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È difficile da descrivere la sensazione che si prova vedendo questo episodio di The Gifted. Sarà probabilmente per il carico di aspettative dovuto al fatto di essere la serie TV strettamente più legata al mondo degli Uomini X. Questi ultimi però, per scelte di varia natura, non sono presenti, riferendoci ovviamente a quelli iconici dei film.
Scegliere di usare quindi personaggi secondari risulta una sfida difficile, sempre considerando che nei fumetti anche questi ultimi hanno una dimensionalità da far invidia spesso ad una Tempesta o ad un Wolverine. Oltre a questo, va catturato quel “mood”, quel senso di precarietà che accompagna la vita di tutti i mutanti della terra. Sempre in fuga e mai in pace. Allo stesso tempo la loro vita deve anche essere basata sulla condivisione, all’insegna della diversità, vissuta all’interno di una grande famiglia disfunzionale.
La trama di questo episodio risolve il primo snodo della trama della stagione, cioè la liberazione di Polaris e Strucker dalla prigionia voluta del Sentinel Services. Insieme al concomitante ricongiungimento della famiglia Strucker e della coppia Lorna e Marcos, vengono quindi messi sul piatto proprio quelle tematiche essenziali, alla base della mitologia X, espresse poco fa.
Come è stato applicato tutto questo?
Un ottimo lavoro viene fatto nei dialoghi/confronti tra Lorna e Reed che servono ad evidenziare non solo l’ipocrisia del secondo riguardo la sua posizione verso i mutanti, ma anche come l’animo umano sia molto più complicato di quanto una mera opposizione tra giusto e sbagliato voglia farci credere, rendendolo quindi anche banale.
Purtroppo a questa nota positiva se ne accompagnano altre che, di per sé, non sono negative ma che non aiutano a coinvolgere lo spettatore fino in fondo, a provare quell’empatia che rende personaggi e lettori/spettatori proprio una famiglia. Il perché Lo si potrebbe riassumere definendo i personaggi (e di conseguenze le loro progressioni lungo la trama) come “a due dimensioni e mezzo”. Le loro motivazioni ma soprattutto le loro emozioni vengono solo accennate, senza una vera indagine psicologica.
Laddove gli X-Men, nel fumetto, utilizzano il potere del dialogo complesso, ritmato ed articolato (soprattutto quelli scritti da Chris Claremont), qui si opta per scelte molto banali e prevedibili, soprattutto non usando quello che è già a disposizione e che i lettori conoscono del carattere dei personaggi presi dai fumetti. Ciò non toglie però che nel complesso la serie riesce ad intrattenere pur mancandole quel guizzo che sarebbe nella sua portata soprattutto con una maggiore cura nella scrittura. L’altra serie X di quest’anno può aiutare nel capire cosa si potrebbe fare semplicemente scegliendo di “personalizzarsi”. Che poi sarebbe quello che è accaduto nei fumetti. Gli X-Men sono stati scritti spesso seguendo la personalità dello loro sceneggiatore. Oltre al già citato Claremont, ci sono stati gli X-Men di Morrison e anche quelli Whedon, nome noto da tutti gli appassionati di serie tv (e anche film ormai). Sarebbe auspicabile che Nix scegliesse di renderli più suoi, puntando verso una maggiore unicità, non dovendo ricorrere a sviluppi scontati per paura di osare. Avrebbe un potenziale immenso da cui attingere, volendo anche con meno rischi rispetto ad una seria totalmente originale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Gli uomini X sono una bella gatta da pelare, va detto. Per il momento Nix ha messo in piedi una serie buona ma serve quel guizzo per renderla appassionante e forse anche per attirare più spettatori.
eXodus 1×03 | 3.46 milioni – 1.1 rating |
eXit Strategy 1×04 | 3.36 milioni – 1.0 rating |
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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.