“What if you could take down one conglomerate? A conglomerate so deeply entrenched in the world’s economy, that too big to fail to describing it. If we hit their data center just right, we could systematically format all the servers, including backup. That would erase all… All the debt we owe them. Every record of every credit card, loan, and mortgage would be wiped clean. It would be impossible to reinforce outdated paper records. It would all be gone. The single biggest incident of wealth redistribution in history.”
I pregiudizi sono una costante del nostro mondo, si trovano un po’ ovunque ed è veramente difficile sradicarli. Si penserà sempre che un tedesco tra un bicchiere di buon vino ed una birra da litro sceglierà la seconda, così come si è portati a dare per scontato che tutte le svedesi siano bionde da paura o che ogni afroamericano sappia rappare. Così come vi sono dei preconcetti sulle persone, allo stesso modo vi sono anche sulle serie, specialmente quelle nuove e magari estive che rischiano di passare in sordina o d’essere scartate a priori per un qualche loro dettaglio.
Mr. Robot è esattamente la vittima tipica di questo trattamento: il titolo non è accattivante e potrebbe far pensare a chissà quale serie fantascientifica; il fatto che venga trasmessa da USA Network è “svilente” perchè fa associare la serie subito ad un prodotto estivo in stile Graceland/Suits/White Collar, cosa che non accadrebbe se la trasmettesse una HBO o una AMC; infine la presenza di Christian Slater è un deterrente per tutti coloro che credono nelle coincidenze e riconoscono in lui un agglomerato di sfiga che porta ogni nuova serie in cui compare alla cancellazione, Mind Games è l’ultima in quest’ordine. Se solo si riuscisse a superare tutta questa serie di preconcetti e ci si approciasse alla visione del pilot in maniera aperta e lucida, si assisterebbe ad un diamante grezzo che, se ben lavorato, potrebbe diventare di inestimabile valore. Poco conta che sia di USA Network, che abbia Slater nel cast o che il titolo sia poco intrigante, il pilot di Mr. Robot è decisamente su un livello qualitativo elevato che fa sbiancare chiunque.
Innanzitutto è bene chiarire che per poter capire appieno questo “Eps1.0_hellofriend.mov” si dovrebbe prima guardare Fight Club, Person Of Interest e avere un’infarinatura generale del mondo informatico perchè, altrimenti, si rischia di arrivare impreparati e non cogliere tutte le sfumature offerte. Sam Esmail, il creatore della serie, ha attinto a piene mani dal film con Edward Norton e dalla serie della CBS estrapolando da ciascuno alcuni dettagli, combinandoli benissimo ed ottenendo alla fine un prodotto fresco, innovativo e decisamente ben fatto. Se si vuole, si riesce pure a trovare un riferimento a Dexter nella maniacalità della conservazione dei reperti delle proprie vittime, qui sotto forma di cd mentre in Dexter come vetrino con il sangue, ma questo è un altro discorso.
Già solo l’intro permette di capire che la serie gioca su due piani diversi: quello visivo e quello reale. Il protagonista, un introverso ma vividissimo Rami Malek in splendida forma, ha dei grossi disturbi mentali che lo portano ad interfacciarsi direttamente con lo spettatore come se fosse un amico immaginario, come d’altronde lui stesso ammette all’inizio (“Hello, friend. Hello, friend? That’s lame. Maybe I should give you a name, but that’s a slippery slope. You’re only in my head. We have to remember that. sh1t. It’s actually happened, I’m talking to an imaginary person.“). Il confine tra realtà e ciò che vede Elliot è molto labile e da questo punto di vista ricorda molto il Tyler Durden di Fight Club: ciò che lui prova e nota nella New York ipertecnologica in cui vive è lo stesso che passa poi al pubblico. Ecco quindi che la E Corp cambia nome nel momento esatto in cui Elliot parla con noi, il suo amico immaginario, e ci racconta che ogni volta che sente nominare questo “conglomerato” in realtà sente dire Evil Corp. (“E Corp, the largest conglomerate in the world… they’re so big, they’re literally everywhere. A perfect monster of modern society. The E might as well stand for Evil.“). Questo continuo ed inesorabile gioco tra immaginazione e realtà è disturbante quanto intrigante perchè tiene l’attenzione del pubblico costante, ponendo dubbi sulla veridicità della scena ogni volta. I “men in black” che compaiono praticamente ovunque sono veri (probabilmente), ma quante volte c’erano veramente e quante in realtà erano solo frutto dell’ossessione di Elliot non è dato saperlo e, anzi, spetta allo spettatore discernere la menzogna dalla realtà.
La trama orizzontale è articolata molto bene e segue più filoni riuscendo ad argomentare ciascuno di essi e dosando perfettamente tempi e modi, grazie anche all’ora intera concessa da USA Network per il pilot. È facile intuire fin da subito, infatti, un possibile love interest grazie all’amica d’infanzia e ora collega di lavoro Angela Moss (che caso vuole abbia lo stesso cognome dell’informatico di The IT Crowd), un filone interamente dedicato al lato da vigilante di Elliot volto a smascherare i “cattivi newyorkesi”, un filone principale in cui il lavoro è a stretto contatto con Mr. Robot (Christian Slater) ed infine uno direttamente collegato con il cliffhanger finale. Pur essendo separate tra loro, tutte le trame convergono e vengono tenute insieme dalla narrazione in solitaria del personaggio di Rami Malek che dà a tutte un senso, dettando i tempi e l’importanza di ciascuna di esse.
La trama, potrebbe sembrare quasi banale visto quanto di moda sono i cyberattacchi a multinazionali e siti governativi, così come l’idea di essere tutti monitorati in ogni azione da un grande fratello può non sembrare originale. Il fatto è che, nell’universo narrativo creato, tutti questi elementi convergono e diventano più realistici e credibili di quanto non lo possano essere in realtà: lo svilimento della società attuale emerge e si fa palese tra status postati su Facebook e notizie personali rilevanti pubblicate senza troppi problemi, ed il tutto va a rappresentare un punto a favore di Mr. Robot che sguazza in questo tipo di situazioni. Trovare un lato negativo a “Eps1.0_hellofriend.mov” è una sfida davvero ardua che richiede tempo e soprattutto l’esistenza di un lato negativo, cosa che per ora non è per niente sicura. Di fronte ad un pilot del genere l’unico possibile elemento a sfavore è che il pubblico generalista, che sbava di fronte ad episodi di dubbia fattura di The Walking Dead e acclama Game Of Thrones o Breaking Bad solo perchè è di moda farlo, non lo capisca e preferisca guardare programmi più alla sua portata come Geordie Shore. Lì si che ci sarebbe un lato negativo nello show, ma principalmente ci sarebbe nella vita reale.
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Eps1.0_hellofriend.mov 1×01 | 1.75 milioni – 0.5 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.