Vikings 4×07 – The Profit And The LossTEMPO DI LETTURA 4 min

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What Might Have Been” si concludeva promettendo sangue e disgrazia. Prontamente, Vikings ci accontenta intitolando l’episodio “The Profit And The Loss”, tingendo la maggior parte di questi quaranta minuti di rosso.
Andiamo dritti al punto: la parte dell’assalto di Ragnar alle forze di Rollo non è solo quella più riuscita dell’intera puntata, ma anche il punto più alto di questa quarta stagione. Vikings è sempre stato elogiato sopratutto per due cose. La prima è la sua capacità di alternare accuratezza storica con porzioni di trama inventate ex-novo, in quanto il personaggio protagonista (essendo semi-leggendario, come dice Wikipedia) glielo permette. La seconda sono le scene d’azione coreografate e dirette seguendo un rigido registro improntato sul massimo realismo e la totale assenza di effetti speciali o comunque, se non proprio la totale assenza, l’uso di quelli che meno alterano la veridicità dei combattimenti. Dalla terza stagione, Parigi è diventata per Kattegat quello che è il Joker è per Batman, cioè una garanzia che assicura spettacolo, oltre che il rilascio di una storia vissuta al pieno delle capacità narrative degli interpreti intrisa di dramma e azione. Oltre a questo, si può anche dire che la capitale francese sia una sorta di nemesi dei vichinghi protagonisti, dove gli estremi opposti si danno battaglia per la conquista non solo di territori e denaro ma sopratutto della superiorità morale.
Il ritorno Parigi-Kattegat è infatti basato e dettato dalle principali differenze delle due fazioni in campo. Da un lato abbiamo il popolo di Ragnar: feroce, senza scrupoli, incredibilmente grezzo, primordiale ma con una certa filosofia di fondo ed esperienza nel combattimento. Dall’altro lato il popolo adottivo di Rollo: tendenzialmente borghese, forte di concetti moderni come gerarchia e società, evoluto e ricco dal punto di vista economico/bellico. Il secondo round tra le due città finisce infatti in favore di Rollo e della Francia, poiché non solo era supportata dai consigli strategici del (ormai ex) fratello di Ragnar, ma anche per superiorità in strategia e dispendio di mezzi. Quello a cui abbiamo assistito è stato anche il progresso che combatte l’arretratezza, rappresentato fisicamente dai francesi armati di balestra e dai vichinghi armati di arco e frecce; il concetto delle due armi è identico ma è inutile negare che la balestra sia più efficace dell’arco. La sconfitta di Ragnar non è stata decisa solamente dalla superiorità di forze della Francia, ma anche dall’arroganza e dalla superficialità delle sue decisioni, mosse da una lucidità mentale sempre meno presente.
In tutto questo, “The Profit And The Loss” viene contemporaneamente impreziosito e impoverito da diversi aspetti.
Viene impreziosito dalla scena con Floki/Auslag/Harbard per l’efficacia visiva resa possibile da un ottimo montaggio, anche se rimane (a livello di contenuti) parecchio criptica, pertanto, andiamo per teorie ed ipotesi nel tentativo di spiegarla. In “Yol” avevamo teorizzato come Auslag, stanca del marito, stesse ordendo un complotto ai suoi danni. Sappiamo che la donna è da sempre stata molto vicina agli dei, così tanto da invocare il favore di Harbard: uomo che porta uno dei tanti alias di Odino, probabilmente favorevole al complotto perché offeso dalla conversione cristiana di Ragnar. Non è che la seconda preghiera di Auslag agli dei fosse di farla avvicinare a qualcuno che credesse nelle divinità tanto quanto lei? E che magari odi Ragnar tanto quanto la regina di Kattegat? Per questo desiderio non c’è candidato migliore di Floki. Sono pur sempre speculazioni ma sapete com’è: “Il nemico del mio nemico è mio amico“.
Allo stesso tempo, l’episodio viene impoverito da decisioni poco azzeccate nel montaggio di “The Profit And The Loss”. È indubbio che l’episodio venga spaccato in due, dove nei primi venti minuti c’è la battaglia di cui sopra e nei restati ci sia la conseguenza della lotta e la trama con protagonista Re Ecbert. Rispetto alla prima, la seconda è più lenta e moscia, ma così lenta e accomodante che tutto l’hype che lo spettatore acquista nei minuti precedenti si spegne gradualmente. Si comprende la scelta di dosare la guerra Parigi-Kattegat per i restati episodi e di far progredire la trama con protagonista Ecbert, però è anche un errore aver dosato malamente queste svolte narrative nell’arco dei quaranta minuti disponibili. A questo punto era meglio mettere Re Ecbert all’inizio, la battaglia al centro dell’episodio e la sepoltura dei morti alla fine, così il coinvolgimento dello spettatore non solo sarebbe stato più graduale ma anche più sostenuto e presente ancora a fine puntata.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Parigi-Kattegat: 1-0
  • Progresso VS Regresso
  • Estremo realismo della battaglia
  • Triangolo Floki-Auslag-Harbard
  • Conclusa la battaglia, i restanti 20 minuti della puntata sono nettamente meno coinvolgenti

 

“The Profit And The Loss” sbaglia solo il montaggio delle scene e la collocazione di eventi, che esaltano lo spettatore nella prima parte e quasi lo annoiano nella seconda. Con una attenta collocazioni di trame e scene si sarebbe addirittura raddoppiata la resa di questo settimo episodio della quarta stagione che finalmente mette a segno qualche evento concreto. Nonostante ciò, a fine visione si rimane comunque soddisfatti per aver assistito ad una grande svolta narrativa promessa da Vikings fin dall’inizio della stagione e mostrata con enorme successo.

 

What Might Have Been 4×06 2.36 milioni – 0.7 rating
The Profit And The Loss 4×07 2.30 milioni – 0.7 rating

 

 

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