Con il decimo episodio, intitolato “Josephine”, Servant conclude il suo secondo ciclo e si congeda dal pubblico sollevando ancora più dubbi, domande e misteri. Pretendere ed avere tutte le risposte sarebbe stato assurdo ed utopistico, considerata la volontà degli autori di estendere la trama per altre due stagioni, ed infatti il season finale getta soltanto fumo negli occhi. La figura di Leanne rimane ancora avvolta nell’oscurità, così come il significato dei suoi poteri e la verità dietro la Chiesa dei Santi Minori.
Servant non offre responsi assoluti e non placa la sete di risposte del pubblico, ma questo è proprio il modus operandi dello show. La puntata conclusiva si dimostra, ancora una volta, ricca di sequenze forti e disturbanti, di una crescente tensione e di immagini metaforiche ed evocative.
BUON SANGUE NON MENTE
A dirigere il season finale viene chiamata Ishana Night Shyamalan, figlia del più celebre Manoj, che entra a piede teso in questa seconda stagione accaparrandosi ben due episodi come regista e tre come sceneggiatrice (compreso lo stesso “Josephine”). Si potrebbe tranquillamente affermare che crescere in casa Shyamalan abbia dato i suoi frutti e che l’influenza del padre riverberi a trecentosessanta gradi nello stile della giovane Ishana. “Josephine”, infatti, trasuda shyamalanesimo da tutti i pori e possiede quella carica mistico-emotiva tipica delle produzioni di M. Night.
Certamente, a suggellare il tutto, ci pensano la giusta fotografia, le ambientazioni claustrofobiche, la colonna sonora e la bravura di Nell Tiger Free, ma è proprio la regia il traino portante dell’intero episodio. Ishana, pur essendo relativamente giovane e con poca esperienza alle spalle, ha saputo carpire tutti i segreti del padre e riportare la sua visione attraverso i movimenti della macchina da presa.
TEORIE, DUBBI, MISTERI E DOVE TROVARLI
Approcciarsi ad un prodotto come Servant non è sempre facile, considerata la sua natura da horror atipico. Rimanere perplessi e confusi dopo la visione di un episodio, dunque, è del tutto normale e naturale. La sua lentezza, la sua oscurità, i suoi “detto non detto”, i suoi mille segreti sono assorti a leitmotiv di tutta la serie ed il season finale non è da meno. Servant, infatti, è uno show che ha sempre tratto la sua forza dalla potenza delle immagini e dalle sensazioni che esse trasmettono, più che dai motivi dietro a determinati atteggiamenti e determinati avvenimenti.
La chiave di volta di Servant non è la figura di Leanne, il mistero di Jericho ed il ruolo della Chiesa dei Santi Minori – sebbene diano un’impronta psycho-thriller alla trama – ma un puro e semplice dramma umano. La perdita brutale di un figlio per Sean e Dorothy, crescere senza affetto ed amore per Leanne, un dolore cupo e sordo, ma allo stesso tempo fragoroso e dilaniante; un dolore che porta con sé conseguenze nefaste, come una tragedia dentro una tragedia.
Come quasi tutte le produzioni di Shyamalan, la spinta horror è data da situazioni macabre, grottesche, ambigue, che spaziano tra fede, religione, colpa, sofferenza e sovrannaturale. “Josephine” si conclude con un cliffhanger ben piazzato che potrebbe scardinare quanto visto finora e capovolgere completamente la prospettiva.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Servant, con lentezza e tensione, arriva alla conclusione di questa seconda stagione e continua ad alimentare i dubbi. Una stagione leggermente sottotono rispetto alla precedente, sebbene il comparto tecnico abbia sempre brillato di luce propria. Procedere con cautela e centellinare le risposte si è rivelata un’arma a doppio taglio, ma Servant (e Shyamalan di riflesso) va preso così com’è ed amato proprio per questo.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.