Arrivati alla seconda puntata, cominciano ad arrivare anche le prime conferme da parte del serial vichingo di History Channel: ce la si vuole prendere con la dovuta calma, ma si vuole mostrare anche degli eventi più o meno importanti per la trama generale ad ogni puntata. Infatti “Kill The Queen” si presenta con una identità tanto ambigua quanto la precedente ma, contemporaneamente, anche diversa.
C’è infatti l’idea che voglia sembrare una sorta di “episodio ponte” tra quello precedente e il successivo, nel tentativo di far riposare lo spettatore dagli eventi precedenti e pianificare quelli futuri. Ma Vikings riesce a far passare questa puntata per una di passaggio solo per la prima metà, mentre dalla seconda si lascia andare in svolte narrative molto efficaci (anche visivamente parlando) che difficilmente una seconda puntata di un telefilm oserebbe proporre. Questo non solo va a rafforzare il fatto che Michael Hirst – che, ricordiamo, è l’unico sceneggiatore della serie – vuol prendersi il suo tempo, ma anche che ha così tante frecce al suo arco da permettersi avanzamenti di trama importanti anche negli episodi “più trascurabili”: espressione da leggersi come “in cui si può volare anche basso”. Però va anche detto che può anche essere frutto della deformazione professionale di Hirst, il quale è stato abituato per tre stagione a lavorare sulla corta distanza e fornire colpi di scena incisivi già dalla prime puntate. Nonostante ciò, abitudine a lavorare su stagioni relativamente corte o meno, è indubbio che gli spunti ci siano eccome e che molti di questi siano stati scritti proprio per essere sviluppati sulla lunga distanza.
La rivalità tra Ragnar e Floki rientra nell’insieme sopra descritto e lo si può capire dal fatto che, anche se la stagione punta tanto su questa trama, i momenti in cui i due si confrontano sono stati di pura toccata e fuga, preferendo un minutaggio a loro dedicato breve ma dall’interesse sempre crescente. Proprio in “Kill The Queen” il loro reciproco astio raggiunge nuovi livelli, dove Ragnar punisce Floki con una tortura che è un mix tra la tortura della goccia cinese e il castigo di Loki descritto nella Lokasenna: mash-up di certo non scelto a caso e frutto di una piccola ricerca con l’obbiettivo di infliggere al personaggio una punizione che esprimesse in tutta la sua potenza espressiva l’odio che ora lega i personaggi; in più, essa è incline anche alla caratterizzazione di Floki che ha sempre condiviso molti aspetti delle caratteristiche del dio della menzogna e degli inganni nordici.
Pronostici ancora incerti e dubbiosi, invece, sul rapporto Rollo/Gisla. È vero che da Vikings bisogna sempre aspettarsi l’inaspettato, visto che ha saputo farsi amare per la sua innata imprevedibilità, ma questa volta il rapporto tra i due rischia di scadere nel cliché romantico in cui la coppia si odia, poi scoprono di non essere così male e infine innamorarsi. Come detto prima, la cosa è ancora dubbiosa e incerta perché i due hanno diviso ancora poche scene assieme e quindi è ancora presto per eventuali pronostici, ciò non toglie che l’interesse verso la vita matrimoniale di Rollo sia alquanto scarso e più indirizzato verso la sua carriera da sovrano, visto che solleva una domanda decisamente più accattivante: la sua istanza in Francia sarà un modo per legarsi ancora di più al fratello o sarà un’occasione per uscire dalla sua ombra? Altro punto focale del serial è sempre stata l’identità di Rollo e la fedeltà verso Ragnar, più e più volte messa in discussione e davanti a crisi d’identità; qui, assistiamo ad una nuova prova etico/morale del vichingo bruno che si trova diviso tra una vita in cui può avere una identità sua o confermare ancora di più quella del braccio destro del principale protagonista della serie.
Intanto, “oltre oceano”, la vita si riaccende in una trama parallela che vede protagonista il Wessex e tutti i personaggi che gravitano attorno a uno dei sette regni anglosassoni, trama che (per dirla con un paragone che possono capire tutti) si tinge di tematiche e intrecci che gli spettatori di Game Of Thrones conoscono molto bene: ovvero di intriganti temi di conquista, tradimenti e complotti che rendono subito interessante per il piglio molto Shakespeariano. Probabile che, in futuro, la storia di Re Ecbert e gli altri acquisterà più importanza con il progredire della stagione e che incroci (in qualche modo) la strade con le altre trame ma, attualmente, quanto mostrato è sembrata una semplice parentesi fornita allo spettatore solo per distrarsi dagli altri importanti eventi; sia chiaro, con “parentesi” non intendiamo “intermezzo noioso, superficiale e riempitivo”, semplicemente slegato dalla trama principale e che viaggia su un binario adiacente, rimanendo nello stesso contesto ma contemporaneamente al di fuori. Insomma, pur rimanendo all’interno di Vikings, è come se sub-affittasse la puntata per vivere di vita propria.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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A Good Treason 4×01 | 2.39 milioni – 0.8 rating |
Kill The Queen 4×02 | 2.02 milioni – 0.6 rating |
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