The Looming Tower 1×06 – Boys At WarTEMPO DI LETTURA 3 min

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The Looming Tower si era presentata come una coraggiosa serie tv decisa a raccontare gli avvenimenti precedenti l’undici settembre in maniera più approfondita, elaborata e con una visione d’insieme maggiore. La narrazione era decisa non solo a presentare il famoso e lacerante avvenimento storico, ma era intenzionata allo stesso tempo a mostrare come si fosse riusciti ad arrivare a quel punto. L’analisi doveva, logicamente, evidenziare una mal organizzata sicurezza interna sia da parte della CIA, sia da parte dell’FBI, più impegnate a farsi guerra vicendevolmente che altro.
Inizialmente questo lungo cammino sembrava essere stato rispettato, con le prime tre puntate d’aperitivo ben strutturate ed utili anche a far empatizzare lo spettatore con il mostruoso dolore della distruzione portato in scena. Tuttavia, la serie a questo punto sembra solo tergiversare, giocare attorno a punti narrativi completamente fuori dal contesto narrativo e perdere tempo in maniera abbastanza sciocca.
Il personaggio di Jeff Daniels continua a ricevere una caratterizzazione estrema a discapito di ogni altra figura in scena, ma questa analisi non verte in direzione del caso: ancora una volta, come già avvenuto in precedenza, è la vita privata di O’Neill ad essere messa sotto la luce dei riflettori in maniera maniacale ed a dir poco esagerata. Ali Soufan viene messo ulteriormente in disparte e riesce a ritagliarsi solo un blando ritaglio nel momento in cui, come per O’Neill, la caratterizzazione decide di concedergli spazio personale. Lo stesso discorso vale per qualsiasi altro personaggio in scena, fatta esclusione per Robert Chesney.
Il pericolo di questo tergiversare è che una serie drammatica e dal forte comparto storico contemporaneo, si sta lentamente tramutando in una banalissima soap opera che ha la fortuna (narrativa, ovviamente) di accadere nel periodo più fervido del terrorismo islamico. Il comparto storico si piega al volere della parte soap, si annichilisce e lentamente svanisce. E non importa che, come per la scorsa puntata, si cerchino appigli dalla vita vera per mantenere nei binari la serie (il bombardamento alla USS Cole), perché la storia appare ormai fortemente debilitata e senza una vera destinazione. O meglio, la destinazione era già chiara in partenza, ma la modalità con la quale ci si sta avvicinando a tale fatto storico è quanto meno deprecabile data l’importanza ed il peso in campo geopolitico dell’attentato alle Torri Gemelle. In tutto ciò, sembra che produttori, registi e sceneggiatori si siano dimenticati della storia vera. Un gran peccato.
E’ un peccato perché dopo quaranta minuti di piattezza totale, la puntata decide di risollevare un attimo il capo e concedere un minimo di gioia allo spettatore con la porzione di puntata riferita al preparamento dell’attentato al cacciatorpediniere Cole. Ma, ovviamente, non può bastare un minimo ritaglio per risollevare interamente la puntata.
La diatriba tra I-49 ed Alec Station continua con miseri punzecchiamenti unilaterali, dove viene mostrata nuovamente un lato di veri e propri cattivi (la CIA) ed uno di buoni a cui vengono tarpate le ali (l’FBI). Senza entrare troppo nel merito, questa narrazione rappresenta una esemplificazione abbastanza esagerata di quanto effettivamente accaduto, ma al momento la narrazione sembra non volersi muovere da questi assunti e stereotipi.
“Boys At War” è una puntata scialba, dimenticabilissima e vuota. Ciò che non dovrebbe essere in alcun modo un episodio di una serie che cerca di narrare i fatti precedenti ad un avvenimento storico devastante in ogni verso come quello dell’undici settembre. Deprecabili scelte narrative e storia completamente assente. Ed il giro di boa è ormai stato fatto, quindi invertire la rotta rappresenta un imperativo categorico ora più che mai.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Introduzione e conclusione dell’episodio, nel mezzo il nulla cosmico
  • “A boy in Yemen”
  • Puntata piatta
  • O’Neill
  • Incontro per la pensione di O’Neill?
  • C’è più attenzione sui triangoli amorosi che su altro
  • Quaranta minuti di vuoto
  • Diatribe tra FBI e CIA

 

Superato il giro di boa, si restringe il tempo a disposizione per rimettere in sesto una serie tv nata sotto i migliori auspici ma evolutasi in maniera pessima.

 

Y2K 1×05 ND milioni – ND rating
Boys At War 1×06 ND milioni – ND rating

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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