Recensione Film Captain America Brave New World Red Hulk Rosso Sam Wilson Capitan Harrison Ford
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Captain America: Brave New World

Il nuovo Capitan America, Sam Wilson (Anthony Mackie), e il suo partner Joaquin, alias Falcon (Danny Ramirez), vengono invitati alla Casa Bianca per incontrare il neo-presidente Thaddeus Ross (Harrison Ford), motivato a ricostituire l'iniziativa Avengers. Tuttavia, i due si ritrovano quasi immediatamente su fronti opposti quando si verifica un tentativo di assassinio ai danni del Presidente. Per rispondere a questo attacco terroristico Sam parte per cercare di risolvere lui stesso questo pericoloso complotto.

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Il nuovo Capitan America, Sam Wilson (Anthony Mackie), e il suo partner Joaquin, alias Falcon (Danny Ramirez), vengono invitati alla Casa Bianca per incontrare il neo-presidente Thaddeus Ross (Harrison Ford), motivato a ricostituire l’iniziativa Avengers. Tuttavia, i due si ritrovano quasi immediatamente su fronti opposti quando si verifica un tentativo di assassinio ai danni del Presidente. Per rispondere a questo attacco terroristico Sam parte per cercare di risolvere lui stesso questo pericoloso complotto.

Quando sul finale di Avengers: Endgame uno Steve Rogers sulla novantina consegna lo scudo a Sam Wilson – sua spalla da The Winter Soldier in poi -, smaltita l’emozione, a molti erano saltati in testa parecchi dubbi. Più che dubbi sulla correttezza di consegnare il simbolo di Capitan America al personaggio di Sam Wilson, che rimane una decisione inoppugnabile e sacrosanta dati i tempi correnti (tratta peraltro dagli stessi fumetti), ci si preoccupava su quanto adatto potesse essere Anthony Mackie in un ruolo così carismatico.
L’attore di New Orleans ha un curriculum di tutto rispetto, con una lunga gavetta sotto la direzione di registi del calibro di Clint Eastwood, Spike Lee e Kathryn Bigelow. Tuttavia ciò che sembra mancare a Mackie non è il talento, ma piuttosto il carisma, la presenza, che appartiene intrinsecamente ad alcune star, senza potersi addestrare o imparare ad averla. Ed è questo il peccato originale su cui, per chi scrive, Captain America: Brave New World ha inanellato una serie di decisioni sbagliate. Tuttavia va dato merito ai Marvel Studios per aver compreso l’errore fatto, ed aver provato in tutti i modi a salvare il salvabile nella pellicola, senza distribuire senza interessarsi in maniera superficiale un prodotto “nato morto” con la certezza che tanto i fan lo vedranno ugualmente.

You may be Captain America, but you’re not Steve Rogers.

UNA SPY-STORY PRESIDENZIALE


Captain America: Brave New World si presenta come un normalissimo film su Cap, seguendo nelle intenzioni quel filone spy che ha fatto le fortune di Steve Rogers da quando i fratelli Russo hanno preso in mano il personaggio con The Winter Soldier. Dunque non mancano intrighi politici e complotti, che qui raggiungono l’apice mettendo in gioco addirittura la figura del Presidente degli Stati Uniti d’America: un inedito Thaddeus “Thunderbolt” Ross, che non ha più le sembianze del compianto William Hurt, ma quelle di un ottimo Harrison Ford, come sempre a suo agio nei panni del Presidente.
Altro punto positivo: la trama ritorna agli eventi de L’Incredibile Hulk del 2008 (spesso e volentieri snobbato e dimenticato dall’MCU, tranne che da She-Hulk), ma soprattutto ruota attorno a Tiamut, riprendendo finalmente il Celestiale dormiente di Eternals che è diventato nel frattempo una specie di nuova terra emersa sul globo terrestre, che pare sia composto di un minerale fondamentale per la mitologia Marvel, e per questo oggetto di conquista per tutte le nazioni del mondo. Ancora una volta, dopo Wakanda Forever, si sceglie la politica internazionale per far scendere in azione gli eroi senza dover interpellare gli Avengers, che stavolta però vengono menzionati più di una volta, quasi a voler ricordare agli spettatori l’appuntamento per l’anno prossimo.

MARKETING MALEDETTO


Non si può negare che il marketing abbia spinto parecchio sull’hype del personaggio di Red Hulk per cercare di portare in sala quanta più gente possibile. Una strategia ineccepibile da parte di Disney, che ha cercato di giocare sul cavallo vincente, forse conscia di tutte le considerazioni fatte all’inizio di questa recensione. Un film sul Captain America di Sam Wilson, con i chiari di luna al box office che anche i Marvel Studios ogni tanto stanno affrontando (Quantumania e The Marvels) poteva rivelarsi una catastrofe al botteghino. Certamente a causa della porzione di pubblico ignorante che non riesce ad accettare un Capitan America nero, ma anche a causa di un attore protagonista che non riesce a portare il pubblico in sala.
Ecco che quindi la soluzione sta nello sfruttare uno dei personaggi più “vendibili” mai partoriti dalla Casa delle Idee. Se Red Hulk fosse rimasto segreto fino al terzo atto, in cui effettivamente compare, si parlerebbe di una sorpresa clamorosa per un film che cucina a fuoco lento fino ad arrivare al momento clou, in cui si scatena la rabbia bollente (in tutti i sensi) dell’Hulk Rosso. Tuttavia Disney ha deciso diversamente, regalando una serie di poster molto suggestivi raffiguranti il Red Hulk, ma anche rovinando ciò che, vedendo il film, sarebbe potuto essere un plot twist travolgente.

TAGLIA E CUCI


Basta scrollare verso il basso e leggere il nome di ben cinque sceneggiatori, tra cui lo stesso regista Julius Onah (noto principalmente per il discutibile The Cloverfield Paradox), per intuire che qualcosa forse non è andato per il verso giusto. Fortunatamente Captain America: Brave New World dovrebbe essere l’ultimo film dei prodotti problematici ad aver subito la funesta combo: direttive di Bob Chapek, sciopero degli sceneggiatori e sciopero degli attori. Infatti è percepibile anche durante la visione che il film sia stato più volte rimaneggiato, con alcune scene palesemente provenienti da sessioni aggiuntive di riprese (particolarmente nel terzo atto, incluso forse l’intero finale) e segnalate da una CGI non sempre coerente.
Il film di Julius Onah è stato infatti più volte riscritto, e ciò si evince anche dalla campagna promozionale, che presentava merchandising con look totalmente diversi dei personaggi, oppure attori tagliati completamente dal montaggio finale, così come quello di Giancarlo Esposito inserito ex novo durante la riscrittura dello scorso anno. Il miracolo è quello di non aver fatto lievitare il budget oltre gli annunciati 180 milioni di dollari. Perlomeno, si può dire che i Marvel Studios si siano almeno impegnati a cercare di rendere Captain America: Brave New World la miglior versione possibile di sé stesso, senza abbandonarlo alla distribuzione non provando a migliorare il prodotto.


Per i blockbuster di intrattenimento i reshoot sono la normalità, riscrivere un’intera trama dopo aver girato il film lo è meno. Ma distribuire un film che non sta in piedi senza provare a raddrizzarlo è una mancanza di rispetto verso il pubblico. Qui i Marvel Studios hanno provato a tirar fuori il meglio da un progetto problematico sin dalla scelta dell’attore protagonista (non del personaggio, sia chiaro!). E probabilmente non avrà aiutato avere in cabina di regia un mestierante e non un autore con un background più affermato. Resta un film sulla sufficienza, che tuttavia non è abbastanza, dato il paragone con i precedenti film dedicati a Capitan America, e data anche la trama molto accattivante che rappresenta un grosso passo avanti nel MCU interconnesso a numerosi prodotti precedenti, che però meritava miglior sorte.

 

TITOLO ORIGINALE: Captain America: Brave New World
REGIA: Julius Onah
SCENEGGIATURA: Rob Edwards, Malcolm Spellman, Dalan Musson, Julius Onah, Peter Glanz
INTERPRETI: Anthony Mackie, Harrison Ford, Danny Ramirez, Giancarlo Esposito, Tim Blake Nelson, Shira Haas, Carl Lumbly
DISTRIBUZIONE: Walt Disney Studios Motion Pictures
DURATA: 118′
ORIGINE: USA, 2025
DATA DI USCITA: 12/02/2025

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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.

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