Still Star-Crossed 1×01 – In Fair Verona, Where We Lay Our SceneTEMPO DI LETTURA 4 min

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Still Star-Crossed 1x01 - In Fair Verona, Where We Lay Our Scene

Verona is burning.


Gli appassionati del genere condivideranno: il fascino delle opere in costume racchiude sempre un’arma in più quando si tratta di approcciarsi ad una nuova serie. Se poi tale storia prende spunto da opere che hanno segnato la letteratura, si è sempre pronti a dare, spinti anche dalla curiosità, più di una possibilità al nuovo rifacimento.
Incentivati forse proprio da queste premesse e, con alle spalle una casa di produzione che ormai da quelle parti detta legge (leggasi ShondaLand), la ABC mette in scena per questa sessione estiva un nuovo period-drama che si rifà niente meno che alla tragedia letteraria “Romeo E Giulietta”. Creatrice della serie Heather Mitchell, già scrittrice e produttrice di Scandal, che in quest’avventura viene ancora una volta accompagnata da Shonda Rhimes e Betsy Beers che figurano come produttori esecutivi.
Una serie, Still Star-Crossed, che tuttavia non si basa propriamente sull’opera del ‘500 di William Shakespeare, bensì sull’omonimo romanzo della scrittrice Melinda Taub che regala una visione più globale della Verona dell’epoca, andando oltre la tragedia dei due giovani innamorati per focalizzarsi sulla “guerra civile” che imperversava tra le famiglie dei Montecchi e dei Capuleti. Così come il romanzo della Taub infatti, Still Star-Crossed intende raccontare gli eventi che seguono la morte di Romeo e Giulietta, iniziando il racconto proprio dalla loro tragica fine.
“In Fair Verona, Where We Lay Our Scene”, avendo la funzione di qualsiasi pilot di presentare personaggi ed eventi, porta lo spettatore in un ambiente ed in una storia ad un primo impatto conosciuti, dove i protagonisti sembrano proprio i due sfortunati innamorati. Romeo e Giulietta infatti dominano la prima parte di episodio e, con lo spettatore che sa già che presto li vedrà lasciare la scena, i due fungono da MacGuffin introduttivo per quelli che nel corso della puntata verranno man mano presentati come i veri protagonisti. Benvolio Montecchi e Rosaline Capuleti, insieme al neo Principe di Verona Escalus, si ritrovano ben presto al centro della storyline in una sottospecie di triangolo non voluto e con alle spalle situazioni passate che complicano il tutto, per ora solo accennate attraverso brevi flashback ma certamente destinati a ricoprire un ruolo più importante nel prosieguo della storia.
In tutto ciò bisogna doverosamente soffermarsi su due elementi che, razionalmente, fanno storcere il naso ai puristi della veridicità narrativa: i cognomi inglesizzati e la non italianità di Romeo, tipo. Se è vero che Shakespeare stesso a suo tempo aveva chiamato originariamente Romeo Montague (e non Montecchi) e Giulietta Capulet (e non Capuleti), e quindi già qui la veridicità storica ha preso una strada alquanto discutibile (ma era il 1600, insomma si può capire), non sarebbe dispiaciuta a posteriori un’attenzione diversa a dei cognomi che ovviamente non sono italiani. Qualcosa di ancor meno perdonabile è la scelta fatta di avere Lucien Laviscount come Romeo, il perchè è presto detto dalla carnagione dell’attore, e sia chiaro che non c’è alcun intento di essere razzisti in questa annotazione ma semplicemente è un qualcosa che storicamente non può essere accaduto. Il bisogno di avere un cast variegato per attirare diversi target di pubblico fa questo e altro. Purtroppo.
Con lo scheletro della storyline principale delineato, ciò che rimane dal pilot tuttavia è, almeno per ora, una storia priva di qualsiasi pathos, nata su una tragedia amorosa ma che si propone di assumere i contorni di un’altra love story, anch’essa complicata e combattuta, ma che paragonata alla storia iconica di Romeo e Giulietta sfigura sotto tutti i punti di vista, con al centro poi personaggi scialbi e decisamente poco adatti a bucare lo schermo (colpa degli attori inclusa in questo “complimento”).
Anche il cast non risalta più di tanto: a parte Anthony Head (Buffy, Merlin) e Grant Bowler, già visti in diversi ruoli televisivi, che qui ricoprono le vesti dei patriarchi delle famiglie Montecchi e Capuleti, il resto del cast conta per lo più new entry, compresi i tre protagonisti. Wade Briggs nei panni di Benvolio e Sterling Sulieman in quelli del principe Escalus, hanno qui la loro prima esperienza, mentre Lashana Lynch, dopo piccoli ruoli, si guadagna la parte di main character interpretando Rosaline Capuleti. A spiccare, alla fine, è soprattutto Zuleikha Robinson già vista, tra gli altri, in vari episodi di Lost, Homeland e The Following, qui nelle vesti di Lady Capuleti.
Still Star-Crossed si presenta dunque come ennesimo rifacimento letterario, prendendo in prestito luoghi e personaggi per riadattare su di essi nuove storie fatte di lotte, intrighi, amore e sofferenza ma, il modo in cui si propone, attraverso sia la presentazione narrativa che la rappresentazione di personaggi apparsi sin da subito come puri e semplici clichè, portano a paragonarla più ad uno spettacolo teatrale adatto ad essere messo in scena al Globe nel 1600.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’atmosfera da drama in costume
  • Personaggi privi di qualsivoglia scintilla narrativa
  • Alla fine soltanto l’ennesima storia (finora anche mal proposta) di “amore impossibile” 

 

Ormai è appurato: se nel palinsesto della ABC non sbuca ogni anno almeno una nuova serie targata Shonda Rhimes, la stagione non può dirsi completa. Peccato solo continuino a dimenticarsi di quella piccola e fondamentale cosa chiamata “qualità”.

 

In Fair Verona, Where We Lay Our Scene 1×01 2.29 milioni – 0.5 rating

 

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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