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“I used to be just like you. I had a family and a career. I had friends. I even thought I had time. And then I got here. The place where time stands still. You get through it. You tell yourself you’ll catch up someday. But then something happens when you least expect it to remind you the world’s gonna keep spinning without you. The Warden thinks I can afford to wait. But she can never understand what it’s like for me, for the others in here who don’t belong.”
Uno dei maggiori problemi delle serie riproposte dalla tv generalista sta nella poca differenziazione dei prodotti che vengono messi in scena. Che si tratti di un medical, di un family o di un legal drama, la stragrande maggioranza di questi show hanno alla base un pattern ben consolidato che accomuna quasi sempre tutti. Il filo conduttore di queste serie rimane perlopiù lo stesso e ad emergere come unica diversificazione sono soltanto i diversi personaggi. Non risultando più come una sorpresa a livello di genere, infatti, tutta l’attenzione degli autori si concentra sul creare character d’impatto che riescano a catalizzare subito l’attenzione e, da lì, portare lo spettatore ad affezionarsi all’intera causa.
Basandosi su quest’analisi, si può così considerare la nuova serie della ABC, For Life: un legal crime drama come ce ne sono molti altri ma che ha provato a seguire una strada tendenzialmente diversa grazie alla particolare situazione del suo protagonista. La serie non nasce però dalla vena creativa di qualche autore, bensì si basa su fatti realmente accaduti che nel 1991 hanno visto Isaac Wright Jr. essere arrestato in New Jersey con l’accusa di essere “a drug kingpin”, un importante boss della droga, accusa questa che gli è valsa una condanna a vita in carcere. Proclamatosi sempre innocente, affermando di essere “vittima delle circostanze”, Wright si è sempre autodifeso durante il suo intero processo, ottenendo una laurea in legge durante gli anni dietro le sbarre e utilizzandola per difendere i suoi compagni di prigione impossibilitati o disillusi dal sistema giudiziario, continuando nel mentre a perseguire la sua stessa causa.
Ed è proprio su questa storia che si basa dunque For Life. Serie creata da Hank Steniberg e che tra i produttori esecutivi conta oltre lo stesso Isaac Wright Jr anche il rapper Curtis “50 Cent” Jackson oltre a George Tilman, Alison Greenspan e Doug Robinson. Nel ruolo del protagonista, il cui personaggio per l’occasione prende il nome di Aaron Wallace, si ritrova l’attore Nicholas Pinnock, mentre tra gli altri interpreti appaiono l’ex star di Game Of Thrones Indira Varma nei panni della direttrice del carcere e ancora Joy Bryant (Parenthood) e Mary Stuart Masterson.
I primi 40 minuti circa di questa nuova serie si dimostrano ben in grado di raccontare i fatti del presente spiegando in modo equilibrato e lineare ciò che è accaduto in passato e come si è arrivati a questo punto. Intorno alla figura di Aaron Wallance vengono aperte due strade differenti che servono ad identificare il percorso che seguirà la serie. Da una parte vi è la sfera familiare, con una moglie che ha iniziato una nuova vita pur rimanendo sempre legata all’ormai ex marito, a cui si affianca la figura di Jasmine, figlia adolescente che si pone come centro del “drama” per quanto riguarda la parte familiare attraverso un annuncio, sul finale di puntata, che in realtà era apparso già abbastanza telefonato durante tutto l’episodio.
Dal punto di vista legale, invece, la trama si sposta sulla situazione del protagonista all’interno del carcere, con il suo rapporto con la direttrice e la sua battaglia personale contro coloro che lo hanno arrestato ingiustamente con lo scopo finale di riottenere la sua libertà. Questo si pone ovviamente come trama orizzontale dell’intera serie, mentre a rendere più dinamici i singoli episodi sembra che continueranno, così come avvenuto nel pilot, i casi verticali degli altri detenuti che Wallance continuerà a portare di volta in volta in tribunale.
Tutti questi elementi messi insieme danno vita ad un legal drama come tanti altri con, in questo caso, l’aggiunta della particolarità del protagonista: un avvocato che agisce direttamente dal carcere per salvare se stesso e gli altri. Come prima impronta non risulta niente di eccezionale, anzi, data la non ancora conoscenza del personaggio all’inizio appare difficile prestare davvero attenzione a tutto il contorno; tuttavia, andando avanti e prendendo più a cuore l’intera situazione di Aaron non è detto che l’interesse per l’intera trama non cresca di volta in volta.
Tenendo conto che si tratta pur sempre di un ennesimo drama di una rete generalista.
Basandosi su quest’analisi, si può così considerare la nuova serie della ABC, For Life: un legal crime drama come ce ne sono molti altri ma che ha provato a seguire una strada tendenzialmente diversa grazie alla particolare situazione del suo protagonista. La serie non nasce però dalla vena creativa di qualche autore, bensì si basa su fatti realmente accaduti che nel 1991 hanno visto Isaac Wright Jr. essere arrestato in New Jersey con l’accusa di essere “a drug kingpin”, un importante boss della droga, accusa questa che gli è valsa una condanna a vita in carcere. Proclamatosi sempre innocente, affermando di essere “vittima delle circostanze”, Wright si è sempre autodifeso durante il suo intero processo, ottenendo una laurea in legge durante gli anni dietro le sbarre e utilizzandola per difendere i suoi compagni di prigione impossibilitati o disillusi dal sistema giudiziario, continuando nel mentre a perseguire la sua stessa causa.
Ed è proprio su questa storia che si basa dunque For Life. Serie creata da Hank Steniberg e che tra i produttori esecutivi conta oltre lo stesso Isaac Wright Jr anche il rapper Curtis “50 Cent” Jackson oltre a George Tilman, Alison Greenspan e Doug Robinson. Nel ruolo del protagonista, il cui personaggio per l’occasione prende il nome di Aaron Wallace, si ritrova l’attore Nicholas Pinnock, mentre tra gli altri interpreti appaiono l’ex star di Game Of Thrones Indira Varma nei panni della direttrice del carcere e ancora Joy Bryant (Parenthood) e Mary Stuart Masterson.
I primi 40 minuti circa di questa nuova serie si dimostrano ben in grado di raccontare i fatti del presente spiegando in modo equilibrato e lineare ciò che è accaduto in passato e come si è arrivati a questo punto. Intorno alla figura di Aaron Wallance vengono aperte due strade differenti che servono ad identificare il percorso che seguirà la serie. Da una parte vi è la sfera familiare, con una moglie che ha iniziato una nuova vita pur rimanendo sempre legata all’ormai ex marito, a cui si affianca la figura di Jasmine, figlia adolescente che si pone come centro del “drama” per quanto riguarda la parte familiare attraverso un annuncio, sul finale di puntata, che in realtà era apparso già abbastanza telefonato durante tutto l’episodio.
Dal punto di vista legale, invece, la trama si sposta sulla situazione del protagonista all’interno del carcere, con il suo rapporto con la direttrice e la sua battaglia personale contro coloro che lo hanno arrestato ingiustamente con lo scopo finale di riottenere la sua libertà. Questo si pone ovviamente come trama orizzontale dell’intera serie, mentre a rendere più dinamici i singoli episodi sembra che continueranno, così come avvenuto nel pilot, i casi verticali degli altri detenuti che Wallance continuerà a portare di volta in volta in tribunale.
Tutti questi elementi messi insieme danno vita ad un legal drama come tanti altri con, in questo caso, l’aggiunta della particolarità del protagonista: un avvocato che agisce direttamente dal carcere per salvare se stesso e gli altri. Come prima impronta non risulta niente di eccezionale, anzi, data la non ancora conoscenza del personaggio all’inizio appare difficile prestare davvero attenzione a tutto il contorno; tuttavia, andando avanti e prendendo più a cuore l’intera situazione di Aaron non è detto che l’interesse per l’intera trama non cresca di volta in volta.
Tenendo conto che si tratta pur sempre di un ennesimo drama di una rete generalista.
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La ABC ci prova a diversificare quei generi che si mostrano sempre tutti uguali. In questo pilot, però, sembra ancora non abbastanza.
Pilot 1×01 | 3.15 milioni – 0.7 rating |
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.