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Da quanto visto da questi primi due episodi, Black Lightning si presenta al pubblico come ben più dell’ennesimo telefilm supereroistico targato DC Comics/The CW. Osservando bene regia, incipit e character, il serial basato sull’omonimo personaggio creato da Tony Isabella e Trevor Von Eeden nel 1977, si presenta come il primo rappresentate di una nuova generazione di serial comics.
In principio fu Arrow, serial sul personaggio di Freccia Verde e che ancora oggi detiene il grande merito di aver ri-fertilizzato il piccolo schermo da fallimenti precedenti (una e due, tanto per fare dei nomi). Poi venne Marvel’s Daredevil, il quale imparò da Arrow e tutti i suoi predecessori, riscrivendo insieme a Netflix le regole della serialità televisiva supereroistica. Black Lightning non è altri che il capitolo successivo, quella generazione che sta imparando sia da Arrow, ma anche da Marvel’s Daredevil, in modo da affinare ancor di più il tiro e sfornare il prodotto di genere supereroi definitivo. Per qualcuno tali ispirazioni potrebbero essere immaginarie, ma in realtà sono così evidenti da essere chiare pure ad una persona senza occhi.
L’incipit – e pure il leitmotiv della serie – sono strutturati in modo da delineare un eroe cupo, spezzato e stanco, oltre che dai metodi brutali, ma dalle giuste e incrollabili motivazioni che, all’inizio della serie vengono accantonate ma che finiranno con l’essere riscoperte. Il Black Lightning di questo adattamento, pertanto, si presenta come un grande esempio di trasposizione, presentando al suo interno le caratteristiche della sua originale versione (preside di una scuola), quella di un personaggio generalmente appetibile al pubblico (Batman, quando si parla dei suoi anni di ritiro) e quella di un personaggio che ha saputo fare la differenza nel media in questione (Daredevil, per l’appunto).
Con questa caratterizzazione si costruisce un personaggio decisamente irresistibile, dato che si crea attorno a lui una mitologia regressa nota al parco di characters, ma non allo spettatore che lo scoprirà con il progredire del serial, cosa che donerà sempre più fascino al protagonista. Fondendo poi i tre aspetti delineati prima, si crea così un approccio familiare allo spettatore stesso, perché basato su meccaniche note ma presentato in una veste nuova. Se poi si aggiunge un Cress Williams in perfetta sintonia con Jefferson Pierce, il risultato è ancor più incredibile e accattivante.
Altro indizio a conferma della tesi che vuole il serial di Salim Akil come primo capostipite di una nuova generazione, sono gli elementi e le tematiche che riesce ad affermare con più incisività rispetto ai suoi predecessori. Guardando “The Resurrection” e “Lawanda: Book Of Hope”, si può notare come Black Lightning sia un Marvel’s Luke Cage fatto meglio, in quanto l’eroe DC è riuscito dove quello Marvel ha fallito. Il serial sull’ex-Power Man era praticamente l’angolo di sfogo di Cheo Hodari Coker, serie che ha saputo ben valorizzare la storia degli afro-americani, a discapito però dell’elemento supereroistico, cosa che ha fatto sprofondare Marvel’s Luke Cage in una prolissa lezione di storia.
Black Lightning vede Luke Cage e rilancia, promettendo di parlare e valorizzare tali tematiche mediante il lavoro del suo alter-ego in giacca e cravatta, senza però dimenticare la vita in spandex del protagonista. L’azione quindi accompagna la cultura, senza che la prima sia l’elogio all’ignoranza, e la seconda una predica clericale, confezionando un prodotto bilanciato nei contenuti e nella forma e scorrevole nella visione.
Per qualcuno è forse troppo da teoria del complotto vederci così tanta “somiglianza” tra Black Lightning e Luke Cage, non è neanche da escludere che la The CW – per essere più competitiva – abbia cerca di attaccare il fianco scoperto della Marvel, cercando di ricavare il proprio successo dalle serie più debole, utilizzando i personaggi della licenza DC che potevano garantire ciò. Essendo sia Jefferson Piecer che l’ex-Carl Lucas personaggi di colore di grande successo e che hanno sdoganato l’importanza degli stessi nei fumetti, l’occasione si presentò ghiotta e propizia. In più, anche la sigla di Black Lightning e una canzone composta apposta per Marvel’s Luke Cage si somigliano molto nei testi.
Un’ulteriore evoluzione si vede anche nello stile, nella regia e nell’approccio – a livello di trama e target – adottato dalla The CW. Se si considerano tutti i serial supereroistici mandati in onda dal network (Smallville compreso), Black Lightning è quello in cui sono più assenti le caratteristiche ricorrenti del loro modus operandi. Niente storie di origini, niente “villain del giorno” o elementi che possano ricondurre ad una proceduralità di qualche tipo. Black Lightning è un drama a tutto tondo con una precisa direzione e che considera diversi aspetti ed influenze del protagonista, dalla famiglia alla città che protegge, dalla sua rogue gallery all’influenza sociale e politica. Per tanto, il registro narrativo adottato da The CW si pone al pari di una serie coi mezzi e la qualità di Netflix; infatti, non è un mistero se la piattaforma stessa trasmetta Black Lightning quasi in contemporanea con la data di trasmissione originale.
In principio fu Arrow, serial sul personaggio di Freccia Verde e che ancora oggi detiene il grande merito di aver ri-fertilizzato il piccolo schermo da fallimenti precedenti (una e due, tanto per fare dei nomi). Poi venne Marvel’s Daredevil, il quale imparò da Arrow e tutti i suoi predecessori, riscrivendo insieme a Netflix le regole della serialità televisiva supereroistica. Black Lightning non è altri che il capitolo successivo, quella generazione che sta imparando sia da Arrow, ma anche da Marvel’s Daredevil, in modo da affinare ancor di più il tiro e sfornare il prodotto di genere supereroi definitivo. Per qualcuno tali ispirazioni potrebbero essere immaginarie, ma in realtà sono così evidenti da essere chiare pure ad una persona senza occhi.
L’incipit – e pure il leitmotiv della serie – sono strutturati in modo da delineare un eroe cupo, spezzato e stanco, oltre che dai metodi brutali, ma dalle giuste e incrollabili motivazioni che, all’inizio della serie vengono accantonate ma che finiranno con l’essere riscoperte. Il Black Lightning di questo adattamento, pertanto, si presenta come un grande esempio di trasposizione, presentando al suo interno le caratteristiche della sua originale versione (preside di una scuola), quella di un personaggio generalmente appetibile al pubblico (Batman, quando si parla dei suoi anni di ritiro) e quella di un personaggio che ha saputo fare la differenza nel media in questione (Daredevil, per l’appunto).
Con questa caratterizzazione si costruisce un personaggio decisamente irresistibile, dato che si crea attorno a lui una mitologia regressa nota al parco di characters, ma non allo spettatore che lo scoprirà con il progredire del serial, cosa che donerà sempre più fascino al protagonista. Fondendo poi i tre aspetti delineati prima, si crea così un approccio familiare allo spettatore stesso, perché basato su meccaniche note ma presentato in una veste nuova. Se poi si aggiunge un Cress Williams in perfetta sintonia con Jefferson Pierce, il risultato è ancor più incredibile e accattivante.
Altro indizio a conferma della tesi che vuole il serial di Salim Akil come primo capostipite di una nuova generazione, sono gli elementi e le tematiche che riesce ad affermare con più incisività rispetto ai suoi predecessori. Guardando “The Resurrection” e “Lawanda: Book Of Hope”, si può notare come Black Lightning sia un Marvel’s Luke Cage fatto meglio, in quanto l’eroe DC è riuscito dove quello Marvel ha fallito. Il serial sull’ex-Power Man era praticamente l’angolo di sfogo di Cheo Hodari Coker, serie che ha saputo ben valorizzare la storia degli afro-americani, a discapito però dell’elemento supereroistico, cosa che ha fatto sprofondare Marvel’s Luke Cage in una prolissa lezione di storia.
Black Lightning vede Luke Cage e rilancia, promettendo di parlare e valorizzare tali tematiche mediante il lavoro del suo alter-ego in giacca e cravatta, senza però dimenticare la vita in spandex del protagonista. L’azione quindi accompagna la cultura, senza che la prima sia l’elogio all’ignoranza, e la seconda una predica clericale, confezionando un prodotto bilanciato nei contenuti e nella forma e scorrevole nella visione.
Per qualcuno è forse troppo da teoria del complotto vederci così tanta “somiglianza” tra Black Lightning e Luke Cage, non è neanche da escludere che la The CW – per essere più competitiva – abbia cerca di attaccare il fianco scoperto della Marvel, cercando di ricavare il proprio successo dalle serie più debole, utilizzando i personaggi della licenza DC che potevano garantire ciò. Essendo sia Jefferson Piecer che l’ex-Carl Lucas personaggi di colore di grande successo e che hanno sdoganato l’importanza degli stessi nei fumetti, l’occasione si presentò ghiotta e propizia. In più, anche la sigla di Black Lightning e una canzone composta apposta per Marvel’s Luke Cage si somigliano molto nei testi.
Un’ulteriore evoluzione si vede anche nello stile, nella regia e nell’approccio – a livello di trama e target – adottato dalla The CW. Se si considerano tutti i serial supereroistici mandati in onda dal network (Smallville compreso), Black Lightning è quello in cui sono più assenti le caratteristiche ricorrenti del loro modus operandi. Niente storie di origini, niente “villain del giorno” o elementi che possano ricondurre ad una proceduralità di qualche tipo. Black Lightning è un drama a tutto tondo con una precisa direzione e che considera diversi aspetti ed influenze del protagonista, dalla famiglia alla città che protegge, dalla sua rogue gallery all’influenza sociale e politica. Per tanto, il registro narrativo adottato da The CW si pone al pari di una serie coi mezzi e la qualità di Netflix; infatti, non è un mistero se la piattaforma stessa trasmetta Black Lightning quasi in contemporanea con la data di trasmissione originale.
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The CW dimostra la maturazione del suo stile sfornando Black Lightning, una serie che riprende un discorso iniziato da Marvel’s Luke Cage, presentandolo con parole e approcci migliori. Vedendo il network di trasmissione, la serie della showrunner Salim Akil si dimostra un prodotto diverso e atipico – quasi anti-The CW – e che spicca visibilmente rispetto ai suoi colleghi. Attualmente non sembra essere collegato a nessun’altro prodotto del Flarrow-Verse, ma i nove anni di gap si prestano bene ad un suo retroattivo inserimento futuro. Per il momento, ci si gode questo nuovo ed elettrizzante prodotto fumettistico. Per citare e parafrasare i Marvelliani Thunderbolts: “Justice Like (Black) Lightning!“.
The Resurrection 1×01 | 2.31 milioni – 0.8 rating |
Lawanda: Book Of Hope 1×02 | 1.94 milioni – 0.6 rating |
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