All’alba degli Upfronts della ABC, The Catch si era mostrata in una veste che è stata poi cambiata più e più volte. Ma andiamo in ordine cronologico per evitare ulteriore confusione alla già enorme quantità di elementi che hanno fatto storcere il naso ai più durante questo periodo di pre e post produzione.
Era circa fine Maggio quando arrivò la notizia che i due attori protagonisti che avevano già girato il “Pilot”, Damon Dayoub e Bethany Joy Lenz, furono cacciati dalla produzione per scelte etichettate come “esigenze creative diverse da quelle avute inizialmente”. Quando accadono situazioni di questo genere la via diplomatica dei comunicati ha un valore estremamente limitato perchè la scelta è già di per sè un grido d’allarme, specialmente se si va a sostituire entrambi i protagonisti. Tuttavia è una cosa che può succedere, niente di nuovo ad Hollywood ed infatti un paio di mesi dopo, a fine Luglio, vennero annunciati i sostituti Peter Krause e Sonya Walger. È però a fine agosto che arriva il definitivo sisma che evidenzia i grossi malumori (oltre che problemi) all’interno di The Catch: la showrunner Jennifer Shuur, creatrice della serie, ed il co-showrunner nonchè executive producer Josh Raims abbandonano lo show. Già poche ore dopo Allan Heinberg, fidato braccio destro di Shonda, viene nominato showrunner e con la sua nomina si concludono finalmente le problematiche del dietro le quinte dello show.
Nonostante questo curriculum, la nuova serie prodotta da Shonda Rhimes (già autrice di Grey’s Anatomy e Scandal) si rivela come l’ennesima prova di entertainment che riesce a catturare l’attenzione del pubblico con una serie di piccoli accorgimenti e attenzioni che sono fatti apposta per piacere e creare curiosità.
The Catch segue le vicende dell’investigatrice privata Alice Vaughan (Mireille Enos, già apprezzata interprete di The Killing e del controverso Big Love) che, abbandonata improvvisamente dal fidanzato quasi-sposo Benjamin Jones (Peter Krause, interprete di Six Feet Under e Dirty Sexy Money) scopre che questi è, in realtà, il famoso “Mister X” che da tempo minaccia la sua azienda hackerandone il sito per carpire le informazioni sui suoi facoltosi clienti. In preda alla rabbia, Alice medita la sua vendetta coadiuvata dalla sua squadra con cui risolve di volta in volta i vari casi di spionaggio e truffe finanziarie.
I dialoghi brillanti e il tono da poliziesco-comedy (spesso anche screwball comedy viste le battute veloci e taglienti che si susseguono nel corso dell’episodio) caratterizzano questa serie come un miscuglio di tanti generi e film diversi che rimandano inevitabilmente alla memoria i vari: Mr. e Mrs Smith, Prova a prendermi soprattutto, ma anche Ocean’s Eleven per i piani particolarmente elaborati e il gioco di strategia tra i due co-protagonisti.
La serie si presenta, quindi, come una versione pop e molto più mainstream di Mr. Robot, per il tema dell’hackeraggio e della privacy sul web, ma lo affronta in una maniera completamente diversa, presentandosi come una classica detection story di cui sappiamo già l’assassino (scoperto dopo neanche un quarto d’ora di puntata) che deve però essere catturato. Questa caccia continua tra gatto e topo è l’argomento principale per la storyline orizzontale dove i due co-protagonisti della serie (chiamarli “buono” e “villain” sarebbe riduttivo), entrambi appartenenti all’upper class americana (lo si vede da come fanno sfoggio continuamente dei loro status symbol), si rincorrono facendosi i dispetti l’un l’altro non dimenticandosi di tenere alto il tasso di erotismo tra di loro.
Il ritmo frenetico, scandito da intere scene con musica in sottofondo in stile videoclip e con ampio uso dello spleet screen, riesce a non far annoiare lo spettatore che si trova ad aver a che fare con una soap-opera in chiave detection che si perde spesso in dialoghi inutili e raffazzonati (vedi quelli con l’amica sull’imminente matrimonio) in una trama che, per quanto elaborata, risulta molto stantia e discordante, ora concentrandosi sulle indagini, ora includendo flashback a caso della loro passata e falsa vita insieme all’interno della narrazione.
Un prodotto, dunque, confezionato e fatto apposta per intrattenere senza grosse pretese il pubblico (soprattutto femminile) che sicuramente sarà portato all’empatia verso la figura della protagonista interpretata da Mireille Enos (la migliore assieme a Peter Krause, efficace co-protagonista villain, una scelta di cast veramente ben azzeccata) e dalle vicende legate alle indagini su “Mister X”. Ma, nonostante il cast, ben azzeccato e scelto anche per appagare il piacere estetico degli spettatori insieme alle sequenze manieristiche, la serie non presenta grossi elementi di novità ma, anzi, di già visto e la risoluzione finale della trama verticale dell’episodio risulta troppo semplice e sbrigativa. Il tono e lo stile di questo “Pilot”, dunque, si presentano troppo discordi e danno un’impressione di vuoto dietro l’immagine di status symbol patinati e dei grandi mezzi a disposizione di una semplice agenzia d’investigazione (i pochi elementi di violenza presenti nella puntata, soprattutto nella sequenza iniziale, sono particolarmente iperbolici e fumettistici).
Non rimane che aspettare la fine della stagione per vedere in che modo la storia (che comunque rimane ad alto potenziale di tensione emotiva) possa trovare una sua identità precisa puntando si spera più sugli elementi di suspense e sulle indagini. Solo in questo modo potrà non sembrare l’ennesimo drammone sentimentale mascherato da commedia targato Shondaland.
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Pilot 1×01 | 5.85 milioni – 1.2 rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!