“Do you know what “witness marks” are? They’re scars. Little marks inside the clock, scrapes, lines, divots, from tools, gears, pieces removed from the clock. They’re basically evidence of repairs that have been done to the clock and what the clock was. And with antique clocks, you almost never have a repair record, so you have to learn how to read with the witness marks, so you can understand what was done to the machine and how it’s meant to function.”
The Haunting Of Hill House incappa nel suo primo episodio “brutto”.
Ovviamente si tratta di una puntata particolare in cui i fatti principali vengono, per un momento, messi in secondo piano per concentrarsi su alcuni piccoli elementi e scene dialogiche necessarie ma molto superflue rispetto al quadro generale.
Si tratta, inoltre, dell’episodio con il minutaggio più corto (circa 42 minuti) e, di fatto, è una mera puntata di raccordo, il che forse lo mette in secondo piano rispetto ad altri episodi più significativi come “The Twin-Thing” o “The Bent-Neck Lady” che segnano un confine netto con la storyline principale. Qui, invece, tutto si gioca sul filo della tensione in attesa che Luke arrivi alla famigerata Hill House, vera e propria presenza malefica che ha, come scopo, quello di far ritornare, prima o poi, tutti i membri della famiglia Crain per ucciderli poichè per il galateo pare brutto non riservare agli ospiti lo stesso trattamento.
Non si può certo dire che la tensione e la suspense manchino in questo episodio, anzi, ne sono il motore trainante. Tutti i 42 minuti scivolano via velocemente tra un dialogo e l’altro. L’altra caratteristica principale dell’episodio è proprio il fatto che buona parte delle scene siano dialogiche. Anche in questo caso, però, quello che normalmente sarebbe un difetto ne diventa, in un certo senso, il suo pregio. Infatti, divisi a coppie (Steve-padre e Shirley-Theo in una rigorosa distinzione maschi-femmine che fa molto scuole elementari) i personaggi hanno più di un alterco tra loro per decidere sul da farsi. Di fatto tutto l’episodio mette in scena un lungo road-movie esistenziale (ed esistenzialista) in cui i personaggi danno il meglio di sé ognuno in base al proprio carattere.
In questa cornice risalta soprattutto l’interpretazione di Kate Siegel (Theo) il cui sfogo finale è il culmine di un percorso di formazione davvero particolare che il suo personaggio compie e che rappresenta, forse, la vera e unica storyline interessante di tutto l’episodio, oltre ad essere quella che dà un senso al fatto che la puntata faccia parte di uno show horror.
Anche in questa puntata, infatti, la tensione è palpabile nell’aria ma rimane sempre sospesa e mai affrontata del tutto, così come l’aspetto puramente horrorifico della storia che si risveglia solo nel cliffhanger finale. Per il resto, tutta la narrazione si basa sulle suggestioni e sull’aspetto rivelatorio di alcuni retroscena della famiglia Crain che finalmente vengono alla luce. Il lato soap-operistico la fa da padrone e rimane così il solo riferimento alla festività di Halloween e una scena particolare che fa letteralmente balzare sulla sedia, ma per il resto poco altro.
In generale, l’andamento delle scene risulta a dir poco prevedibile, oltretutto con l’aggravante di alcuni buchi di sceneggiatura che smontano purtroppo tutto il lavoro meticoloso e preciso fatto nelle precedenti puntate. Rimane però un bell’episodio a livello scenografico e di messa in scena. Geniale, poi, l’inserimento di alcuni easter eggs netflixiani all’interno dell’episodio (il figlio di Shirley vestito da Daredevil, i gadget anni ’80 che si rifanno a Stranger Things…) che creano ancora più atmosfera, nonché l’easter egg per eccellenza: un personaggio particolare che si cela dietro uno dei tantissimi flashback di Steve e che compare in maniera quasi impercettibile fino alla fine.
Tutti elementi che rivelano una straordinaria meticolosità nella scrittura dell’episodio fino al finale che, per fortuna, riavvia di nuovo tutta la trama. Tuttavia, il problema è che risulta sempre una meticolosità fine a sé stessa, in un episodio che poteva tranquillamente essere scorporato in due parti tra il precedente e il successivo, e che in definitiva non aggiunge nulla a quanto già visto e sentito.
Risulta evidente che episodi del genere sono un espediente per portare la narrazione ai canonici 10 episodi stagionali a cui ormai Netlfix ha abituato il suo pubblico. Il problema è che non aiutano affatto il binge-watcher nella sua visione e, alla lunga, rischiano di diventare deleteri.
A buon intenditor…
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Eulogy 1×07 | ND milioni – ND rating |
Witness Marks 1×08 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!