“Invictus maneo“.
Person Of Interest non lascia nulla al caso perchè il suo creatore è un pianificatore che studia anche il più piccolo ed insignificante dettaglio. Tutto, dalla stesura alla relativa preparazione dell’episodio, è pervaso da un’attenzione quasi maniacale che rende la serie, e più nello specifico ciascuna puntata, inattaccabile dal punto di vista formale. La scelta di ogni frase, citazione o allusione passa prima per una supervisione atta a garantire la non inflazione delle stesse, cosa che altrimenti renderebbe comune e non apprezzabile il dettaglio stilistico ricercato dagli sceneggiatori. Il titolo dell’episodio potrebbe infatti chiamarsi “Invictus Maneo” e non “The Devil You Know”, in fin dei conti di titoli in latino (“Cura Te Ipsum”; “Proteus“; “In Extremis“; “Mors Praematura“; “Deus Ex Machina“; “Nauptilus“) e greco (“Lethe“; “Aletheia“; “Beta“; “Panopticon“) ce ne sono stati diversi, ma Nolan ha scelto di autocitarsi per richiamare alla memoria quell’indimenticabile ed indimenticato “The Devil’s Share” che ha ancora una valenza attuale e delle ripercussioni tutt’altro che sorpassate sulla serie.
Il primo “diavolo” che si è incontrato in Person Of Interest si chiama Elias ed è anche quello che più si è imparato a conoscere nel corso di questi quattro anni. La storia di Carl Elias è ricca di eventi che lo rendono diverso dagli altri big bad presenti nella serie perchè, a differenza degli altri, con quest’ultimo c’è sempre stato una sorta di feeling e di reciproca stima che ha permesso/costretto Finch e Reese di chiudere un occhio sulle sue attività lavorative. Se per Root il passaggio da nemico ad alleato è avvenuto per via traverse e soprattutto per forza di cose l’arrivo di Samaritan, Elias è sempre rimasto in una zona grigia da cui continuava ad essere legittimato a governare con il benestare di Finch. Tuttavia non è sempre stato così perchè, quando ancora non lo si conosceva, si è corsi a salvarlo per poi sbatterlo successivamente in cella con molta fatica, fatica che si è rivelata inutile dal momento che Finch ha dovuto letteralmente fare un patto con il diavolo pur di riuscire a mantenere “regolamentata” l’attività criminale di New York. Perfino la Carter, indissolubile nel suo rispetto della legge, si era resa conto della sua importanza nell’economia della mafia newyorkese e, come conseguenza, lo aveva liberato salvandolo da morte certa. Da allora, tutta la scorsa stagione “il diavolo che conosciamo” è rimasto in un seminterrato di New York a gestire i suoi traffici, uscendo solo qualche volta per prendere una boccata d’aria fresca in metro o per uccidere personalmente Simmons sul letto d’ospedale, non c’era spazio per lui nella serie perché Samaritan necessitava di spazio e attenzioni che non gli si potevano negare. In questo quarto anno però si è deciso di riequilibrare i pesi mantenendo quella sorta di triumvirato tra i big bad che si era creato la scorsa stagione tra HR, Vigilance e Decima Technologies, solo che con potenze diverse: Samaritan (Decima Technologies 2.0), Elias e la Brotherhood di DoMINIc.
Le circostanze sono diverse ma la ripetizione degli eventi è quella che porta “The Devil You Know” ad essere un remake ben fatto di “Witness” della 1° stagione: Elias è il numero del giorno, Reese e Finch si trovano da soli sul campo ed alla fine Elias punta una pistola contro il Man In The Suit. A volte però le circostanze fanno la differenza ed infatti è così anche qua perché, pur applicando la medesima trama con i medesimi eventi, il prodotto finito ha tutta un’altra forma e sapore, un remake che non è un remake ma in realtà un sequel perfettamente studiato, come si diceva all’inizio, nei minimi dettagli.
L’assenza di Elias dalle strade ha permesso il prosperare di DoMINIc, l’aumentare esponenziale del suo potere ed in concomitanza anche della sua cupidigia. La troppa sicurezza del “giovane leone” deve scontrarsi con l’esperienza del “diavolo che conosciamo”, un’esperienza che fa la differenza sicuramente nel breve termine e forse anche nel lungo. Lo scontro tra i due non lascia spazio ad interpretazioni, quella di oggi è una battaglia finita in pareggio con pesanti perdite da entrambi i lati, più rilevanti per Elias ma di certo non determinanti; quella che poteva essere una guerra lampo si è trasformata in uno scontro che si preannuncia lungo e tortuoso per tutte le parti chiamate in causa, quella di Finch e Reese è ovviamente inclusa.
Se veramente vogliamo trovare un difetto a “The Devil You Know” bisogna andarlo a ricercare nell’eccessivo contenuto dell’episodio. Per assurdo è proprio l’enorme mole di eventi il vero difetto della puntata perché la scelta di mandare avanti in contemporanea due storyline così diverse, Elias e Brotherhood da una parte, Shaw e Root dall’altra, che necessiterebbero di una totale attenzione, oscura per forza di cose una delle due. A farne le spese è infatti lo smascheramento di Shaw agli occhi di Samaritan Greer e dell’agente Martine, un evento che segna di fatto il cambio di status quo per tutti e che avrà delle ripercussioni importanti, sia sul modo di gestire la vita quotidiana, sia le azioni. Purtroppo non è per mancanza di importanza che avviene questo ma per necessità di tempo, tempo dedicato (anche giustamente) alla lotta al vertice tra Elias e DoMINIc, più interessante dal punto di vista di azione e combattimento ma meno rilevante a livello soggettivo per Finch e Reese.
Questo è davvero l’unica pecca che si può denotare in una puntata altrimenti encomiabile sotto molti aspetti.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Point Of Origin 4×08 | 9.68 milioni – 1.6 rating |
The Devil You Know 4×09 | 9.04 milioni – 1.7 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.