Sarebbe fin troppo banale definirlo come il nuovo Lost, appellativo fin troppo abusato e iellato vista la fine dei serial che si erano fregiati di questo titolo nobiliare, Flashforward e Alcatraz in primis. Certo è che, con alle spalle due geni come J.J.Abrams ed Eric Kripke, le aspettative sono alte e la speranza di non essere delusi pure.
Ma quindi com’è in realtà questo Revolution?
È esattamente come ce lo si aspetta: intrigante, innovativo, misterioso quanto basta e, ovviamente, dotato di una vicenda familiare alquanto complicata. Kripke, famoso soprattutto per Supernatural, ha messo nello show ciò che di meglio ha funzionato con i fratelli Winchester e cioè la componente famigliare disgregata che si riunisce quando il padre muore davanti agli occhi dei figli. Suona famigliare? È più o meno la storia di Supernatural ma le analogie non si fermano qua. Infatti se da una parte abbiamo Sam e Dean Winchester, qui troviamo Charlie e Danny Matheson, rispettivamente sorella e fratello. E se questo è l’apporto che ha dato Kripke alla storia, ovviamente oltre al plot centrale, la mano di J.J. si sente decisamente e non lascia dubbi e già dai primi minuti le domande si moltiplicano. Come faceva il padre a sapere del blackout totale? Che diavolo è quella chiavetta/ciondolo argentato? Ma soprattutto, la domanda delle domande: può davvero un aereo roteare così tanto su sè stesso per il blackout? Diciamo che se per le prime due domande gli autori hanno ammesso di avere già scritte le risposte, memori del Lost casino, possiamo sciogliere ogni dubbio e dire che l’aereo trottola è frutto di un peccato di hybris del regista.
Ma Abrams non è solo questo e il suo tocco si vede in diversi frangenti, un cenno su tutti è la comunicazione con un pc in Dos con i caratteri in verde. Ai fan di Lost sicuramente non sarà sfuggito questo enorme easter egg. Sempre grazie alla scena finale ovviamente aumentano gli interrogativi perchè se per 40 minuti abbiamo pensato che il solo a sapere cosa fosse realmente successo fosse il padre di Charlie e Danny, cioè Ben Matheson, scopriamo che le cose non sono esattamente così e che esiste, in via del tutto ipotetica, un gruppo di persone che sanno la verità e soprattutto vivono nell’ombra per non essere scoperte e catturate dalle milizie della Repubblica di Monroe.
Gentilmente, ed evitandoci scoperte scontate, ci è stato concesso di sapere fin da subito che Monroe, il dittatore di questa “repubblica”, era amico dello zio dei ragazzi, Miles, e, per qualche motivo che ovviamente fungerà da fulcro della storia, si sono separati diventando nemici.
Ora mi rendo conto che raccontata in questi termini la storia assume dei contorni banali eppure, al termine dell’episodio, non si può non desiderare di vedere subito il seguito e questo non è da tutti i pilot. Strutturalmente efficiente, perchè viene concesso spazio a ciascun personaggio per conoscerli meglio, e narrativamente coinvolgente, visto la mancanza di momenti morti pronti a spezzare il ritmo. Insomma un pilot ben fatto che ci fa nutrire molte speranze per i prossimi episodi anche perchè, se sono bastati 40 minuti per mettere così tanta carne al fuoco, non possiamo non pensare che questo giro di intrighi e misteri sia solo il contorno di un piatto ancor più succulento che dev’essere gustato con le giuste porzioni.
A chiudere il cerchio dei pregi e difetti di Revolution non può non essere citato Giancarlo Esposito. Vivere nell’ombra di Gus Fring non dev’essere bello e questa è l’occasione adatta per lasciarsi alle spalle il produttore di metanfetamine che gli è valso una nomination agli Emmy. La sua monoespressività facciale, sempre terrorizzante, rende impossibile capire ciò che pensa e al contempo fa sì che sia perfetto per la parte del Capitano Tom Neville.
Alla fine della fiera possiamo essere felici del risultato di questo pilot e, pregando che gli ascolti lo premino garantendone una 2° stagione, non ci resta che sperare che la qualità dello show emerga sempre più perchè con un plot simile e degli attori del calibro di Giancarlo Esposito non si può fare a meno nella televisione odierna.
- Jon Favreau è il regista del pilot!
- Giancarlo Esposito regna sovrano
- Trama decisamente interessante
- Caratterizzazione dei personaggi davvero ben fatta
- Un plauso alla computer grafica per la Chicago allagata
- J.J. Abrams + Eric Kripke = GARANZIA DI QUALITA’
- Leggermente troppo forzato lo scontro finale, per un attimo ho pensato di guardare Xena
- L’aereo che gira su sè stesso? Davvero???
- Era necessario che Danny fosse asmatico? Praticamente potrebbe morire da un momento all’altro senza Ventolin…
- Magari non avrei ucciso subito Ben Matheson perchè, come tutti sappiamo, un uomo vale più da vivo che da morto, sempre
VOTO EMMY
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.