Amanda: “I get it. I didn’t play “Dungeons & Dragons,” and somehow that makes me a bully, right? Well, guess what? I don’t need to pretend to be somebody else to have a good time.”
David: “Well, perhaps this pretending be more authentic to who they are than what thou dost believe is so real out there.”
(Influencer vs Nerd= Civil War)
All’interno del panorama dei canali televisivi “pay” Lifetime rappresenta quello che è La5 per quanto riguarda i canali satellitari italiani. Ossia una rete pensata per programmi “al femminile” (qualunque valore si voglia dare nel 2019 a questo termine). Tale rete ha deciso di proporre, per il periodo estivo (stagione nefasta per le serie tv in quanto è il momento in cui il cervello va in vacanza e quindi spuntano come funghi programmi trash a go go) American Princess, nuovo comedy-drama (più il primo che non il secondo) firmato Jamie Denbo, attrice e sceneggiatrice nota ai più per il remake cinematografico che non andava assolutamente fatto!
Non sono certamente delle buone premesse per uno show originale, ma prima di saltare a una drastica bocciatura in toto dello show è bene precisare che questa serie “ha fatto anche delle cose buone“.
Innanzitutto l’attrice protagonista protagonista (Georgia Flood) non se la cava neanche tanto male nei panni di Amanda, un’egocentrica e iper-ansiogena fashion-blogger ed influencer che si appresta ad organizzare il suo sontuoso matrimonio già preannunciato su tutti i social possibili e immaginabili. Il personaggio appare volutamente stereotipato e didascalico nonché atto a suscitare fin da subito l’odio dello spettatore. Il che in realtà andrebbe bene dal momento che la comedy in questione è soprattutto una satira in cui vengono messe alla berlina anche questi aspetti della società contemporanea.
Il problema è quando si passa al lato “drama” della storia, quello in cui si cerca (o si dovrebbe cercare) di conferire tridimensionalità al personaggio in questione.
Proprio il giorno prima del suo matrimonio Amanda scopre che il futuro sposo ha una tresca con un’altra donna. Tralasciando le circostanze fortuite con cui si viene a sapere la cosa (leggasi: la figura da vero coglione fatta da lui), è quanto avviene dopo che manda completamente in aria la serie fin da subito.
Disperata per la fine di tutti i suoi sogni e progetti di vita (con grande godimento per lo spettatore in realtà) Amanda ha un incidente con il pedalò che doveva fungerle da “carrozza di nozze” e si ritrova dispersa senza la possibilità di chiamare qualcuno con lo smartphone (tragedia!). L’unica parvenza di civiltà nei dintorni è una fiera rinascimentale dove, fin da subito, Amanda s’imbatte in personaggi bizzarri e nerd storici.
Il campionario di umanità che si trova spesso nelle fiere e nelle rappresentazioni storiche anche italiane quindi!
Da qui comincia la storia vera e propria dello show che vorrebbe, nelle sue intenzioni, essere una satira di questo mondo particolare, nonché una riflessione su che cosa sia effettivamente “reale” e “immaginario” al giorno d’oggi. L’accostamento tra il mondo delle influencer-fashion blogger (à la Chiara Ferragni per intenderci) che dovrebbe basarsi sulla “realtà”, sull’essere “naturali e sé stessi” (anche se poi è l’esatto contrario) e il mondo dei nerd storici che per essere loro stessi devono vestirsi in abiti rinascimentali e vivere una vita fittizia (ma non per questo meno “vera e autentica”), è un bel cortocircuito culturale e un’ottima trovata tematica.
Peccato che la casualità con cui tutto avviene rende la storia poco più di un pretesto narrativo per facili gag sul mondo delle fiere rinascimentali, i cui abitanti sembrano completamente schizzati e fuori dal mondo, quasi una specie di circo-freak. Lo stereotipo dello stereotipo insomma, cosa che non aiuta affatto né a rendere più tridimensionali i personaggi né a far compiere loro chissà quali passaggi evolutivi e/o di crescita.
Fin dall’inizio Amanda è letteralmente un “american princess”, nel senso più sessista del termine, vive in stretta dipendenza dei voleri della madre e della sorella (ma all’inizio sembra poi che siano anche i suoi voleri) e ha nel matrimonio perfetto l’unico scopo della sua esistenza. Alla fine dell’episodio assume semplicemente uno stile di vita più “pop” ma in definitiva questa evoluzione, oltre che essere troppo velocizzata e senza senso, è sempre dovuta al fortuito intervento di un “principe azzurro” (David, interpretato da Lucas Neff), qui semplicemente più in linea con i canoni estetici contemporanei per cui “brutto e nerd is the new figo e palestrato”.
Il problema è che il personaggio stesso di Amanda non si sposta di una virgola dal suo carattere iniziale e non ha alcuna evoluzione di nessun tipo. Anche perché la banalità e la prevedibilità di tutte le svolte narrative dell’episodio azzerano qualunque tipo di evoluzione caratteriale possibile e immaginabile.
Di positivo rimangono le citazioni colte alle opere di Shakespeare, sparse qua e là lungo l’episodio per la gioia dello spettatore colto, e le battute annesse che comunque qualche risata riescono sempre a strapparla. per non parlare di alcuni personaggi di contorno veramente simpatici come Stick, diventato già il character comico per eccellenza di questo show.
E tuttavia anche questi (pochi) elementi positivi non riescono a sollevare interesse per uno show che parte fin da subito come raffazzonato e poco sviluppato a livello di trama e personaggi principali.
L’ultima scena poi risulta fortemente ambigua e poco chiara per cui non se ne capisce l’utilità. Certamente si tratta solo dell’episodio pilota, per cui tutto verrà delineato per bene in seguito. Ma, se il buongiorno si vede dal mattino, questo incipit di American Princess non inizia per il verso giusto e fa presagire una serie basata esclusivamente sull’enfatizzazione dei tratti più assurdi e surreali di questo mondo particolare delle fiere rinascimentali. E quindi con un umorismo che tenderà sempre di più verso il demenziale puro, non sempre positivo per il tipo di satira sociale che vorrebbe mettere in scena: così rischia di diventare American Princess, ma ovviamente si può considerare il tutto come una normale comedy estiva (“di mezza estate” tanto per fare citazioni ad hoc) senza troppe pretese che cerca solo un facile e innocuo svago.
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Pilot 1×01 | 0.37 milioni – 0.6 rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!