Dopo questo season finale appare ormai evidente quanto la serie di casa Netflix sia cresciuta dal pilot di due anni fa: una crescita esponenziale che non riguarda solo la CGI ma, complessivamente, l’intero show, arricchito da una narrazione efficace e un world building in costante espansione (come dimostrano anche le scene post-credits riguardanti il lancio della nuova serie prequel “The Witcher Blood Origin”).
Da “Kaer Morhen“, vero inizio della storia, lo show ha finalmente iniziato a ingranare e, nonostante qualche passaggio a vuoto, la sensazione è quella di trovarsi di fronte a una serie completamente diversa rispetto a quanto visto nella prima stagione.
IL FILONE POLITICO
Il filone politico di The Witcher è molto interessante, soprattutto negli incroci tra i regni del Nord, del Sud e i maghi della Confraternita ma la sensazione è che si sia visto ancora ben poco.
A mescolare completamente le carte in tavola ci pensa l’attesissimo arrivo della Fiamma Bianca, l’Imperatore di Nilfgaard Emhyr var Emreis, (Deithwen Addan yn Carn aep Morvudd , nella Lingua Antica “la Fiamma Bianca Danzante sui Tumuli dei Nemici”) nonché padre di Cirilla, per un plot twist destinato a cambiare radicalmente gli equilibri dello show.
Al di là degli amanti dell’opera cartacea e videoludica, per gli spettatori che sono entrati nel mondo di The Witcher per la prima volta tramite la serie è stato senza dubbio un enorme colpo di scena, piazzato strategicamente negli ultimi istanti della puntata.
Se nei libri tale rivelazione avviene quasi al termine della storia, qui Lauren Schmidt Hissrich ha rischiato molto giocandosi tale carta già alla fine della seconda stagione, un azzardo che eleva non poco il giudizio della puntata in sé, ma la cui validità nell’economia dello show sarà da giudicare nelle prossime stagioni.
L‘alleanza tra i Re dei Regni del Sud e le alte sfere della Confraternita dei maghi, contro Nilfgaard e contro Cirilla, rappresenterà probabilmente il fulcro delle sottotrame politiche che ben presto verranno scalzate dal filone prettamente fantasy. Inoltre non è difficile intuire come tale fragile sodalizio sia destinato a collassare dall’interno a causa della bramosia di potere dei vari regnanti, senza dimenticare l’incognita elfi, guidati da Francesca e Filavandrel, personaggi al momento imprevedibili.
Resta da sottolineare come l‘odio e il razzismo verso i “diversi”, sulla scia dell’opera di Andrzej Sapkowsi, rimangano temi centrali della serie, un messaggio purtroppo ancora fortemente attuale su cui lo show ha puntato molto, divenendo il motore principale della narrazione politica del Continente.
CIRILLA MOST WANTED
Nonostante a volte la narrazione sia stata troppo Ciri-centrica è chiaro che, come non mai, Ciri rappresenti il vero cuore della storia, un’eroina predestinata in grado di cambiare in meglio o distruggere il mondo, un topoi classico del filone fantasy.
I tre basilischi che i witchers combattono e ,molto faticosamente, sconfiggono sono un’ulteriore dimostrazione del notevole aumento del budget messo a disposizione da Netflix: mentre la prima stagione aveva puntato tutto sul season finale, partorendo però episodi fortemente discutibili a livello tecnico come “Rare Species“, in questo secondo ciclo stagionale la CGI è stata sempre ottima, a partire dalla season premiere.
Le splendide scene action e un ritmo narrativo incalzante rendono la visione dell’episodio molto piacevole e gli oltre 50 minuti volano agli occhi dello spettatore. Grazie a una Freya Allan in stato di grazia che, al di là delle aspettative, rende al meglio lo stato di possessione di Cirilla, lo scontro tra Voleth Meir e Geralt ha un ottimo impatto visivo, culminato poi con la redenzione di Yennefer, che riesce anche a recuperare i poteri magici.
La nuova condizione di Cirilla, most wanted di tutto il Continente, è destinata a creare enormi problemi a Geralt e alla sua figlia della sorpresa, ma anche a dare maggior peso alla trama orizzontale che, per forza di cose, tramite l’erede di Cintra, andrà a ricollegare le varie sottotrame, con un potenziale narrativo veramente elevato. Sempre che tale intreccio venga gestito al meglio.
THE WILD HUNT
L’arrivo di Geralt, Ciri e Yennefer nel mondo parallelo con i cavalieri della Caccia Selvaggia apre un ulteriore filone narrativo, probabilmente il più interessante ma al tempo stesso anche il più elaborato e complesso che, salvo brutte sorprese, verrà adeguatamente sviluppato. Netflix ha infatti già previsto, almeno sulla carta, ben sette stagioni per il progetto The Witcher, e la speranza ora è che la serie non si perda per strada come già capitato ad altre celebri saghe fantasy.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un episodio perfetto per The Witcher, complessivamente il migliore delle due stagioni, in grado di ottenere finalmente il massimo dei voti. In questo ottavo appuntamento tutto ha funzionato al meglio, dal lato tecnico alla scene action, dai plot twist politici al filone prettamente fantasy, per una puntata che fa definitivamente decollare la serie. Con l’enorme seguito ottenuto a livello internazionale, l’ottimo materiale cartaceo a disposizione e un budget finalmente adeguato, le aspettative per la terza stagione sono più alte che mai.
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.