ahsoka 1x01 recensione Quando nel dicembre 2020, sull’onda del successo di The Mandalorian, la Lucasfilm annunciava l’arrivo di non uno (The Book Of Boba Fett), non due (Ahsoka), non tre (Obi-Wan Kenobi) ma ben quattro nuove serie (Star Wars: Skeleton Crew), una sensazione di gioia collettiva era emersa tra il pubblico, ancora piuttosto impressionato dal finale della 2° stagione di The Mandalorian. Il tutto dimenticandosi di Andor che viaggia ad una velocità e su dei binari tutti suoi.
Poi è arrivata quella buffonata di The Book Of Boba Fett che ha trasformato il character interpretato da Temuera Morrison in un personaggio degno dei peggiori insulti, incapace di essere anche vagamente interessante e protagonista della sua stessa serie che si è trasformata in una sorta di The Mandalorian 2.5. Infine, Obi-Wan Kenobi che si è rivelata la classica operazione revival nata dal bisogno di fatturare e di cui si poteva fare serenamente a meno.
Ora è il turno della miniserie dedicata al character della jedi interpretata da Rosario Dawson, serie interamente scritta da Dave Filoni e che riporta in scena il personaggio apparso per la prima volta in carne ed ossa in “Chapter 13: The Jedi“.
Ahsoka arriva in un momento di stanchezza generale dell’universo di Star Wars che ha visto i fan lamentarsi progressivamente della qualità proposta e, soprattutto, della necessità di assistere effettivamente a certi prodotti (coff coff, The Book Of Boba Fett, coff coff). E considerando quanto appena detto, per ora risulta una miniserie che nei suoi primi due episodi non delude le aspettative ma, allo stesso tempo, si prende anche tutto il tempo a disposizione per costruire lentamente una trama orizzontale che forse non necessita di una premessa così lunga.

Ahsoka Tano:Where is your master? Where is Grand Admiral Thrawn?
[The Mandalorian 2×05 – “The Jedi”]

Ahsoka 1x02 recensione

IL PROBLEMA DI FILONI


Bisogna fare subito un po’ di chiarezza circa il background dei vari protagonisti visto che lo spettatore medio che non ha visto nè Star Wars: The Clone Wars, nè Star Wars Rebels sarà completamente disorientato circa la trama. E questa è una componente fondamentale da valutare anche considerando i diversi momenti storici delle due serie animate, con The Clone Wars ambientato durante la seconda trilogia di film e Rebels tra la prima e la seconda.
Se da un lato la citazione riportata qui sopra e risalente a The Mandalorian 2×05 dovrebbe essere sufficiente per rispolverare un po’ di memoria, dall’altro bisogna ammettere che ci sono fin troppi elementi sfuggenti che deveno essere chiariti al pubblico. Ecco quindi che diventa necessario attribuire un po’ di background ad ogni protagonista e villain prima di proseguire con la recensione:

  • Ahsoka Tano: prima apparizione (animata) della padawan di Anakin Skywalker è stata in The Clone Wars mentre prima apparizione in carne ed ossa di Rosario Dawson in “The Jedi“;
  • Sabine Wren: la co-protagonista di Ahsoka è apparsa in Rebels e pur essendo stata per breve tempo la padawan di Ahsoka è a tutti gli effetti una mandaloriana;
  • Hera Syndulla: apparsa in Rebels, è una generale della New Republic alleata di Ahsoka e Wren;
  • Baylan Skoll: interpretato dal compianto Ray Stevenson, è un jedi che è sopravvissuto al Order 66 e lavora come mercenario al soldo di Morgan Elsbeth e questa è la sua prima apparizione;
  • Shin Hati: la padawan di Baylan Skoll, anche lei al suo esordio;
  • Morgan Elsbeth: apparsa per la prima volta come Ahsoka in “The Jedi“, è una delle ultime Streghe di Dathomir, è alleata di Thrawn;
  • Grand Admiral Thrawn: anche chiamato Mitth’raw’nuruodo dagli amici più intimi, la prima apparizione risale a Rebels ma è stato menzionato più volte in The Mandalorian ed è il villain di riferimento nella mitologia di Star Wars creata da Dave Filoni.

Ahsoka Tano:Sometimes even the right reasons have the wrong consequences.

Dopo questa doverosa premessa bisogna fugare subito qualsiasi dubbio circa la prestazione di Rosario Dawson che si fa completamente carico della serie e, per distacco, dimostra una grossa differenza nella recitazione rispetto all’altra co-protagonista Natasha Liu Bordizzo. Per quanto sia apprezzabile la relazione non proprio canonica che intercorre tra le due, è anche estremamente prevedibile la direzione in cui si svilupperà, specialmente considerando quanto sia già cambiata nel giro di due puntate.
Ad aiutare Rosario Dawson dal lato qualitativo c’è anche una delle ultime interpretazioni di Ray Stevenson, l’ampliamento della narrazione oltre l’universo conosciuto e ovviamente l’ombra di Thrawn che aleggia sull’intera storia. Dave Filoni ha chiaramente in testa una storia piuttosto chiara e ha dimostrato in passato di poter essere uno dei due showrunner/sceneggiatore effettivamente in grado di dare un valore aggiunto a Star Wars, quindi bisogna dargli un po’ di credito, specialmente se comparato con la gestione di Jon Favreau. L’inizio non è affatto malvagio ma servirà più tempo per coinvolgere tutta quella fetta di pubblico che non ha visto nè The Clone Wars, nè Rebels. Ma si rimane comunque confidenti in un motto: in Dave Filoni we trust.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Rosario Dawson perfettamente nel ruolo
  • Inutile negarlo: i combattimenti con le spade laser hanno sempre un certo fascino
  • Interessante dinamica tra Ahsoka e Hera Syndulla
  • Baylan Skoll e Shin Hati 
  • Apprezzabile l’idea di espandere la narrazione oltre l’universo (fisico) conosciuto
  • Sabine Wren non convince e a peccare è soprattutto Natasha Liu Bordizzo che non ha chiaramente molto carisma per ricoprire il ruolo di co-protagonista
  • Diverse scene, specialmente nel pilot potevano essere tagliate ma sono state tenute per aggiungere minutaggio (si pensi alla lentezza di Ahsoka che recupera la mappa in silenzio)
  • Molti spettatori saranno completamente disorientati dai vari character e da una trama che ha radici molto lontane

 

I primi due episodi si fanno guardare in maniera scorrevole anche se generano forse più domande che hype. I combattimenti con le spade laser, l’inserimento di un paio di “dark jedi” e un’ottima interpretazione di Rosario Dawson valgono la visione ma nella bilancia bisogna anche considerare il possibile odio provato nei confronti della co-protagonista Sabine Wren e in un approccio fin troppo didascalico in alcune occasioni. Un buon inizio ma niente di speciale.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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