Prima di cominciare con questa nuova avventura recensionistica, noi di Recenserie ci teniamo a dirvi una cosa: lo facciamo per voi. Abbiamo guardato The Lady, l’ormai famosissima web series partorita dalla mente – che col senno di poi non ci pentiamo di definire geniale – di Lory Del Santo e, per vostro immenso gaudio, ogni settimana vi proporremo il nostro personalissimo giudizio sulla serie trash più in voga del momento. Innanzitutto occorre chiarire un concetto: criticare la serie per le ovvie pecche a livello estetico e recitativo sarebbe fin troppo facile. L’unico modo per poter comprendere a pieno il reale valore dello show è valutarlo per ciò che è in realtà: un capolavoro postmoderno, specchio della povertà culturale che ci trasciniamo dietro da anni. Ed è proprio in quest’ottica che le pecche sopracitate si trasformano in punto di forza, veicolando, tramite uno stile più consono all’industria pornografica, una visione del mondo apparentemente inconsueta, dietro la quale scopriamo essere accortamente ammantata un’interpretazione pragmatistica della vita. I personaggi, dietro a performance recitative nuovamente riconducibili al cinema per adulti, finiscono per incarnare la figura quasi mitologica del realista puro, portato a privilegiare la concretezza pratica piuttosto che perdersi in sottigliezze prettamente verbali.
Per i pochi che ancora non hanno avuto modo di godere del gioiellino partorito dalla Del Santo, The Lady è la storia di Lona, moglie di un magnate passato a miglior vita in seguito ad un misterioso incidente, catapultata improvvisamente in un mondo fatto di auto di lusso, vestiti costosi, proprietà sparse per il mondo, autisti dallo spiccato humor inglese e servitori indiani dall’indubbio talento recitativo. Il tutto condito da un fidanzato possessivo con una propensione allo stalking selvaggio (un Costantino Vitagliano in forma smagliante che riesce perfino a farci dimenticare la magistrale interpretazione di Alberto Tomba in “Alex L’Ariete“), complessi orditi narrativi, misteriosi nemici pronti a tutto per ostacolare la Lady, ma soprattutto una misteriosa malattia che impedisce a chiunque di indossare una maglietta per più di otto secondi.
“Ti avviso, però, meteo avverso, danno pioggia”
“Non importa, Dio creò gli ombrelli”
Ma arriviamo a questa fantastica thirteen minutes and a half premiere con cui la Del Santo torna prepotentemente a parlarci di quanto sia inaccettabile essere poveri e brutti nell’Italia del ventunesimo secolo. Non passa neanche un minuto e già siamo catapultati nel vivo grazie alla presentazione dei villains di stagione, rigorosamente seminudi e intenzionati a uccidere The Lady. La sconvolgente rivelazione avviene tramite la rottura della quarta parete da parte dei due attori, sottolineando la naturalezza con cui la serie cerca di rappresentare il mondo, rinunciando a quelle che Bertolt Brecht definiva “incrostazioni mistiche”, sollecitando lo spettatore a giustificare o negare tale rappresentazione, riflettendo sulla propria misera appartenenza sociale.
Dopo un paio di telefonate a uomini palesemente accaldati, ci spostiamo in discoteca, assistendo al primo gran colpo di scena della stagione: il furto della borsa di The Lady da parte di Manuel. L’aitante accompagnatore, fedele al suo piano originario, decide di evitare che la ragazza si ubriachi da sola urlandole ripetutamente un perentorio “Non bere!”, drogandola pochi secondi dopo davanti ai suoi bodyguard. Ligio al suo ruolo di cattivo, decide anche di mettere la borsetta sotto la giacca come un taccheggiatore tredicenne all’Esselunga piuttosto che prenderla e uscire in tutta serenità.
Lo sviluppo diegetico lascia spazio all’introspezione e così ci troviamo catapultati nella mente di The Lady e della sua misteriosa nemica Zora. Dal monologo di quest’ultima traspare un evidente risentimento nei confronti di Lona, colpevole di aver boicottato la sua sete di libertà. La nascita di un nuovo genio del male è completa, e questa presa di coscienza precede il monologo della protagonista, alle prese con i suoi demoni interiori, ma soprattutto alle prese con il ricordo dello stalking selvaggio di Luc. L’ingresso in scena di Chang oscura per un attimo l’interpretazione della Contreras, a dimostrazione del ruolo fondamentale dei comprimari per quanto concerne i delicati equilibri della serie. Il punto forte però arriva sul finale, grazie alla guest star dell’episodio: Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda. Dopo aver trasceso i confini della serialità televisiva italiana con Mario, il brullo malandrino del nonsense torna prepotentemente a calcare la scena, impersonando Mio, pretendente di The Lady, e mostrando una recitazione in merito alla quale il buon René Ferretti avrebbe espresso il suo dissenso. Cerca di mollare un po’ Maccio, che qui rischi di farli risultare tutti dei cani.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
The Lady non tradisce le aspettative e riparte alla grande con guest star d’eccezione e un sacco di minutaggio dedicato al talentuoso Chanaka Hapugoda (in arte Chang). Ci aspettiamo grandi cose da questa seconda stagione, ma alla luce dei risultati straordinari raggiunti nel corso della prima annata, ci sentiamo di accantonare ogni dubbio a priori.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.