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Heart Of Stone

Un po' James Bond un po' Mission Impossible: Heart Of Stone si presenta scorrevole e d'intrattenimento nonostante una trama già vista che non può essere presa troppo seriamente. Anche se si capiscono le critiche negative arrivate da molte testate, forse le aspettative erano troppo alte all'inizio.

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L’agente Rachel Stone, in forza all’MI6, in realtà lavora sotto copertura per l’organizzazione super segreta Charter. Dovrà salvare il mondo da un tremendo pericolo.

Già dal cold opening, questo film dichiara una delle sue ambizioni: presentarsi come un James Bond al femminile.
Lo spettatore può avere qualche difficoltà a capire la situazione dato che si comincia in medias res, ma viene ampiamente compensato dalle sequenze di azione mozzafiato ambientate in Italia, in val Senales. Si capisce solo che il titolo, Heart Of Stone, è un gioco di parole sul cognome dell’agente MI6 facente parte, in realtà, della segretissima sezione Hearts di un’altra organizzazione.
La protagonista Gal Gadot (Wonder Woman) non ha problemi a buttarsi a rotta di collo con un paracadute illuminato, guidare una snow bike e fare tutto quello che è necessario. Jamie Dornan, assurto alla notorietà con la trilogia delle 50 Sfumature, si ritrova addirittura nel ruolo di damigello (cit. Parini) in pericolo, almeno nella prima parte della storia.
Completa il tutto una splendida sequenza animata nei titoli di testa, accompagnata dalla canzone “Quiet” dell’israeliana Noga Erez.

SALVARE IL MONDO


Dopo la sigla, si passa a momenti più calmi, dove i due sceneggiatori Greg Rucka e Allison Schroeder si prendono un po’ di tempo per spiegare cosa sta succedendo e quindi anche lo spettatore ha modo di digerire il tutto.
In estrema sintesi: Rachel Stone fa parte dell’organizzazione super segreta Charter, creata allo scopo di aiutare, in incognito, i vari servizi segreti a mantenere sicuro e funzionale il pianeta. Un’organizzazione anche fin troppo “filantropica” si potrebbe dire.
Posta in gioco: salvare il sistema di intelligenza artificiale Heart, il cuore. Un sistema sofisticatissimo, in grado di penetrare tutti gli altri sistemi informatici come se la sicurezza non esistesse, nonché di fare calcoli e previsioni al limite della profezia. In accordo con queste premesse, è iper tecnologico anche tutto l’armamentario in dotazione alla Charter. Vedere gli agenti utilizzarlo è uno dei piaceri della visione di questo film e almeno aggiunge sapore ad una trama ampiamente già sentita e che va ovviamente guardata con un po’ di distacco considerando tutte le trovate poco realistiche.

PARENTELE CINEMATOGRAFICHE


Se qualcuno avesse pensato ad una copia dell’ultimo Mission: Impossible, data la presenza di una super intelligenza artificiale, potrebbe trovare conferme della parentela anche da altri dettagli.
Daniel Craig, per esempio, nei panni dell’agente 007 si è concesso un’inseguimento notturno in macchina a Roma, in una via della Conciliazione appositamente chiusa al traffico. Sempre nella capitale italiana, Tom Cruise ha organizzato un lungo inseguimento in 500 gialla. In Heart Of Stone c’è un inseguimento a Lisbona, in Portogallo, che passa per i punti più famosi e panoramici della città, come via Augusta. Sempre meglio, comunque, vedere gli scorci migliori di una bella città rispetto alle scene più stupide e noiose, come quella in cui tutti ballano in casa.
In generale, però, tutti gli elementi classici del genere spy thriller, con robuste dosi di azione, sono usati in modo corretto e scorrevole, senza troppi approfondimenti. Sempre in linea con James Bond e Mission: Impossible, mancano, tanto per dire, i “profondi” tormenti interiori di un Tyler Rake.

CAMEI DI PRESTIGIO


Ad un certo punto del film, viene presentata la riunione dei capi sezione dell’organizzazione Charter. Gli interpreti sono, in ordine rigorosamente alfabetico, Glenn Close (pettinata da qualcuno che le vuole male), Mark Ivanir e B.D. Wong.
Comparsate di lusso ma dispiace constatare come attori così bravi non siano stati utilizzati meglio e di più. Magari avrebbero aggiunto un gusto più specifico, aiutato a far spiccare una vicenda composta dai soliti ingredienti: super arma che se cadesse nelle mani sbagliate distruggerebbe l’umanità; gente che si deve vendicare per i torti subiti e facciate luminose dietro cui si nasconde invariabilmente la magagna.


Non basta riproporre una storia ormai nota cambiando il genere della figura protagonista (e aggiungendo molte figure femminili nel cast) per ottenere matematicamente un prodotto vincente. Questo ormai, ai piani alti, dovrebbero averlo capito. A volte sembra di no.
Va dato per altro atto di una certa cura nei dettagli materiali: in val Senales, per esempio, il medico di pronto soccorso ha il numero 118 e sul mezzo c’è scritto Alto Adige – Südtirol. Non sempre le produzioni straniere stanno attente a questi particolari.
In generale, comunque, il film è gradevole e scorrevole, perfetto per un Ferragosto spensierato e senza troppe pretese, ma qui c’è per l’appunto la chiave di lettura da tenere in conto: Heart Of Stone va preso per un action movie che non farà la storia del cinema e che verrà presto dimenticato. Con queste aspettative si può quindi apprezzarlo, altrimenti la delusione è dietro l’angolo.

 

TITOLO ORIGINALE: Heart Of Stone
REGIA: Tom Harper
SCENEGGIATURA: Greg Rucka, Allison Schroeder

INTERPRETI: Gal Gadot, Jamie Dornan, Mattias Schweighofer, Alia Batt, Sophie Okonedo, Glenn Close, B.D. Wong
DISTRIBUZIONE: Netflix
DURATA: 122′
ORIGINE: USA, 2023
DATA DI USCITA: 11/08/2023

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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