Angel From Hell 1×01 – PilotTEMPO DI LETTURA 4 min

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Debutta, dopo essere stata rinviata per qualche mese, la sit-com CBS con la star Jane Lynch, reduce dal ruolo ormai famigerato di Sue Sylvester in Glee, forse l’unico personaggio per cui valeva la pena vedere ancora la serie fino alla sua conclusione.
Essendo Jane un’attrice brillante, questa sit-com ne sfrutta appieno le potenzialità, mischiando la bontà dell’essere un (presunto?) angelo custode con la cattiveria delle battute sempre sagaci, il tutto addolcito da molteplici riferimenti pop.
Il canale è la CBS, network che tenta la strada di una nuova comedy affidandosi al produttore esecutivo della serie, Tad Quill, già coinvolto in molti episodi di Scrubs e Dirty Sexy Money, serie di successo e, soprattutto la prima, seminali nel difficile panorama comedy degli ultimi anni.
La serie ha il formato classico della sit-com da 20 minuti dove ci viene presentata Maggie, un’affermata dermatologa di Beverly Hills, alle prese con un cambiamento importante nella sua vita: finalmente andrà a convivere col suo ragazzo, un geek disoccupato dedito alla creazione di un’ennesima app futile e assurda. L’incontro con il presunto angelo custode Amy (Jane Lynch) è l’incipit che dà il via alla serie e che creerà scompiglio nel quadretto familiare che Maggie si sta costruendo.
Lo scopo di Amy è quello di aiutare la protagonista nel raggiungimento della fantomatica felicità. Cosa assai complicata per Maggie, persona troppo altruista, che pare essersela persa per strada dopo aver perso la sua più grande amica: la mamma. Da poco orfana di madre, si prende cura di suo padre, vedovo rassegnato, di un fratello da poco divorziato e di un ragazzo spiantato che la usa.
L’angelo Amy viene dipinto un po’ sui generis: trasandata, dipendente palesemente dall’alcool, e inizialmente poco credibile nella fattibilità della sua missione. La costruzione del rapporto tra le due gioca molto sugli incontri apparentemente casuali lunga una normale giornata nella vita di Maggie. Tra le due attrici si vede subito che c’è abbastanza chimica, aiutata anche da dialoghi sempre brillanti e un ritmo sostenuto lungo tutto l’episodio. Appena abbozzato il lavoro sui personaggi secondari, al momento messi in evidenza soltanto in relazione alla protagonista o alle spassose interazioni con Amy.
Va menzionata la brillante prestazione di Jane Lynch. E’ bravissima e perfettamente nella parte, riuscendo a cambiare registro in maniera credibile a seconda delle situazioni. Sa essere dolce e convincente sfruttando tutte le abilità che già si vedevano in Glee, mitigate da una parte potenzialmente più poliedrica della precedente. Inoltre, data la natura atipica del personaggio che è chiamato ad interpretare, riesce pienamente a confondere il pubblico instillando il dubbio sull’essere veramente un angelo, come dice, o magari un moderno e tecnologico stalker che sa reperire informazioni sulla protagonista andando a sfruttare quel grande database che sono oggi i social network.
Se dal lato personaggi è stato fatto un discreto lavoro, i dubbi nascono di più sullo sviluppo della trama e sulla conseguente fidelizzazione dello spettatore, specie per una comedy che vuole tentare strade diverse dal classico gruppo di amici. Ad esempio, il continuo giocare sulla reale identità del presunto angelo potrebbe esaurire l’interesse molto presto se la trama orizzontale non venisse sviluppata ulteriormente, andando ad indagare sul passato del personaggio, per esempio.
Comunque come pilot, l’inizio è abbastanza buono. I personaggi ci sono e emergono anche personalità interessanti da sviluppare negli episodi futuri. Il ritmo è mantenuto egregiamente e le battute colpiscono quando devono. Non siamo sicuramente di fronte ad una serie fatta per entrare nell’olimpo della televisione ma è ottima per una serata leggera ma piacevole, grazie ad un approccio brillante e che sa prendersi in giro.
Sicuramente emerge la necessità di una direzione più concreta da dare alla serie, più del semplice raggiungimento della felicità della protagonista, scopo quantomeno opinabile e non concretamente appassionante se non definito meglio. Inoltre, dell’inferno che compare nel nome della serie non si vede nessuna traccia e questo sembra necessario per bilanciare una propensione al buonismo che la renderebbe troppo noiosa e prevedibile. Manca una piccola dose di cattiveria che porterebbe innanzitutto ad equilibrare la serie, oltre ad offrire spunti per situazioni o anche trame più frizzanti.
Il potenziale e l’attrice protagonista per farlo ci sono, sta a Tad Quill sfruttarlo a dovere.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Jane Lynch, unica e inimitabile
  • Le battute taglienti e le situazioni assurde
  • Trama senza mordente
  • Mancanza della parte Hell da affiancare all’Angel

 

Episodio d’esordio promosso anche se il rischio, molto concreto, è quello che diventi una serie senza mordente fatta solo di battute e situazioni assurde. La deriva buonista è dietro l’angolo e sarebbe un peccato perdere quanto di buono visto nel pilot.

 

Pilot 1×01 8.13 milioni – 1.6 rating

 

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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