12 Monkeys 2×11 – 2×12 – Resurrection – Blood Washed AwayTEMPO DI LETTURA 5 min

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Giunge (con colpevole ritardo da parte del recensore) anche il nostro commento sulla doppietta di episodi che precede il tanto atteso season finale – il quale, fortunatamente, in virtù del tanto agognato rinnovo conquistato dalla serie a fine giugno, non coinciderà con il series finale. Nonostante l’uscita tardiva della recensione – da imputare principalmente a quella cosa tediosa chiamata vita sociale, nemica giurata del binge watcher e ostacolo a una vita serena all’insegna dell’eremitismo violento – “Resurrection” e “Blood Washed Away” si prestano particolarmente bene ad un’analisi incrociata in virtù della loro effettiva complementarietà.
Procediamo allora alla consueta sinossi ricapitolativa, in questa occasione oseremmo dire doverosa, non tanto per la complessità dell’intreccio, quanto per il lungo periodo trascorso dall’ultima recensione. La tempesta rossa provocata dal paradosso è oramai prossima e, all’interno della base, la prigionia di Cassie e Ramse viene (ovviamente) sabotata dal “tradimento” di Whitley e soci, convinti che la soluzione alla fine del tempo così come lo conosciamo sia trovare Titan e intercettare il Testimone. Si scatena così una faida tra i due schieramenti, nel corso della quale Cole riesce a fuggire per poi tornare accompagnato dalle figlie. L’unica vittima è (old) Jennifer, che in punto di morte decide di convocare nel 2044, grazie all’aiuto di Cole, la se stessa più giovane, così da donare alle sue figlie una nuova leader che le conduca alla ricerca del Testimone. I due schieramenti decidono così di attuare i due piani in concomitanza: da una parte Cole (e Cassie, che all’ultimo minuto ritorna sui suoi passi), spedito da Katarina nel 1957 per impedire il paradosso finale, dall’altra Ramse, Whitley, Deacon, Jennifer e le figlie, in cerca di Titan e del Testimone nel 2044. La tempesta raggiunge infine la struttura, ingoiando al suo interno la macchina del tempo e la dottoressa Jones, eventi che d’ora in poi potranno essere impediti solo nel caso in cui uno dei due gruppi riesca nella propria missione. Purtroppo, al termine del dodicesimo episodio, apprendiamo che entrambe le fazioni hanno fallito nel loro intento: da una parte Cole e Cassie non riescono a impedire il paradosso, scatenato da un Messaggero innamoratosi dell’ultima Primaria e disposto a tutto pur di salvarla dalla malattia, dall’altra Ramse, Deacon, Whitley e Hannah vengono uccisi dai seguaci del Testimone una volta giunti a Titan. Un duplice fallimento che porta lo spettatore a porsi una sola domanda: “e adesso?!”.
Il giudizio che troverete a fine recensione, per alcuni certamente esagerato, si riferisce non soltanto alla qualità dei singoli episodi – che comunque avrebbero meritato ampiamente la sufficienza – ma anche, e in particolare, alla capacità, mostrata dal comparto autoriale, nella gestione dell’adattamento. Una volta imparato a camminare con le proprie gambe, la serie è riuscita a crearsi un proprio universo diegetico, autonomo e indipendente, regalando al suo pubblico (relativamente contenuto) quaranta minuti settimanali di puro e semplice intrattenimento. Obiettivo principale a cui una serie low budget come 12 Monkeys deve aspirare.
I difetti, naturalmente, sono presenti: abbiamo le solite performance attoriali mediocri, alcune situazioni incoerenti scaturite dalla difficile gestione del salto temporale, un numero contenuto di location, trucchi e costumi spesso da dimenticare, ma si tratta comunque di problematiche che passano in secondo piano grazie alla compresenza di tutta una serie di elementi in grado di far presa su una fetta di pubblico molto ampia, non necessariamente amante del genere sci-fi. Action, drama, comedy e fantascienza finiscono così per condividere lo stesso spazio telefilmico, in un’alternanza che appare, il più delle volte, gestita in maniera ottimale. Talvolta, come nel caso della retorica spicciola legata alla paura sciorinata da Cole, il risultato ottenuto dagli autori non è certo dei migliori. Risultato che poi, finisce per sfociare in sequenze eccessivamente didascaliche come la corsa di Cassie per ricogiungersi al suo amato. Nel complesso, però, lo show riesce nell’intento di smuovere qualcosa su diversi piani emozionali, strappandoci una risata, ad esempio, con gli innumerevoli riferimenti alla cultura pop menzionati da Jennifer o grazie alla recente svolta tragicomica di Deacon, ma anche regalandoci momenti di intensa commozione come nel caso della dipartita di Katarina e del suo addio a Cole e alla ritrovata figlia Hannah.
Il dodicesimo episodio si erge a emblema di quanto appena detto, alternando tutte queste componenti, lasciando ovviamente meno spazio all’aspetto più comedy, relegato ai margini in funzione dell’action, e mostrando anche tutti quei difetti che la serie si porta dietro fin dal suo esordio. La storyline dedicata all’amore tra Messaggero e Primaria, sebbene poggiata su uno spunto narrativo abbastanza interessante, appare affrontata in maniera frettolosa, liquidata in cinque minuti, e quindi ben poco impattante a livello emotivo. La lotta tra Ramse e una delle Figlie in stile “cerchio della morte” per la conquista del comando poteva essere tranquillamente evitata, sebbene funzionale al successivo monologo di Jennifer, in evidente stato di confusione dovuto all’enorme responsabilità conferitole dalla se stessa più anziana. A una manciata di ore dalla fine del mondo minare l’autorità del proprio leader per poi proporre una fuga (dove, poi, lo sa solo lei) appare una scelta ben poco intelligente e, in termini di diegesi, ben poco plausibile.
Ci pensa la sequenza finale a riportare la nostra valutazione sui giusti binari, grazie a una sequenza che fonda sull’alternanza delle immagini tutta la sua potenza emotiva: da una parte, nel 1957, Cole e Cassie arrivano finalmente a confessarsi il loro amore, abbandonandosi al desiderio e dimenticando per un attimo il fallimento della loro missione; dall’altra, però, le speranze riposte da Cole nella missione intrapresa parallelamente nel 2044, vengono affogate nel sangue dei suoi compagni, trucidati dai seguaci del misterioso Testimone, la cui identità rimane ancora avvolta nel mistero. L’augurio, arrivati a un passo dal tredicesimo episodio, è che il volto celato dietro la maschera dal lungo becco venga finalmente rivelato nel finale di stagione. Che si tratti proprio di Cole? Giunti a questo punto, anche questa possibilità non sembra più tanto improbabile.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Abilità degli autori nel gestire l’avanzamento dell’opera
  • Giusto mix delle diverse componenti telefilmiche
  • Emily Hampshire come sempre
  • Estrema curiosità per l’identità del Testimone
  • Il finale sconvolgente del dodicesimo episodio
  • I soliti difetti della serie: alcune performance non proprio brillanti, piccole incoerenze narrative, poche location, trucco e costumi non proprio eccelsi

 

Questa settimana decidiamo così di dare una benedizione a 12 Monkeys, la prima della stagione, premio per l’ottimo lavoro svolto finora e per il rinnovo agguantato in extremis. Adesso non ci resta che attendere l’ultimo appuntamento stagionale, “Memory Of Tomorrow”, e forse, finalmente, un po’ di luce verrà fatta sulla misteriosa identità del Testimone.

 

Fatherland 2×10 0.39 milioni – 0.1 rating
Resurrection 2×11 0.40 milioni – 0.1 rating
Blood Washed Away 2×12 0.47 milioni – 0.1 rating

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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