Apriamo la recensione dicendo questo: il destino di Marvel’s Agent Carter era appeso a un filo. Proprio come successe al suo collega Galavant (collega perché anch’esso trasmesso dalla ABC), nonostante l’alta qualità offerta dalla comedy extravaganza, l’accoglienza da parte del pubblico di massa fu piuttosto tiepida, cosa che mise il serial in fila per la cancellazione, dato che ottenne ratings insufficienti per il rinnovo. Fortunatamente, i vertici decisero di fregarsene altamente, rinnovando sia Galavant che Marvel’s Agent Carter, perché fiduciosi nella qualità del prodotto, magari perché anche pronti ad accettare i due come prodotti di nicchia. Quindi, se la prima stagione con protagonista l’Agente Peggy Carter aveva il compito di imporsi al pubblico e mostrare come un personaggio di contorno potesse diventare uno di risalto, la seconda ha invece l’obiettivo della conferma e di mostrare come la fiducia datagli dai vertici del network Disney non sia infondata. Ovviamente la stagione è solo all’inizio, però ha già mostrato che il posto vuole tenerselo eccome grazie a piccoli e grandi accorgimenti.
Il primo plauso che va fatto al serial è quello di non aver guardato indietro e aver saputo accettare le evoluzioni dello status-quo mostrate in “Valediction“. In questa doppia-premiere non si è cercato di riproporre il tema sulla rivalutazione della donna e l’esorcizzazione dei demoni della protagonista che ha prevalentemente dominato la scorsa stagione, bensì si è preso di petto il cambiamento e lo si è portato avanti, senza scadere nel vizio perseverante della serialità riassumibile nel motto “cambiare tutto per non cambiare niente”. Insomma, non si è fatto come in The Flash, che pur di recuperare Harrison Wells lo si è pescato da un universo alternativo, ma si è presa quella progressione di caratterizzazione e la si sta portando verso la maturità: la scena dell’interrogatorio e la ricomparsa, nonché cattura, di Dottie Underwood, ne sono le prove. Ora Peggy ha conquistato i privilegi e la posizione che era sua di diritto. Qui inizia la vera prova in salita: tenerseli stretti.
Il secondo plauso è quello di non aver diminuito l’impegno indirizzato alla ricostruzione storica del serial. Oltre alla ricostruzione della componente urbanistica, dei costumi e gadget dell’epoca, il serial ha infilato al suo interno anche musiche e citazioni risalenti agli anni ’40, magari di difficile digeribilità per coloro che non sono ferrati su celebrità e usanze di quegli anni, ma la poca cultura dello spettatore al riguardo non può e non deve frenarlo dall’apprezzare queste scelte stilistiche che sottolineano la cura per i dettagli.
Il terzo plauso va invece al cambio di location, che qui passa da New York a Los Angeles. Può sembrare superfluo parlare del cambio di ambientazione ma, in realtà, lo spostamento dalla Grande Mela alla Città Degli Angeli non ha solo portato un cambiamento climatico, ma anche di atmosfere e genere che hanno dato nuova e frizzante energia al serial ABC/Marvel Studios.
Uno dei tanti difetti del genere spionistico è quello di avere la pretesa di porsi con un piglio realistico, pur a volte sfornando sequenze e gadget assurdi, esagerati e totalmente irrealistici. Qui, la sospensione dell’incredulità è abilmente mantenuta grazie alla “scusa” di essere in un universo narrativo in cui invasioni aliene e robot assassini sono quasi all’ordine del giorno e che, anzi, bisognerebbe stupirsi se anche un semplice caso dati toni polizieschi non fosse collegato a qualche strana energia extradimensionale. Un altro grande plauso è anche questo: aver saputo studiare attentamente gli elementi e i personaggi da inserire per creare una storia accattivante piena di personaggi intriganti, senza però avere il pesante fardello del paragone cartaceo da affrontare. La prova del nove è Jason Wilkes, personaggio parte dell’Universo Marvel ma con così poca (e insignificante) storia alle spalle da poter essere usato per i comodi degli showrunner senza avere troppe recriminazioni dai fan. Gli effetti benefici della scelta si vedono subito, basti vedere l’intesa creatasi in sole due puntate tra lo stesso Wilkes e la Carter, chimica ben introdotta anche grazie alla recitazione di Hayley Atwell, ormai così a suo agio con la parte da essere in grado di instaurare un gran bel rapporto con tutti i personaggi.
- Il titolo dell’episodio è una citazione ad un famoso romanzo di Raymond Chandler con protagonista la sua più celebre creazione: il detective privato Philip Marlowe.
- Fa il suo debutto Whitney Frost, personaggio anche conosciuto con l’alias di Madame Masque, villain abbastanza ricorrente nelle storie di Iron Man e dei Vendicatori. Attualmente il personaggio si è visto molto poco, quindi ci riserviamo il suo approfondimento nello specchietto Facce da Fumetto quando farà una maggior presenza all’interno della serie o quando ci sarà un’evoluzione caratteriale che ci permetterà di parlarne. Per il momento possiamo dirvi che il personaggio si presenta già molto diverso dalla sua controparte cartacea, dato che non solo non ha mai fatto l’attrice di professione, ma non ha mai neanche vissuto negli anni ’40.
- Quando Jarvis presenta Whitney Frost a Peggy dice che il suo recente successo al botteghino è stato un film chiamato “Tales Of Suspense”. La frase presenta al suo interno una doppia citazione. Non solo è un riferimento al mensile in cui Madame Masque fece la sua prima apparizione (per la precisione, Tales Of Suspense #97 del 1968), ma anche al mensile stesso, dato che Tales Of Suspense è stata una delle prime e storiche testate della Marvel Comics, testata in cui debutteranno anche personaggi oggi molto famosi. Un esempio? In Tales Of Suspense #39 del 1963 comparirà per la prima volta un certo Iron Man.
- In America, la premiere della seconda stagione di Marvel’s Agent Carter è durata due ore anche per un secondo motivo: quest’anno Capitan America celebra il suo 75° anniversario. Essendo Peggy Carter un personaggio a lui collegato, si è optato per far durare la premiere il doppio del tempo. A seguire, la ABC ha trasmesso uno speciale di un’ora totalmente incentrato sulla carriera editoriale della Sentinella Della Libertà.
- La sostanza che compare alla fine è chiamata Zero Matter, sostanza che darà origine alla Forza Oscura, una forma di energia già vista in Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. (ve lo ricordate Marcus Daniels?). I vertici dei Marvel Studios hanno promesso di parlarne più approfonditamente nel prossimo Doctor Strange.
- Fa la sua prima apparizione fisica Ana Jarvis, la consorte di Edwin Jarvis. Ana in realtà fa parte dello show sin dal suo doppio-pilota, ma nella prima stagione non compare mai fisicamente, al contrario di questo episodio in cui vediamo finalmente com’è fatta. Nei fumetti non esiste la sua controparte cartacea, cosa che la rende un personaggio creato appositamente per lo show.
- Calvin Chadwick, Jane Scott e Vernon Masters sono personaggi inventati appositamente per lo show.
- Fa la sua prima apparizione Jason Wilkes, un vecchissimo personaggio della Marvel Comics (poi mai più usato) nel periodo in cui la Marvel pubblicava serie antologiche auto-conclusive che presentavano storie di stampo classico e che ricalcavano tanto il western e horror anni ’30 e la fantascienza anni ’50. Tales Of Suspense apparteneva al secondo insieme e, sul numero #25 del 1962, si raccontava la storia di Jason Wilkes: uno scienziato che venne contattato da un agente segreto comunista che lo pagò per creare la formula dell’invisibilità e usarla a favore dell’URSS; proverà la formula su sé stesso e finirà col fallire l’esperimento, diventando intangibile e senza possibilità di tornare normale. La Marvel poi abbandonerà la formula delle serie antologiche poiché il successo ottenuto dai Fantastici Quattro l’anno precedente spronerà la casa editrice a potenziare il genere supereroistico, tornato in voga dopo una decade e passa di crisi, e creare l’universo narrativo approdato ora anche al cinema e alla tv.
- Quando Peggy Carter sta interrogando Dottie Underwood appoggia sul tavolo una spilla con uno strano simbolo. Il simbolo è lo stesso mostrato in diversi episodi della terza stagione di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. la cui vera origine è stata mostrata e discussa in “Many Heads, One Tale“.
- Quando Calvin Chadwick entra nel luogo che lo condurrà poi alla sala riunioni, appena entra nel complesso, la telecamera inquadra in bella vista l’antico logo del Hydra la cui vera origine, come detto proprio qui sopra, è stata mostrata e discussa in “Many Heads, One Tale“.
- Le persone presenti nella sala riunioni erano i membri del Consiglio dei Nove, gruppo di persone che possiamo classificare come le principali personalità di spicco e comando dell’Hydra moderna. Tra i presenti c’era pure Hugh Jones, personaggio già visto nel serial nell’episodio “Bridge And Tunnel“.
- Lo spezzone di film in cui Whitney Frost stava lavorando si intitolava “The Woman With The Golden Face”. È un riferimento all’elemento più riconoscibile del suo costume: una maschera dorata, vagamente simile a quelle di origine veneziana che le copre interamente il viso.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Valediction 1×08 | 4.02 milioni – 1.3 rating |
The Lady In The Lake 2×01 | 3.26 milioni – 1.0 rating |
A View In The Dark 2×02 | 3.26 milioni – 1.0 rating |
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