Il leggendario Lenny Bruce, uno tra i pionieri per quanto riguarda comicità sboccata e irriverente a stampo satirico, una volta disse che “la vita è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere. Ciò che dovrebbe essere è solo una sporca bugia“. Questa frase, nella sua apparente banalità, esprime l’essenza dell’intero show ideato da CK. La vita è ciò che è, e talvolta ciò che è ci può mettere a disagio, farci soffrire, può arrivare anche a esasperarci a tal punto da farci sentire inutili, soli. Lo scopo di Louie è sempre stato quello di raccontare la realtà, la vita per quello che è, lasciando che fossero le altre comedy a raccontare quello che invece dovrebbe essere. Un’impresa a dir poco ardua per chi pretende di realizzare uno show di questo genere poiché, sebbene la massima di Lenny Bruce corrisponda a verità, è anche vero che la realtà, a volte, può essere dannatamente noiosa. Ed è qui che si vede il talento di CK, un vero maestro quando si tratta di rimanere in equilibrio tra drama e comedy, senza che l’uno intacchi l’altro, ma anzi miscelandoli alla perfezione in un nuovo genere “dramedy”, capace di farci ridere e riflettere allo stesso tempo.
Il comico aveva annunciato che questa quinta stagione sarebbe stata “laugh-centric“, una definizione molto soggettiva se si pensa al tipo di comicità di CK, fondata principalmente sul fastidio provocato dalle situazioni scomode di tutti i giorni e quindi apprezzata o meno in funzione dell’attitudine dello spettatore a ridere del potenziale disagio derivante da improbabili interazioni con improbabili esseri umani. A prescindere dall’apprezzamento, ciò che appare indiscutibile è l’originalità dimostrata puntata dopo puntata in questi cinque anni di messa in onda. Esattamente come nei suoi monologhi, il comico non utilizza mai lo stesso materiale più volte, buttando via tutto ogni anno, per ricominciare da zero offrendo nuovi spunti di riflessione su situazioni e personaggi nuovi, fatta eccezione per Pamela, alter-ego di Louie e presenza necessaria in quanto incarnazione delle complessità legate al rapporto di coppia. A proposito di originalità, nel 2010, durante una serata-tributo in onore di George Carlin, CK fece un intervento parlando delle difficoltà incontrate da adolescente nello scrivere del buon materiale, finendo per descrivere in poche parole quella che il sottoscritto ritiene l’essenza stessa della comicità: “Quando hai finito di fare battute su aeroplani e cani, e poi le butti via, cosa ti rimane? Puoi solo scavare dentro di te, iniziare a parlare dei tuoi sentimenti, di chi sei. Poi fai queste battute e sono andate. Devi scavare ancora più a fondo, parlare delle tue paure, dei tuoi incubi. Poi fai queste battute e sono andate. E così finisci per trovare roba strana. Ed eventualmente raggiungi le palle“. Una filosofia che CK ha applicato in maniera impeccabile anche al suo piccolo gioiellino, superando la concezione di comicità fine a se stessa, utilizzando invece l’umorismo per scavare a fondo in tutta una serie di problematiche che quotidianamente ciascuno di noi si trova ad affrontare, problematiche che inevitabilmente finiscono col metterci a disagio.
In “Cop Story” ci troviamo di fronte a uno degli incubi con cui, almeno una volta nella vita, tutti noi abbiamo dovuto fare i conti: il conoscente insopportabile con il quale non passeremmo nemmeno venti secondi della giornata, spuntato casualmente, e intenzionato a rovinare la nostra routine con uno sgraditissimo invito a passare una serata in sua compagnia.
Come sempre la puntata è suddivisa in due atti, apparentemente slegati tra loro. Essendo la commedia l’arte dell’imprevisto, spesso Louie ci mette di fronte a delle repentine inversioni di trama, portandoci verso delle derive narrative impossibili da prevedere a inizio puntata. Il protagonista si ritrova a discutere con la proprietaria di un negozio in merito alla poca attenzione riservata al cliente, rivelando pian piano la vera ragione della sua frustrazione: l’insofferenza verso i giovani. “I will alert my entire generation that your generation needs nothing from us“, con questa frase si palesa il sentimento di inutilità rispetto alle nuove generazioni, maldestramente celato dietro un’ammonizione nei confronti della giovane proprietaria del negozio, la quale però smaschera immediatamente l’insoddisfazione di Louie, che alla fine non può far altro che ammettere la sua frustrazione. Una sensazione venuta a galla dopo aver capito di non appartenere al futuro, ma solo al passato.
Nel secondo atto dell’episodio affrontiamo il segmento narrativo principale, quello da cui prende il nome l’episodio, e vediamo Louie alle prese con Lenny (un ottimo Michael Rapaport) suo “quasi cognato”, tanto socievole quanto insopportabile. Lenny è a conoscenza dell’opinione che le persone hanno di lui, ma nonostante ciò non accenna a un cambiamento, rimanendo in bilico sul ciglio di un baratro, a un passo da un abisso di solitudine e autocommiserazione. La pistola smarrita, e quindi la prospettiva di perdere l’unica cosa bella della sua vita, il lavoro, portano Lenny prima a una fase di svuotamento emotivo e dopo a momenti di cieca violenza verso ciò che lo circonda. Quella pistola, oltre a rappresentare l’ultimo appiglio prima di sprofondare nel baratro, simboleggia anche l’ego di Lenny, l’oggetto su cui egli proietta la sua intera identità nonché l’emblema del suo potere in quanto poliziotto. Il ritrovamento dell’arma da parte di Louie, gesto ammissibile se visto a livello personale, non può essere visto allo stesso modo dal punto di vista sociale. Per quanto il gesto del protagonista sia intriso di umanità nei confronti di un uomo visibilmente sofferente, non possiamo fare altro che chiederci se sia giusto rimettere una pistola nelle mani di una persona come Lenny.
Con “Bobby’s House” torniamo invece a esplorare il rapporto tra Louie e Pamela, analizzando le dinamiche sentimentali all’interno della coppia e arrivando, in maniera piuttosto inquietante, a un letterale scambio di ruoli. Dopo l’ennesimo tentativo di esternare i propri sentimenti, Louie si scontra nuovamente con le idee di Pamela, refrattaria a ogni sorta di legame duraturo e risoluta nelle sue scelte di vita. Il “role-play” messo in atto dai due rientra certamente tra le scene più disturbanti dell’intero show, eppure in quel momento di fugace abbandono possiamo scorgere un barlume di reale romanticismo, dove giudizi e preconcetti svaniscono per un attimo, lasciando posto alla più profonda intimità, un’intimità che però non sarà sufficiente per far cambiare idea a Pamela circa la sua idea di rapporto.
La cosa davvero geniale dell’episodio però va ben oltre il semplice trauma emotivo. Lo scardinamento delle normali dinamiche di genere, avvenuto prima con la rissa e poi con lo scambio di ruoli, ci fa capire quanto la nostra percezione della realtà possa mutare in base al sesso. Pamela appare decisa e determinata nelle sue decisioni, e non si può far altro che apprezzare la sua sincerità nei confronti di Louie. Se fosse stata un uomo però questo tipo di trattamento avrebbe immediatamente lasciato presumere un egoismo di base e avremmo sicuramente empatizzato con la donna “scaricata”. Allo stesso modo Louie, insicuro, pedante e talvolta pateticamente bisognoso, attirerebbe maggiori simpatie se vi fosse un inversione di genere. In questo modo però siamo portati a una riflessione più profonda, mettendo in discussione tutti i nostri preconcetti riguardo al comportamento che una persona “dovrebbe mantenere” in base al genere, concentrandoci solamente sulla correttezza di certi atteggiamenti a prescindere da stupide convenzioni sociali e antiquati stereotipi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
À La Carte 5×02 | 0.47 milioni – 0.2 rating |
Cop Story 5×03 | 0.41 milioni – 0.2 rating |
Bobby’s House 5×04 | 0.58 milioni – 0.2 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.