Laura: “I know what happened!”
Andrew: “Yeah, me too!”
Esiste un’unica verità, un unico modo di guardare alla realtà, cosicché due differenti testimoni daranno lo stesso, identico resoconto di un determinato avvenimento, oppure ognuno guarda alla realtà in modo diverso e non vi potrà mai essere una piena concordanza? E’ una domanda che artisti, scrittori e registi si sono posti e hanno affrontato nelle loro opere: la prima che viene in mente, probabilmente, è il film del lontano 1950 Rashômon, di Akira Kurosawa, a sua volta tratto dal racconto Yabu no Naka di Ryūnosuke Akutagawa; in tempi più recenti la tematica è stata ripresa dalla serie televisiva The Affair, che racconta la medesima storia attraverso il punto di vista di più personaggi, mettendo in luce grandi e piccole differenze che mettono in crisi la fiducia dello spettatore nella possibilità di conoscere un’unica, genuina storia. Qualcosa di simile è alla base anche di Liar, in onda su ITV, una delle due nuove serie dei fratelli Harry e Jack Williams, già creatori di The Missing; l’altra è Rellik, in onda su BBC nello stesso giorno e allo stesso orario di Liar, il che dà vita ad un vero e proprio scontro fratricida nel quale, per il momento, per quanto riguarda gli ascolti, la serie di ITV trionfa con un vantaggio di un paio di milioni di spettatori.
Entrambi i thriller dei fratelli Williams cercano, a modo loro, di sovvertire le basi del genere: Rellik lo fa capovolgendo il naturale ordine degli eventi, raccontando la storia della caccia ad un serial killer londinese a partire dalla fine e procedendo a ritroso verso l’inizio; Liar si mantiene più tradizionale e si “limita” a costruire tutta la narrazione su un caso di stupro in cui è impossibile, almeno per il momento, pervenire alla verità. Molto diverse sono anche le ambientazioni: da un lato c’è la fredda e uggiosa Londra, dall’altro la costa del Kent, che offre splendidi paesaggi marittimi e pittoresche architetture urbane. Quella raccontata da Liar non è, molto banalmente, la storia di una donna che ha subito una violenza carnale e deve combattere contro uno stupratore che mente per non essere condannato, perché sia la presunta vittima, l’insegnante di letteratura inglese Laura Nielson (Joanne Froggatt, nota soprattutto per Downton Abbey), sia il presunto colpevole, il rinomato chirurgo Andrew Earlham (Ioan Gruffudd, il Mr. Fantastic dei due mediocri film sui Fantastici Quattro del 2005 e del 2007) sono pienamente convinti della loro verità: lei afferma di essere stata violentata nonostante si fosse opposta all’atto sessuale, lui nega di aver ricevuto un rifiuto o una richiesta di fermarsi e sostiene che sia stato tutto consensuale. E’ una strana e brutta storia, direbbe Carlo Lucarelli, dovuta anche al fatto che non sono stati rilevati su nessuno dei due protagonisti lividi, graffi o altri segni di lotta né tanto meno lesioni genitali che indichino un amplesso violento; a quel punto è Laura stessa a chiedere ai poliziotti “So how badly exactly does he have hurt me before you call it rape?”, mettendo in dubbio l’esistenza e l’attendibilità di quei parametri “oggettivi” che dovrebbero distinguere un atto criminale da uno legittimo.
I fratelli Williams sembrano divertirsi a confondere le acque e rimescolare le carte in tavola in tutti i modi possibili. Innanzitutto non viene mostrato subito ciò che è successo nella fatidica notte del presunto stupro, dopo che Laura ha fatto salire Andrew a casa sua (i due era usciti insieme per un appuntamento romantico): la donna si sveglia in preda all’agitazione, corre sotto la doccia come se volesse lavarsi di dosso la vergogna della violenza subita, si precipita dalla sorella (che lavora nello stesso ospedale di Andrew) e le rivela di essere stata stuprata, ma di non ricordare molto, se non appunto di essere stata presa contro la propria volontà. Già questo basterebbe allo spettatore per dubitare della versione di Laura, ma emergono dettagli sul suo passato relativi a problemi clinici e psicologici che la fanno apparire ancora meno affidabile, vittima di una qualche isteria o paranoia. D’altro canto, Andrew appare un testimone molto più attendibile e credibile, agli occhi tanto degli inquirenti quanto dello spettatore: ricorda tutto quello che è successo quella notte e non tradisce alcuna incertezza o segno di finzione, non ha problemi mentali, è gentile e affabile, si sforza di essere un buon padre per il figlio che, da classico adolescente, è ribelle e difficile da gestire, insomma non sembra l’uomo capace di stuprare una donna. E’ a questo punto, però, che viene piazzato un colpo di scena che getta un’ombra anche su Mr. Fantastic, ossia la scoperta che sua moglie, morta anni prima, si è in realtà suicidata. Sicuri, a questo punto, che Andrew sia l’uomo perfetto? E se il suicidio avesse a che fare col suo rapporto con la donna?
Unico neo di un pilot decisamente ben fatto e intrigante è l’inserimento, nella parte finale, di elementi e scelte narrative che virano pesantemente verso la soap opera e l’esasperazione drammatica: da un lato, si scopre che la sorella di Laura, Katy, e il suo ex-ragazzo Tom hanno una relazione clandestina di cui non si sentiva affatto la necessità; dall’altro, Laura decide di vendicarsi di Andrew pubblicando sul profilo web dell’uomo un’esplicita accusa di stupro, in modo che tutti i suoi amici, colleghi e familiari sappiano che razza di persona è, rischiando così di complicare ulteriormente le indagini e di peggiorare la propria posizione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Episode 1 1×01 | 4.75 milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.