Salinger: “All they see is a cheater.”
Jessica: “Now who’s lying to themselves?”
(AKA Jessica Jones e i problemi col VAR)
Nella saga di Karate Kid Daniel Lorusso è il nuovo arrivato in una scuola dove tutti sono fissati con il karate. Bullizzato dagli altri compagni di classe e, in particolare, da Johnny Lawrence, trova nel maestro Miyagi la guida paterna-spirituale che lo aiuterà a farsi strada nel mondo delle arti marziali sconfiggendo, nella finale del campionato regionale di karate, proprio il suo acerrimo nemico Johnny e diventando l’idolo incontrastato di una generazione di aspiranti karateka.
Trent’anni dopo la serie tv Cobra Kai, ribalta completamente questa visione della storia facendo vedere “l’altro lato” di Karate Kid dal punto di vista di Johnny Lawrence, per cui viene evidenziato il fatto che Daniel per vincere il famoso torneo ha barato usando una tecnica sleale, di fatto ribaltando completamente i ruoli tra “vittima” e “bullo” della storia.
Una situazione che potrebbe tranquillamente adattarsi anche a questa puntata. Perché a ben guardare sì, Jessica stravince l’incontro di lotta greco-romana con Gregory Salinger, ma, a rigor di logica, il “vero” vincitore è senza dubbio il killer psicopatico più che l’eroina di Hell’s Kitchen. È la stessa Jessica, infatti, ad ammettere di aver infranto le regole e di doversene andare, nonostante l’ammirazione degli adolescenti vogliosi di botte, sangue e violenza a volontà che ha attorno.
Se lo scopo era quello di dimostrare che Salinger si sbagliava con i suoi pregiudizi verso i supereroi, ecco il finale lascia semplicemente una piccola rivincita di Jessica nei suoi confronti ma non è che gli dia poi molto torto, anzi. Soprattutto se si vince barando appositamente.
Si può dire che, in generale, è proprio il villain interpretato dall’ottimo Jeremy Bobb (caratterista con una faccia da psicopatico veramente eccezionale) ad essere il vero “eroe” dell’episodio. Intanto perché è quello che, più di tutti gli altri porta avanti la trama orizzontale (e, di rimando, anche tutte le altre storylines) e fa da ago della bilancia per qualsiasi plot twist. E poi perché non gli si può dare del tutto torto per quanto riguarda le sue intenzioni. In questo episodio poi viene fatta ulteriore luce sul suo passato e si scoprono molte cose sulla sua personalità e sui suoi problemi caratteriali. Tutto quanto però giustificato in maniera intelligente, il che lo rende comunque uno dei migliori villain usciti dall’universo Marvel/Netflix. Il che è senz’altro positivo dal momento che un buon villain serviva per ridare un po’ di sugo alla narrazione (soprattutto dopo l’assenza di personaggi di questo tipo nella seconda stagione).
Tutto l’episodio viene costruito per arrivare proprio a questo momento clou in cui Jessica e Gregory si scontrano nella palestra, a partire dalla prima scena in cui si ha fin da subito il primo plot twist d’effetto. Il passaggio di Jeri Hogart al “lato oscuro” per certi versi poteva essere anche prevedibile data la situazione del suo studio (anche se poi questo sembrava quasi in secondo piano nelle precedenti puntate), ma rimane comunque una bella botta, sia per le due protagoniste dello show sia per lo spettatore.
Al di là del modo con cui viene presentato, comunque l’effetto-sorpresa funziona e riesce a far empatizzare ancora di più con l’eroina, soprattutto dopo il discorso anti-femminista di Salinger. Da qui in poi, e con questa nuova motivazione, la puntata torna ai tanto cari toni action-thriller, in cui praticamente tutti indagano su tutti (Jessica e Trish su Salinger, ma anche Malcolm, a sua volta seguito dalla new entry Zaya). L’atmosfera funziona e il coinvolgimento sempre maggiore dei comprimari e delle new entry fa sì che anche il loro ruolo non sia di mero contorno. Così come aiuta tutta lo show in generale che mette finalmente da parte le questioni personali e il lato “soap” della storia e si concentra finalmente sulle indagini con il ritrovato duo investigativo Jessica-Trish.
Quest’ultima ha assunto, negli ultimi episodi, un’importanza sempre maggiore e una buona tridimensionalità. Forse anche un po’ troppa in quanto la sua sta diventando una vera e propria storyline a sé stante che distoglie l’attenzione sulla questione principale. Il lungo minutaggio dedicato a Trish rischia di diventare il classico riempitivo per far arrivare la puntata a 50 minuti, con scene stand-alone che, a differenza delle altre storylines, sono invece ancora legate al lato “soap” della storia e che rischiano di diventare, alla lunga, fuorvianti e ridondanti. Come, per esempio, la scena finale in cui un “Peter Parker afroamericano” comincia, completamente a caso, a fotografarla manco fosse un servizio di Playboy.
Per il resto il ritmo narrativo funziona e non mancano le scene di vera e propria suspense come quella del ritrovamento del primo cadavere di Salinger. Una scoperta che diventerà certamente essenziale per i prossimi episodi.
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AKA Sorry Face 3×06 | ND milioni – ND rating |
AKA The Double Half-Wappinger 3×07 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!