“Iron in the sword, iron in the bearer,
iron in the crown, iron in its wearer.
They shine and shimmer in Noon’s First Ray.
Command the dragon and burn the day.”
Il viaggio in compagnia del capitano Sam Vimes e della sua truppa è giunto al termine e dopo una stagione intera affrontata con una ricercata raffinatezza, l’ultimo episodio non poteva essere certamente da meno.
UN GIOCO DI SQUADRA
E’ stato più volte detto come The Watch sia una serie che trae la propria linfa vitale dalla forza del gruppo. Presi singolarmente, i protagonisti non hanno poi troppo da dire e seppur visibile il lavoro di caratterizzazione fatto su ogni personaggio, è evidente come le dinamiche migliori siano innescate dall’interazione tra essi.
Angua, Carrot, Cheery, Lady Ramkin e il capitano Vimes hanno conquistato il cuore di tutti i telespettatori puntata dopo puntata, grazie alla spensieratezza e alla simpatia con cui affrontare ogni piccolo incidente di percorso e soprattutto, grazie all’alchimia creata, lasciando quel senso di appartenenza e di comunione tipico di una squadra.
Tuttavia sarebbe disonesto non ammettere che la parte del leone è riservata a Richard Dormer (irriconoscibile dai telespettatori di Game Of Thrones) il quale più che rappresentare il protagonista della storia, vuole esserne il mezzo attraverso cui raccontarla. Come sottolineato nella scorsa recensione, la bravura di Dormer spicca in mezzo al cast, confermando l’attore non solo come un eccellente interprete, ma anche come un discreto macchiettista capace di rendere il buffo personaggio di Sam Vimes senza proferire parola, intrattenendo il pubblico con una mimica facciale che suggella il momento comico. Irresistibile.
TIRANDO LE SOMME DELLA PRIMA STAGIONE
Al termine di una stagione pressappoco impeccabile le conclusioni a riguardo suoneranno ridondanti, ma sono obbligatorie.
La narrazione offerta da The Watch abbraccia un genere non troppo mainstream che sulla scia delle produzioni di Good Omens e American Gods (di lunga più popolari grazie alla distribuzione di Amazon Prime) confeziona una storia grossolanamente per poi dedicarsi minuziosamente al suo contenuto.
Ogni episodio ha rappresentato un passo verso quello che già si sapeva sarebbe accaduto: Carcer, avido di potere e vendetta, riesce a controllare il drago salvo poi essere fermato dalla squadra di (anti)eroi che rischia la vita in un nobile gesto. La storia è semplice, lineare, quasi scontata.
Eppure ciò che ha fatto la differenza è come la storia è stata narrata: la prima stagione di The Watch è brillante perché frutto di una sceneggiatura curata in ogni singola scena e in ogni singola battuta. E’ divertente e a tratti esilarante; non mancano i momenti più cupi, così come quelli più romantici; stimola la riflessione su temi sempre attuali e ci regala sempre un po’ di azione che non guasta mai.
Studiata e perfettamente dosata nei toni e nel minutaggio, la sceneggiatura di The Watch (che certo deve quasi tutto a Terry Pratchett) è un piccolo gioiellino che, insieme alla scelta di un cast più che azzeccato, fa della serie un prodotto di qualità.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Il colpo di scena finale getta le basi per una papabile seconda stagione; in attesa di conferma al riguardo, il viaggio a bordo della The Watch termina qui, lasciando al pubblico una storia fantastica, leggera e appassionante, dai toni buffi e giocosi che non rinuncia mai a un pizzico di dolcezza.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.