Nei giorni passati abbiamo assistito alla puntata pilota di Arrow, un nuovo telefilm made in USA, dallo stile accattivante e movimentato. Non ci sono stati misteri od equivoci, fin da subito il pilot ci fa capire chi è il protagonista e che direzione prenderà il telefilm basato su un supereroe dei fumetti: l’arciere Freccia Verde della DC Comics. Per chi non lo sapesse stiamo parlando della stessa casa editrice di fumetti che ha messo al mondo eroi come Batman, Superman e Wonder Woman; parliamo indubbiamente di gente che sa il fatto suo, nonostante il passo falso chiamato “Smallville”, anch’esso andato in onda su The CW e con a base la mitologia fumettistica di Superman.
Smallville fu il primo tentativo di portare sullo schermo in età moderna un supereroe e di umanizzare una figura simpatizzata da pochi: i risultati sono stati da capogiro e il successo riscontrato in termini di ascolti ha portato i vertici della Warner Bros. a tentare la trasposizione di Freccia Verde, con un approccio totalmente differente a quello con l’Azzurrone. Oliver Queen, un famoso ragazzo miliardario noto per essere un playboy modaiolo ed un mascalzone, torna da un esperienza che farebbe andare in analisi chiunque per il resto della propria vita. Dopo un naufragio in cui sono morti il padre e la fidanzata Sarah, Queen passa cinque anni su un isola della Cina protagonista di una autentica esperienza da incubo che lo cambia nel profondo; dopo un salvataggio di fortuna, Oliver torna nella natale, la corrotta e violenta Starling City, con tutte le intenzione (e i mezzi, essendo pure ricco sfondato) di fare qualcosa per porre rimedio all’incalzante crimine della città, tenendo così anche fede ad una promessa fatta al padre morente. Anche se nessuno lo sa, nasce Freccia Verde: probabile paladino di Staling City, arma vivente votata alla vendetta con un arsenale da brividi, apparenti risorse illimitate e rabbia e rancore da vendere.
Benché scomodo, il paragone con “Smallville” e con la versione di Freccia Verde presentata al suo interno lo si fa subito, non solo perché appartenete al genere dei serial comics, ma sopratutto perché precedente storico di questo nuovo genere. Aiutato anche da una influenza teen-drama piuttosto spiccata e da trame votate spesso al buonismo, “Smallville” rappresentava quel genere di storia a fumetti tipiche degli anni ’40, in cui si presentavano (il più delle volte) scanzonate avventure dai risvolti perlopiù positivi: il classico “tutto è bene quel che finisce bene”; del resto, con Superman, come fai a giocartela diversamente? Qui invece, nonostante l’emittente di trasmissione, il cambio di registro è palese e gli showrunner decidono di guardare di più alla rivoluzionaria rivisitazione di Christopher Nolan, nel delineare il carattere del protagonista e del suo mascherato alter-ego.
Le atmosfere dark, urbane, la narrazione interna di Oliver Queen dai toni noir, i suoi metodi violenti e amorali, i rapporti ambigui tra i personaggi e gli svariati segreti tra di essi che si presentano come accattivanti trame secondaria, fanno indubbiamente da padrone per tutto l’episodio e riescono a catturare da subito lo spettatore per l’incisiva immediatezza degli eventi; alternato presente e flashbacks, il pilota non si perde in chiacchiere e confeziona una premessa decisa come le sue scene d’azione confezionate in maniera mirabolante, mettendo i dovuti puntini sulle I e presentando un biglietto che descrive in maniera chiara e concisa aspetti e caratteristiche portanti della serie, oltre che un episodio pieno e che sfrutta i suoi quaranta minuti di puntata nella miglior maniera possibile. Per chi ancora si ricorda la versione di Freccia Verde delineata in “Smallville” e dipinta come in disinibito provolone, uscirà di sicuro traumatizzato dalla versione grezza e dura a cui ci si dovrà abituare.
Purtroppo, citare Christopher Nolan non è stato un caso, dato che uno dei pochissimi difetti di questa puntata è che la caratterizzazione, lontanissima da quella originale dei fumetti, può ricondurre troppo al sopracitato Batman: sopratutto vista la recente conclusione della Dark Knight Trilogy. Come Batman, anche Arrow ha la sua personale “bat-caverna”, come lui è un miliardario che possiede delle apparecchiature super-stilose ed è mosso da ideali analoghi al paladino di Gotham City: il rischio, nonostante il background ben consolidato (per essere un episodio pilota) e di sicuro vincente e capace di conquistare, ma il rischio è comunque quello di convertirsi ad una spiacevole versione verde di Batman. Inoltre, da demonizzare è anche l’eccessivo uso di elementi soap-opera, che in una storia di supereroi possono si mettere pepe, ma col giusto dosaggio: che qui, si è forse un po’ troppo superato.
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action della città più malfamata dei fumetti? Ma certo che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, come abbiamo fatto per Marvel’s Agents Of SHIELD, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nelle puntate.
- La città di Freccia Verde non si chiama Starling City, ma Star City, nei fumetti.
- Il personaggio di John Diggle è stato inventato appositamente per lo show e chiamato così in onore dello sceneggiatore Andy Diggle, autore della miniserie Green Arrow: Year One, da cui la serie tv Arrow prende spunto le premesse.
- Oliver Queen chiama spesso sua sorella “Speedy”. Nei fumetti, Speedy è il primo nome di battaglia con cui il primo sidekick di Freccia Verde, Roy Harper, lo affiancava nei suoi esordi, prima di cambiarlo in Arsenal e poi Freccia Rossa.
- A proposito di Thea: ella è la versione televisiva di Mia Dearden, secondo personaggio a prendere il nome di Speedy ed affiancare Freccia Verde nelle sue battaglie. Comparsa per la prima volta su Green Arrow #2 del 2001, un’adolescente fuggita di casa, dove subiva gli abusi del padre. Incapace di sopravvivere da sola, si innamorò di un uomo che le offrì vitto e alloggio in cambio dei suoi servizi come prostituta. Mia fu salvata da uno dei suoi clienti, un politico locale depravato, dal supereroe Freccia Verde, appena ritornato a Star City. La ragazza riuscì a intuire la sua vera identità, quella del miliardario Oliver Queen, diventando la sua nuova protetta; Queen, allora, la addestrò nel tiro con l’arco.
- Quando Oliver viene salvato dai due pescatori cinesi (o quello che erano), si può intravedere una maschera con una freccia conficcata nell’occhio destro della stessa. E’ la maschera di Deathstroke, famoso mercenario prezzolato della DC Comics che ha affrontato mezzo universo DC, sopratutto i Teen Titans, Freccia Verde e Batman.
- Tra i nomi della lista di Queen, si può vedere il nome di un certo Hannibal Bates: è l’alter-ego di villain della DC Comics conosciuto come Everyman, villain minore di Freccia Verde e Black Canary, quando questi due collaboravano nella serie a fumetti “Green Arrow & Black Canary”. Comparso per la prima volta su 52 #9 del 2006, Hannibal Bates è una delle persone scelte da Lex Luthor per partecipare al Everyman Project, dove acquisì i suoi inquietanti potere mutaforma; di fatti, mentre nella serie gli basta un semplice tocco per assumere la forma di un’altra persona, nei comics deve addirittura mangiarne una parte del corpo della persona in cui vuole trasformarsi. Verrà poi ucciso da Cupido, una vigilante (poi criminale) ossessionata da Freccia Verde, sulle pagine di Green Arrow and Black Canary #29 del 2010.
- In questo episodio compare una certa Dinah Laurel Lance: personaggio dei fumetti conosciuto come Black Canary. Nei comics, Dinah eredita i panni di Black Canary dalla madre, Dinah Drake, che acquisisce il secondo cognome di Lance dopo essersi sposata con il poliziotto Larry Lance (nell’episodio, ha il primo nome di Quentin); mentre la mamma di Dinah era una semplice combattente in costume senza alcun potere (ma dotata una grande tecnica di combattimento), la figlia svilupperà non solo le stesse tecniche combattive, ma anche un metagene che conferirà alla donna un superpotere: il “Canary Cry”, un potentissimo urlo sonico dai vari effetti e utilizzi, per lo più devastanti e distruttivi. I fattori che spingeranno la Dinah del fumetto a diventare una supereroina, sarà la semplice ammirazione dei lavori svolti dai genitori come poliziotto e eroina; dopo un rigoroso addestramento sotto la guida di Ted Grant/Wildcat e il pensionamento della mamma, Dinah porterà avanti il nome di Black Canary. Prima apparizione di Dinah Drake/Black Canary I: Flash Comics #86 del 1947 (morirà poi su Secret Origins #50 del 1990 dopo una lotta contro il cancro). Prima apparizione di Dinah Lance/Black Canary II: Justice League Of America #75 del 1969.
- Adam Hunt, Tommy Merlyn, Sara Lance e il detective Lucas Hilton sono personaggi appositamente creati per lo show.
- Compare il villain Constantine Drakon, un villain minore nel caso di Freccia Verde, ma non per questo meno letale. Comparso per la prima volta su Green Arrow #27 del 2003, Drakon si presenta come un combattente di arti marziali espertissimo che ha affinato la sua tecnica in una maniera così letale, da utilizzare solo quella come arma per uccidere. Di fatti, egli, già in tenerà età e durante il suo addestramento conseguito in Grecia, diventerà ossessionato e assuefatto dall’atto di ucciderne, diventandone completamente schiavo.
PRO:
- La storia è ben progettata
- Un buon ritmo
- Spettacolare la faccia del poliziotto quando vede il capo della sorveglianza di Hunt
- Effetti speciali dei combattimenti ben congegnati
- Atmosfere dark e urbane
CONTRO:
- Troppi elementi soap opera
- Rischio di farlo diventare un “telefilm di Batman senza Batman” concreto
- Può uno yacht affondare così velocemente?
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.
Spettacolo!! grande arrow!
Devo ancora vedere l'episodio ma effettivamente dalla trama raccontata sembra un pò calcare la falsariga del Batman di Nolan… vedremo 🙂
Appena finito di vedere l'episodio.
Cioè giuro… per 40 minuti non ho fatto altro che pensare a tutte le cose copiate da Batman begins.
A me dispiace perchè in sè l'episodio è bello e fatto bene ma veramente sa tutto di già visto… la scena dell'allenamento e della costruzione di parte dei gadget, il fatto che il protagonista si comporti in maniera subdola davanti a tutti per mascherare la sua doppia identità, la scena dove attacca l'auto con dentro il boss dei cattivi.. senza contare che pure qua il grande amore del supereroe fa l'avvocato 🙂 !
praticamente le uniche cose diverse sono il costume ed il "fattore" che ha fatto scatenare qualcosa dentro l'animo del protagonista.
Cioè… vabbè copiare dai migliori ci sta anche ma spero vivamente che già dal prossimo episodio il telefilm trovi una dimensione propria perchè le potenzialità ci sono.
Se non altro adesso abbiamo un Oliver Queen decisamente interessante… altro che quello di Smallville.