Dopo un lungo e tortuoso viaggio fatto di rovinose cadute e pochissime risalite, dopo aver imprecato in tutte le lingue conosciute, dopo essere stati tentati di gettare il computer dalla finestra, aver consumato la voce a furia di messaggi vocali e le dita a suon di insulti e critiche velenosissime (tutte ampiamente meritate, comunque) Once Upon A Time chiude il sipario su questa dimenticabile e terribile sesta stagione, anche se gli autori decidono di non mollare l’osso.
La recentissima notizia dell’abbandono della serie da parte di Jennifer Morrison aveva, in principio, gettato i recensori di OUAT in una sorta di nirvana orgasmico, in cui il pensiero di un eventuale rinnovo veniva liquidato come una barzelletta e la prospettiva di non dover più recensire settimana dopo settimana uno squallido show di serie b, veniva accolta alla stregua della liberazione dal nazifascismo. Ok, non proprio uguale uguale. Ma quasi.
Ad aumentare le speranze dei poveri recensori ci avevano pensato anche i rumors su una molto probabile assenza di Ginnifer Goodwin e Josh Dallas per quanto riguardava un’ipotetica settima stagione; perché, dunque, confermare un fantasy–drama senza la protagonista principale e senza una delle coppie più amate dai telespettatori? Come un fulmine a ciel sereno e un colpo di scena che “Luke, I am your father” levate proprio, Horowitz & Kitsis gettano benzina sul fuoco annunciando che la settima stagione ci sarà, anche se avrà al suo interno molti personaggi nuovi. Un blando reboot, dunque, che farà iniziare la storia da capo e accompagnerà gli spettatori verso nuove avventure.
Ancora increduli di fronte a una news di tale portata, non possiamo fare altro che chiederci con quale coraggio i capoccia della ABC abbiano dato il consenso per il rinnovo di una serie che, ogni settimana, porta a casa una media di nemmeno 3 milioni di telespettatori, considerando che fino alla quarta stagione poteva contare su almeno il doppio. Qui, a quanto pare, i big money non c’entrano nulla, ma sono proprio gli autori a essere dei grandi marchettari, in grado di intortare chiunque.
Se da una parte il fatto che ci siano nuovi personaggi può far tirare un sospiro di sollievo e auspicare una necessaria ventata di aria fresca, dall’altra aleggia il fantasma della nona stagione di Scrubs, con gli spiacevoli risultati che noi tutti conosciamo. Noi recensori, sinceramente, non ci sentiamo pronti per affrontare questa sfida e a malincuore (ma de che?) alziamo bandiera bianca e abbandoniamo la nostra final battle contro il trash. Il nostro sarà, quindi, un addio e questa recensione sarà un ultimo saluto ai personaggi creati da Horo & Kitsis. Con buona pace delle nostre coronarie.
Vediamo, dunque, nel dettaglio cosa non ha funzionato in questo series finale e perché vi preghiamo di salire sulla nostra stessa barca e allontanarci il più possibile da Storybrooke.
La maledizione della Black Fairy si compie e scopriamo cosa sia capitato ai nostri beniamini. Quale fantasmagorico asso nella manica avranno mai sfoderato i creatori dello show? I Charming, Hook e Regina vengono catapultati nella Enchanted Forest, più precisamente pochi minuti dopo il matrimonio tra Snow e David; mentre gli abitanti di Storybrooke hanno perso la memoria, Emma si trova in un ospedale psichiatrico ed Henry cerca di farle riacquistare coscienza di sé e la voglia di credere grazie al libro di Once Upon A Time. Vi ricorda qualcosa? Ah, e non dimentichiamoci di aggiungere che anche Gold è l’unico sveglio. Praticamente è stato realizzato un ritorno alle origini, con il pilot e tutta la successiva prima stagione. Va bene il concetto di “cerchio che si chiude”, ma davvero una strega potentissima come la Black Fairy non poteva inventarsi qualcosa di meglio?
Poteva far tornare tutti indietro nel tempo ai tempi del regno dei Charming, con Emma neonata, Hook condannato a morte per pedofilia ed Henry inesistente; poteva semplicemente uccidere qualche personaggio principale, date le sue tanto paventate abilità magiche superiori; poteva sì far perdere la memoria a tutti, ma almeno evitare di ammassarli nello stesso posto, considerando la capacità innata degli heroes di rimboccarsi le maniche e trovare sempre la soluzione a portata di mano. Insomma, c’erano una miriade di espedienti più efficaci ai quali avrebbe potuto e dovuto appellarsi, invece ci si è limitati a copiare pari pari le scene e i dialoghi di sei anni prima, anche se una Emma Swan che fa sollevamenti alla sbarra stile Sarah Connor non l’avevamo ancora vista.
“The Final Battle” può essere così considerato come uno dei season finales più raffazzonati della storia, dove vengono messe assieme vecchie scene, soluzioni sempre più semplicistiche e senza troppa logica e dove la fantasia narrativa sfiora livelli di una bassezza inarrivabile.
Il fine ultimo della Black Fairy altro non è che spazzare via tutti i reami magici, da Agrabah ad Arendelle, passando per Oz e per farlo ha bisogno che Emma Swan smetta del tutto di credere di essere la Salvatrice e bruci le pagine del libro che ha dato il via a tutto. Ovviamente Henry non si arrende e, in poche mosse, riesce a risvegliare qualcosa nel subconscio della madre. C’è da dire, inoltre, che questa fantomatica Black Curse, oltre a non rendere giustizia al potere della Fata Nera, risulta pure fare acqua da tutte le parti, in quanto al giovane Mills basta portare Emma sul luogo del matrimonio tra lei e Hook per farle riacquistare un minimo di ricordi. Ma pensarla meglio questa maledizione pareva brutto? Ecco a cosa ci riferivamo con “finale raffazzonato”.
Un altro esempio del minimo sforzo narrativo fatto dagli sceneggiatori e della mancanza di coerenza, risiede nella risoluzione finale della battaglia. Fiona, ormai messa alle strette da Gold, rivela che l’oscurità non è abbastanza forte per distruggere la luce, ma sarà proprio la luce a dover combattere contro se stessa ed è per questo che Gideon ha come ultimo scopo quello di uccidere Emma. Se anche a voi è venuto il mal di testa cercando di seguire un senso logico inesistente, non siete i soli. In un ultimo sacrificio sia Rumple, che prima uccide la madre e poi rinuncia al potere, sia Emma, che si lascia uccidere da Gideon, decidono di anteporre gli altri alla loro stessa vita e, in questo modo, spezzano ogni tipo di minaccia e maledizione. E tutti vissero felici e contenti. Fine.
Non chiedeteci perché e per come, ma Horo & Kitsis hanno deciso così e noi dobbiamo accettare tale soluzione senza perderci in ragionamenti troppo complessi.
A urtare ancora di più il sistema nervoso dei recensori e dei pochi telespettatori che non riempiono di cuori le bacheche delle pagine Facebook dedicate ai Rumbelle, ci pensano gli ultimi minuti dell’episodio, in cui un adulto Henry Mills viene contattato da una ragazzina di nome Lucy, con in mano un altro libro intitolato Once Upon A Time e che afferma di essere sua figlia.
Il cerchio si è, dunque, chiuso e la storia è tornata al principio. Il reboot è stato avviato e il testimone passa in mano alla generazione dei Mills.
La fine di questa sesta stagione e la consapevolezza che la maggior parte degli storici personaggi non torneranno (ad eccezione di Hook, Regina e Rumple), se non come guest stars (Rebecca Mader ed Emilie De Ravin continuano a precisare come non sia stata una loro decisione) avrebbe dovuto lasciarci con un senso di malinconia e tristezza, cosa che non è naturalmente avvenuta. Siamo stati fin troppo clementi con questo show, perdonandogli tutto, in un rapporto masochistico che ci ha fatto solo sprecare ore importanti delle nostre vite, ma vista la direzione presa dagli autori ci sentiamo autorizzati ad abbandonare la nave prima dello sfacelo totale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Song In Your Heart 6×20 | 2.84 milioni – 0.8 rating |
The Final Battle Part 1 6×21 | 2.85 milioni – 0.8 rating |
The Final Battle Part 2 6×22 | 2.93 milioni – 0.9 rating |
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.