La storia del giovane Willy Wonka e del suo incontro con gli Umpa Lumpa in una delle sue prime avventure. |
Risale al lontano 2016 l’idea della Warner Bros. di realizzare un film sul celebre personaggio di Willy Wonka, fondatore della famosa fabbrica di cioccolato protagonista di due diversi e discussi adattamenti cinematografici, nel 1971 e nel 2005, basati sul famoso romanzo del britannico Roald Dahl. D’altronde Wonka appartiene a quel novero di personaggi iconici della storia del cinema, ricordati nella memoria collettiva col volto di un attore o di un altro a seconda della generazione di spettatore interrogato. Per alcuni Wonka è Gene Wilder, coi suoi ricci biondi, per altri è Johnny Depp, col suo caschetto e gli occhialoni, probabilmente per qualcuno in futuro sarà Timothée Chalamet.
Il film di Paul King si basa, infatti, su quel meccanismo di star-system reso grande dagli studios negli anni passati. La campagna promozionale è stata interamente centrata sull’attore del momento, sorvolando anche abbastanza maliziosamente sul vero genere d’appartenenza di questo film: un musical, in tutto e per tutto. Un genere divisivo come pochi, capace di spaventare probabilmente uno studios importante come Warner, che in realtà puntava sul cioccolataio più famoso del cinema come film di punta per la stagione natalizia, visti i chiari di luna del sequel di Aquaman.
UN MONDO DI IMMAGINAZIONE
Quello costruito da Paul King, insieme a Simon Farnaby, è un mondo colorato, musicale, pieno di bizzarrie e stravaganze legate all’uso del cioccolato. Quello di Willie Wonka è un mondo che prende dal mondo reale solo i nomi, per poi partire e inventare, giocare e fantasticare. Lì tutto è connesso al cioccolato: è la più grande forma di business, ma anche la più diffusa strategia di corruzione. Il cioccolato è una vera e propria droga, ma è anche assimilabile al petrolio, raccolto in cisterne.
Un world building originale e molto centrato sul tema, quello realizzato dalla coppia di sceneggiatori, che riesce a costruire un universo fin da subito ben definito e che lascia allo spettatore la curiosità e il desiderio di saperne di più. D’altronde quella tra King e Farnaby è una coppia già collaudata, autrice del successo di Paddington 2, con il quale Wonka condivide lo stesso buonismo e tenera ingenuità nel guardare con gli occhi di un bambino il mondo, incluse tutte le declinazioni negative, come la corruzione della Chiesa e della polizia, la schiavitù, il lavoro minorile e la criminalità organizzata.
Every good thing in this world, started with a dream. So you hold on to yours.
MUSICAL PER FAMIGLIE
Wonka è quindi definitivamente un musical. Ancor di più di quanto lo fosse, in maniera embrionale, quel fenomeno mediatico uscito quest’estate chiamato Barbie. Non può essere un caso che due dei film più attesi dal grande pubblico siano così pieni di canzoni originali. Per la precisione, le canzoni sono state scritte dal nordirlandese Neil Hannon, frontman dei The Divine Comedy. Nel complesso tutti i brani risultano abbastanza coerenti col tono farsesco della pellicola, e sono sempre ben interpretate da un Timothée Chalamet brillante e in forma nell’essere sempre sopra le righe come Willy Wonka.
Per contro, le coreografie non sembrano particolarmente ispirate e le scene musicali sembrano puntare più sull’ottimo lavoro svolto dal comparto di scenografia. Infatti, si denota sempre una certa attenzione al dettaglio e alla messa in scena, nelle scenografie vere e proprie così come nei vari prop di scena. Un peccato che un lavoro così ben fatto non sempre venga catturato da una fotografia degna di nota. Ci si concentra più sull’emozionare i bambini, che restano evidentemente il target primario del film, trascurando, a volte, una certa attenzione stilistica nell’immagine che avrebbe potuto catturare meglio l’attenzione anche di un pubblico più adulto.
UN WONKA DAL TOCCO BRITISH
Era lecito aspettarselo, e forse era anche un po’ uno degli obiettivi, uno dei punti fermi, di questa nuova rivisitazione del celebre personaggio nato dalla penna del britannico Roald Dahl. Nonostante la nazionalità statunitense del protagonista, seppur contaminata da un padre francese, il Wonka di Chalamet è la versione più british tra le varie incarnazioni portate sul grande schermo negli anni. Il merito, probabilmente, va soprattutto a chi è dietro la macchina da presa, ovvero il “britannicissimo” Paul King, già regista e autore di due manifesti degli ideali inglesi come i film di Paddington.
Una tendenza confermata anche dal resto del cast che presenta in ruoli da comprimari varie star del cinema britannico come Olivia Colman, Sally Hawkins, Rowan Atkinson e Hugh Grant. Spesso e volentieri in ruoli eccentrici e divertenti nel loro essere spiccatamente sopra le righe, tra cui spicca l’Umpa Lumpa di Hugh Grant, vero asso nella manica, purtroppo non impiegato abbastanza.
Wonka di Paul King è un buon film, probabilmente pubblicizzato male, presentando a uno spettatore un qualcosa che forse non era pronto a vedere. Sia il genere musical, sia il target, spiccatamente infantile, finiscono per essere delle vere e proprie sorprese una volta in sala. In positivo o in negativo dipende dai gusti dello spettatore, così come dalla sua età o capacità di vedere la pellicola con gli occhi di un bambino, analogamente al protagonista del film. I comparti tecnici sono altalenanti, alternando a un ottima scenografia una fotografia più modesta, a canzoni più o meno riuscite delle coreografie non proprio indimenticabili. Non un buco nell’acqua ma nemmeno la versione definitiva di Willy Wonka. Senza dubbio il più british.
TITOLO ORIGINALE: Wonka REGIA: Paul King SCENEGGIATURA: Paul King, Simon Farnaby INTERPRETI: Timothée Chalamet, Olivia Colman, Sally Hawkins, Rowan Atkinson, Hugh Grant DISTRIBUZIONE: Warner Bros. DURATA: 116′ ORIGINE: UK/USA, 2023 DATA DI USCITA: 14/12/2023 |