Giunti a metà del suo percorso formato da 10 lunghissimi episodi, The Underground Railroad inizia a definire in modo specifico la sua narrazione. L’intera definizione iniziale della serie di Barry Jenkins si basava essenzialmente, come da titolo, su questa ferrovia sotterranea che doveva condurre gli schiavi verso la libertà.
Arrivati al quinto episodio, però, la ferrovia sembra già un lontano ricordo, protagonista fino alla seconda/terza puntata e poi scomparsa dai radar della narrazione.
Molto probabilmente, i binari sotterranei torneranno al centro della trama nei prossimi episodi, tuttavia, al momento, sembra che l’interpretazione che lo show sta dando a questo percorso verso la libertà riprenda molto più i canoni della realtà: la ferrovia appare più in senso metaforico, come la si intendeva nella realtà, rispetto ad una vera e propria rete di binari da seguire.
VIAGGIO INTERIORE
Cora: “Why don’t you eat?”
Jasper: “What’s the point? You’ve eaten yourself back to health. For what? A bloody homecoming? We’re crawling in a bowl of ashes. And what’s left when it’s all gone? Just dark powder for the wind to take.”
Cora: “You’re dark. You given up.”
Jasper: “I ain’t given up. I’m free. Can’t nobody touch me.”
Con la sparizione della ferrovia e del personaggio di Caesar, di cui non si conosce ancora il destino rimasto in bilico da “Chapter Two“, la narrazione di The Underground Railroad si è spostata dalla fuga alla sopravvivenza di Cora. Una sopravvivenza che, se in “Chapter Three: North Carolina” è stata più pragmatica, in questo episodio è risultata nettamente più spirituale.
Negli ultimi capitoli al centro della scena sono stati posti i due personaggi più agli antipodi tra loro, ossia Cora ed il cacciatore di schiavi Ridgeway e il viaggio interiore che la storia ha intrapreso sembra aver toccato entrambi. Il personaggio di Arnold, dopo la parentesi riguardo il suo passato mostrata nello scorso episodio, continua a lasciare tracce della sua controversa personalità. Cacciatore di schiavi ma con una (sempre discutibile) morale fatta a modo suo, Ridgeway appare estremamente granitico per quanto riguarda il suo lavoro, creando l’unica eccezione per Homer, il cui collegamento con il cacciatore di schiavi rivela un più ampio punto di vista da parte di quest’ultimo.
Ma il cammino interiore è protagonista anche del percorso della stessa Cora. In questa puntata più che mai, anche grazie alla presenza del suo “compagno di viaggio” Jasper, Cora si ritrova pericolosamente in bilico tra due strade differenti. Da una parte la voglia di salvezza e libertà, che la spingono più di una volta a tentare la fuga, dall’altra l’inevitabile sopraffazione. Le parole e le azioni di Jasper, unita alla disperazione continua, portano anche la donna verso il baratro e, per la prima volta, anche Cora si ritrova a cercare una pace più eterna attraverso il suo tentativo di annegamento. Un modo estremamente realistico, e per questo apprezzabile, di raccontare il percorso della protagonista.
BELLEZZA VS LENTEZZA
Dopo la visione di ben cinque episodi, il giudizio che si può rilasciare su The Underground Railroad è prettamente stilistico. A livello di trama, infatti, è stato mostrato ben poco, il tutto unito ad uno sviluppo dei protagonisti che procede a rilento. Finora si è vista una versione differente di Cora solo nel secondo episodio, quando è stata mostrata una realtà effettivamente diversa. Per il resto, la narrazione procede in un lungo e spossante cammino verso una meta ancora ignota.
La serie, quindi, racchiude quasi tutta la sua essenza nella bellezza con cui viene rappresentata. Da questo punto di vista infatti, non si può davvero imputare nulla alla serie di Barry Jenkins: il team di autori, aiutati dalle laute possibilità di Amazon Prime, sono riusciti a creare una serie ad altissimo impatto visivo, dove in ogni scena traspare tutta la bellezza artistica del mondo da loro creato.
A controbilanciare l’estremo fascino delle immagini, però, si pone in maniera forzata la lunghezza e la lentezza degli episodi. Come precedentemente sottolineato, la mancanza di una trama carica di verve frena una narrazione già difficile da seguire. Elemento, questo, che poteva essere abbastanza accettabile se non fosse per la durata degli episodi che purtroppo rende la visione davvero estenuante.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Underground Railroad è davvero una serie minuziosamente ben fatta. Purtroppo però, la bellezza e l’estrema attenzione per i dettagli a volte non bastano. Soprattutto quando ci si ritrova con più di un’ora di visone per volta.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.