“One month ago I decided, at 37, with a wife and two kids, now would be a good time to quit my job and start my own business. Who am I and what am I doing? My name is Alex Schuman, and I’m ruining my life.”
A partire dal rilascio del primissimo trailer/teaser di Alex Inc., scorrendo tra le centinaia di commenti e leggendo articoli su blog e siti specializzati, è apparso chiaro fin da subito quale fosse il vero punto di forza dello show, l’elemento in grado di richiamare l’attenzione del pubblico: il ritorno in tv di Zach Braff. Vestire i panni di uno dei personaggi più popolari e meglio riusciti del panorama comedy contemporaneo, l’oramai iconico John Dorian di Scrubs, è certamente un bel fardello da trascinarsi dietro, e di questo Zach Braff sembra esserne più che consapevole. Sebbene le premesse di Alex Inc. risultino diametralmente opposte a quelle della creatura di Bill Lawrence, rendendo così (per fortuna) un confronto tra le due opere sterile e non necessario, stesso discorso (purtroppo) non può essere fatto per il nuovo character interpretato da Braff, in più d’un tratto caratteristico liberamente ispirato al suo amato Dr. John Dorian. Sebbene da alcuni questa scelta sia stata addirittura definita come sacrosanta, la realtà dei fatti è un’altra. Un personaggio come JD funzionava bene non soltanto grazie all’ottima interpretazione di Zach Braff, ma anche e soprattutto grazie alla coincidenza di altri elementi: una scrittura qualitativamente superiore alla media; un contesto, quello ospedaliero, in grado di offrire continui spunti di riflessione; la perfetta commistione tra componente drama e black humour; dei comprimari in grado di reggere il confronto, in alcuni casi superando, l’interpretazione del protagonista.
Al termine di questa premiére, invece, l’impressione è che l’intero show sia stato costruito solo ed unicamente in funzione del ritorno sul piccolo schermo di Zach Braff, impressione che naturalmente ci si augura verrà smentita nelle prossime settimane, ma che purtroppo nasce dall’evidente consonanza della serie con altre sue “sorelle” costruite appunto attorno a personaggi simbolo della commedia – tanto per citarne due molto simili, sia esteticamente che nelle intenzioni, ad Alex Inc., e con nomi ben più altisonanti al loro interno, The Crazy Ones con Robin Williams e The Michael J. Fox Show – e cancellate (giustamente) dopo appena una stagione di messa in onda.
Tirando le somme al termine di questi primi 22 minuti, non si può certo giudicare negativamente il lavoro fatto da Matt Tarses, sviluppatore e ideatore, e Zach Braff, qui in veste di regista oltre che protagonista. L’episodio scorre bene, risulta piacevole, seppur banale in alcuni dei suoi sviluppi – il coraggio mostrato dal figlio sul palco che ispira Alex e lo porta a inseguire il suo potenziale finanziatore in aeroporto – e incuriosisce lo spettatore circa gli sviluppi futuri della serie. A zavorrare il risultato finale, che comunque risulta del tutto sufficiente, è la riproposizione del consueto schema familiare da sit-com composto da padre di famiglia squattrinato che insegue il sogno americano, moglie in carriera che lo asseconda, figlio stravagante con passioni improbabili e figlia piccola incredibilmente sveglia per la sua età, modello ben poco originale e che rischia di stufare a breve tutti quelli che, esattamente come il recensore che sta scrivendo, non apprezzano le comedy con interpreti troppo giovani in ruoli di punta. A chiudere l’elenco degli interpreti principali si trovano infine Deirdre Riordan, la stalker innamorata di Alex che non fa nulla per nasconderlo, e il cugino Eddie Laguzza (aka Chris Moltisanti), venditore senza un soldo che appoggia l’idea della compagnia nella speranza di trarne un qualche profitto. Sebbene il personaggio di Deirdre sembri prestarsi meglio al tipo di umorismo messo in scena, mostrando un effettivo potenziale comico, per il momento il character interpretato da Michael Imperioli appare invece un po’ debole, incarnando un altro cliché del genere comedy, ovvero quello del cugino squattrinato abituato a vivere sulle spalle di amici e familiari sfruttando le sue presunte capacità imprenditoriali, in realtà inesistenti.
C’è ancora molta strada da fare, questo è certo. Forse l’interpretazione di Braff, in molti tratti simile a quella del suo John Dorian, dal suo modo di fare da eterno sognatore, alle sue movenze molto poco virili, passando per le consuete riflessioni in voce off-screen, è in realtà una subdola mossa per facilitare la transizione a tutti coloro che altrimenti non riuscirebbero mai a scindere l’attore dal suo personaggio storico. E allora, se così fosse, si tratterebbe di una scelta in un certo qual modo intelligente. Terminata questa fase di transizione, però, sarà necessario conferire ad Alex Schuman una caratterizzazione più originale, così da permettere ad Alex Inc. di acquisire la propria identità, per il momento non ancora ben definita, allontanando il peso delle aspettative di coloro che, in maniera del tutto irragionevole, pensavano alla serie come ad uno Scrubs – atto secondo.
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The Unfair Advantage 1×01 | 4.60 milioni – 1.1 rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.