Hit And Run è una produzione estiva israelo-americana che sorprende piacevolmente lo spettatore, configurandosi come un perfetto connubio tra drammaticità e azione in grado di tenere incollati allo schermo fino all’ultimo colpo di scena. Gli ideatori e autori della serie Avi Issacharoff e Lior Raz, già dietro alla fortunata Fauda, e il duo Nicole Yorkin e Dawn Prestwich, produttori di The Killing e Z: The Beginning Of Everything, unitamente alla regia della metà degli episodi affidata a Mike Barker, notissimo regista di The Handmaid’s Tale, Broadchurch e Fargo, portano inevitabilmente a fidarsi ed a lasciarsi travolgere.
La storia narrata è quella di Segev Azulai, padre di Ella e marito di Danielle, la cui vita verrà stravolta per sempre da un drammatico evento, apparentemente casuale, che lo porterà in un vortice di violenza e terribili segreti che mineranno le fondamenta del suo essere.
UN INCIPIT IN MEDIAS RES
Dai primi minuti lo spettatore, forse con troppa calma e poca presa, viene informato della permanenza in un penitenziario statunitense del protagonista Segev Azulai, inquadrato in una violenta rissa con un altro detenuto. Subito la scena si sposta a tre settimane prima, a Tel Aviv, città stratificata di cui viene messo in risalto l’aspetto meno patinato, emerso, per esempio, in Losing Alice, e dunque più “criminale” e più povero.
L’incipit permette di inquadrare perfettamente il taglio della vicenda: un uomo in cerca di vendetta (e verità) per la propria moglie. Nonostante il motivo di fondo non sia nuovo, i quattro autori (Avi Issacharoff, Dawn Prestwich, Lior Raz, Nicole Yorkin) riescono a far crescere la tensione, destando l’interesse dello spettatore che va crescendo di minuto in minuto, anche grazie alle ottime interpretazioni degli attori, primo fra tutti Lior Raz, anche ideatore della serie.
“HIT AND RUN”
Il titolo della serie e anche del primo episodio, diretto da Mike Barker, allude all’espressione che viene di norma usata per descrivere le azioni di un pirata della strada che, dopo aver investito la vittima, non presta soccorso e fugge. Da una prima visione sembrerebbe che non solo Danielle Azulai sia stata colpita e lasciata morire: la sua morte ha infatti ripercussioni di cui è ancora difficile capire l’esito.
I piccoli indizi sparsi in questo pilot sembrano tasselli da raccogliere per arrivare alla soluzione finale e pongono lo spettatore nella stessa situazione di Tali Shapira, cugina di Segev e poliziotta che si occupa dell’indagine sulla morte di Danielle, configurando la serie come un vero e proprio giallo. L’aspetto più propriamente thriller emerge con il procedere della vicenda e si accompagna perfettamente a quello più umano della drammaticità della perdita.
LA LINGUA
Positiva è stata la scelta di mantenere l’ebraico nei dialoghi tra Segev, la sua famiglia e gli amici, e di passare invece all’inglese in altri poiché ciò assicura credibilità e autenticità a quanto mostrato, proiettando lo spettatore in questo mondo e nella situazione drammatica del protagonista interpretato da Lior Raz. Inoltre, ciò permette il continuo dialogo interculturale tra le parti in causa: il protagonista israeliano, i suoi vicini e la defunta moglie americana.
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Un ottimo pilot che tiene incollati allo schermo e che promette sviluppi più che interessanti grazie al coinvolgimento di alcuni uomini di Tel Aviv con l’intelligence e, forse, degli Stati Uniti.
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La notte sognivaga passeggia nel cielo ed il gufo, che mai dice il vero, sussurra che sono in me draghi ch'infuocano approdi reali e assassini seriali, vaghi accenti d'odio feroce verso chiunque abbia una voce e un respiro di psicosfera che rende la mia indole quanto mai nera. Però sono simpatica, a volte.