Molto facilmente “It’s My Party And I’ll Die If I Want To” segna il punto più alto raggiunto da questa indifendibile ultima stagione di The Flash, un punto più alto che si guadagna un Thank Them All (e non un Bless, perché per quello servirebbe molto di più) ed è solo grazie alla sovrabbondanza di guest star di un certo rilievo che si arriva a questo livello.
Facendo un rapido excursus storico, l’ultima volta che la serie era riuscita ad uscire dalla palude di insufficienze pesantissime per respirare nuovamente era stato 11 episodi fa in quel “Negative, Part One” e nell’episodio prima (giugno 2022), che fatalità vedeva il ritorno di Diggle, Eobard Thawne e Ray Palmer. Chiaro segnale di una necessità impellente di spendere un po’ di soldi per avere degli attori di qualità nello show rispetto alle varie Allegra, Chillblaine e Cecile.
Un altro esempio di questa malattia che affligge The Flash sin da prima di Crisis On Infinite Earths è la ricerca dell’altra sufficienza che ha preceduto quella della 8×18, una sufficienza che è arrivata ben un anno prima nella 7×12 (giugno 2021) e nuovamente grazie ad un altro character importante per lo show, quel Cisco Ramon che ci aveva visto lungo saltando fuori dal Titanic prima che affondasse definitivamente. E prima ancora di quello si deve tornare ancora più indietro alla 6×14 (marzo 2020) con “The Death Of The Speed Force“, nuovamente farcito di guest star.
Il pattern è quindi visibile a occhio nudo anche dallo spettatore meno esperto ed è chiaramente riconducibile ad una scrittura scialba e senza carisma, coadiuvata da attori di serie C (Danielle Nicolet, Kayla Compton, Jon Cor, Brandon McKnight) che non possono ovviamente sostenere il peso della serie sulle proprie spalle e men che meno migliorarlo.
ANCHE DAL LETAME NASCONO I FIORI
Partendo dalla considerazione di base circa il budget limitato di The CW per le sue serie tv, la presenza di attori che siano in grado di smarcarsi dalla massa ed ergersi al di sopra del cast è un evento piuttosto raro. Palesemente Tom Cavanagh, Matt Ryan, Brandon Routh e Jesse L. Martin fanno parte di questa categoria, poi ce ne sono molti altri tra cui Carlos Valdes, David Ramsey e gli stessi Stephen Amell e Grant Gustin che sono cresciuti nei rispettivi ruoli (anche per necessità) fino a diventare attori discreti. Leggasi anche: attori che fanno la differenza in serie The CW.
Ecco quindi che, quando vengono assunti come guest star, The Flash risorge dal proprio letame e sforna effettivamente un prodotto di qualità, ovviamente non paragonabile con serie HBO ma comunque ben più che guardabile soprattutto se considerato il contesto ed i precedenti storici.
A scrivere “It’s My Party And I’ll Die If I Want To” ci sono Sam Chalsen (“Rogues Of War“) ed Emily Palizzi (“The Mask Of The Red Death, Part 1“), due sceneggiatori che hanno dimostrato di non eccellere, eppure qui sfornano un episodio degno di nota. Si potrebbe forse accusare Eric Wallace di aver tarpato le ali al proprio team (cosa anche probabilmente vera) ma la realtà dei fatti è che il buon risultato è frutto di un mix di fattori.
A VOLTE RITORNANO, TUTTI INSIEME
Si era già a conoscenza del ritorno di Oliver Queen in questo episodio, la domanda circa le modalità di questo ritorno però era più che lecita e, a posteriori, l’escamotage narrativo ha anche molto senso.
L’occasione per celebrare i 30 anni di Barry Allen è anche quella per riunire molti character (stranissima l’assenza di Joe in tal senso), salvo poi scoprire che anche Ramsey Rosso si è sentito invitato alla festa e così, con una classica escalation fumettistica, la situazione precipita tanto da arrivare alla morte dello stesso Barry (esagerata ma necessaria per arrivare a Oliver). È la prima volta che, escludendo Thawne, il villain di una stagione (la 6°) viene riportato indietro per essere combattuto solo nell’arco di una puntata, infatti se da un lato bisogna trovare le motivazioni giuste, dall’altro bisogna anche contestualizzare il tutto e capirne le effettive potenzialità ed esigenze.
Da questo punto di vista The Flash ha (per una volta) tutte le ragioni per creare una trama verticale audace, vertiginosa e dritta al punto. Una trama che da un lato affonda le proprie radici nella mitologia stessa del DC Universe di The CW arrogandosi pure il diritto di passare una spugna sopra tutto ciò che era stato detto al termine di Crisis On Infinite Earths, dall’altro fornisce una giusta motivazione per riportare indietro Oliver Queen nel suo nuovo ruolo di Spettro protettore del Multiverso. E tutto è apprezzatissimo.
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Non è un sogno, è tutto vero: The Flash ritorna alla sufficienza. Probabilmente l’ultima della sua storia.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.