Vikings 5×20 – RagnarokTEMPO DI LETTURA 6 min

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“Brothers will fight
and kill each other,
sisters’ children
will defile kinship.
It is harsh in the world,
whoredom rife
(an axe-age, a sword-age)
shields are riven
(a wind-age, a wolf-age)
before the world goes headlong.
No man will have
mercy on another.”
[Edda poetica, Vǫluspá]

 

Finalmente ci siamo. La quinta stagione di Vikings, la meno convincente finora (ma ci sono ancora altri venti episodi per modificare questo giudizio), giunge al termine con un episodio che ripaga almeno parzialmente lo spettatore di tutta la me…diocrità che ha dovuto ingoiare a forza nell’arco delle diciannove puntate precedenti.
“Ragnarok” è un season finale costruito interamente intorno alla battaglia per il possesso di Kattegat, con un titolo scelto non a caso. Nelle credenze norrene, infatti, il Ragnarǫk era lo scontro che avrebbe opposto alla fine dei tempi da una parte gli déi e i guerrieri del Valhalla, dall’altra Loki, la sua progenie di mostri e i giganti: un mito escatologico che rappresenta un unicum nelle religione indoeuropee e che ha affascinato tante opere moderne, dal capolavoro lirico Götterdämmerung di Wagner fino, pensate un po’, alla saga fantasy di George R. R. Martin (cos’è la Lunga Notte se non una rivisitazione del Fimbulvetr?). Tornando a Vikings, il Ragnarǫk è rievocato fin da subito dal conte re Olaf, perché lo scontro tra i figli di Ragnar altro non può essere se non un evento catastrofico, foriero di morti, di dolori e di fatali conseguenze per tutti coloro che ne prendono parte; uno scontro in cui Ivar, assurto a Dio in terra in preda alla megalomania, incarnerebbe le forze del caos e del disordine, come Loki o il suo bestiale figlio Fenrir, mentre Björn e Hvitserk sarebbero i campioni dell’ordine, mossi da un desiderio di vendetta ma anche di rimettere le cose a posto ridando a Kattegat pace e serenità.
Dedicare l’intero episodio alla battaglia, tagliando fuori sia lo scenario islandese sia quello anglosassone, si rivela un’ottima scelta perché l’inclusione di scene con Alfred o con Floki avrebbe spezzato il ritmo e, molto probabilmente, annoiato. Certo, c’è anche un rovescio della medaglia: fermo restando che la storyline islandese è sempre stata la più debole della stagione, chiuderla con il crollo della grotta, senza far sapere se Floki è sopravvissuto o meno e se tornerà o meno, è un piccolo tocco di sadismo da parte di Michael Hirst. Magari, se siamo fortunati, l’ex-costruttore di navi è morto e della sorte di Edge Kjetill non sapremo mai nulla, ma per scoprire se possiamo tirare un sospiro di sollievo o rassegnarci ad altri venti episodi di diatribe tra coloni, dovremo aspettare un’altra decina di mesi. O magari l’anno prossimo salpano tutti per la Groenlandia e di là per le Americhe, e l’annunciato spin-off in cantiere si rivelerà un western medievale con Vichinghi e Algonchini. Chi lo sa.
Meno gradita è stata la totale assenza di Ubbe e Lagertha dallo scontro fratricida. E’ vero che l’ex-regina di Kattegat sembra aver voltato completamente pagina e forse non la vedremo più impugnare una spada come in passato, ma Ubbe, che nelle ultime settimane ha vissuto un bel percorso di maturazione diventando il Ragnarsson meglio gestito della quinta stagione, avrebbe meritato qualcosa di più onorevole che un arrivo sul luogo dello scontro a guerra conclusa per congratularsi col fratello (o cugino?) maggiore. Persino Hvitserk ha fatto di più, il che è tutto dire. E per rimanere in tema di figli (ma questa volta presunti) di Ragnar, il neo-acquisto Magnus trova la morte sul campo dopo aver sperimentato una mezza dozzina di cambi di fede, ma nel suo caso molto probabilmente nessuno spettatore lo piangerà: anzi, il suo continuo atteggiarsi a grand’uomo pur non avendo la minima qualità, se non la capacità di farsi scudo di un nome illustre quale quello del Lothbrok, aveva finito per renderlo particolarmente fastidioso. Addio, Magnus, insegna agli angeli (o alle valchirie, non si è ancora capito in quale religione credevi alla fine) come spacciarsi per figlio di un eroe!
In tutto lo scontro, il personaggio che risalta meglio è sicuramente Ivarr: persino all’apice della propria trasformazione in tiranno invasato, lo storpio dimostra carisma e qualità da stratega che i fratelli maggiori si sognano, tant’è che la sua caduta è frutto sostanzialmente del tradimento, peraltro assai prevedibile, di Freydis più che di una sconfitta sul campo. Nel confronto finale con la moglie, in cui è palese l’omaggio al finale della quarta stagione di Game of Thrones, il nostro cripple si mostra tremendamente spietato e, nel contempo, capace di lasciar intravedere un lato più umano, che ricaccia indietro a fatica per dare la priorità alla vendetta. Tutto questo contrasto tra il mostro e l’uomo, tra il tiranno e l’amante, è riassunto in una singola battuta, appena prima che strozzi la donna: “Later, when I have time, I will sit and weep for you.”
Le ultime scene dell’episodio, e con esso della stagione, sono affidate all’ennesima parentesi mistico-visionaria, che vede di nuovo un rapido ma suggestivo ritorno in scena del vecchio Ragnar, intento a dispensare consigli pieni di saggezza al figlio (o nipote?). Björn è ormai riuscito ad agguantare quel potere che suo padre (o zio?) ha gestito per tanti anni, è arrivato a eguagliare la sua fama e presto la supererà pure, così profetizza l’indovino. Kattegat è in pace, per ora. Ma in verità, sappiamo benissimo che non lo resterà a lungo: e non perché lo dica proprio l’indovino, né perché sappiamo che c’è una sesta stagione e qualcosa deve pur succedere per mandare avanti la trama, ma perché Ivarr è ancora vivo e chi lo conosce sa che finché respirerà farà di tutto per riprendersi ciò che è suo. Per ora sarà anche Ivarr the Homeless, ma chissà, prima o poi il suo nome tornerà a far tremare i cuori. E noi saremo lì a goderci la vera resa dei conti tra i figli di Ragnar.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’assedio di Kattegat
  • La scelta di concentrarsi esclusivamente sullo scontro tra i figli di Ragnar, escludendo gli scenari anglosassone e islandese
  • Magnus via dalle scatole
  • Ivarr in gran forma, finalmente
  • Non sapremo che fine ha fatto Floki fino all’anno prossimo
  • Apporto di Ubbe e Lagertha praticamente nullo

 

La quinta stagione di Vikings è stata ampiamente deludente, ma con un guizzo finale riesce a tirar fuori il tipo di episodio che aspettavamo da dieci settimane. Forse la sesta stagione segnerà una rinascita, forse sarà ancora più brutta di quella che si è appena chiusa, ma una cosa è certa: la storia dei figli di Ragnar e della loro guerra è lungi dal concludersi e una parte di noi non vede l’ora di scoprire come finirà.

 

What Happens In The Cave 5×19 1.67 milioni – 0.4 rating
Ragnarok 5×20 1.92 milioni – 0.4 rating

 

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

3 Comments

  1. mah. non sono molto d’accordo con la recensione. quest’ultima puntata mi sembra perfettamente in linea con l’andamento confusionario e poco logico di tutta la stagione.. climax pari a 0 durante la battaglia (niente a che vedere con altri scontri ben più epici, tipo l’assedio a Parigi); finale che non chiude o risolve nulla, giusto per mantenere Ivarr vivo per la sesta stagione; assenza poco spiegabile di vari personaggi a meno che non sia stato un voluto modo di toglierli dall’equazione (fine del filone inglese?); Ubbe e Lagherta che tornano a Kattegat senza che si sia capito come quando e perché;… insomma, grossa delusione! speriamo in un degno finale l’anno prossimo!

  2. Nessuno commenta mai le mie recensioni e quando finalmente capita becco pure un omonimo!
    Comunque, la battaglia da un punto di vista “tecnico” mi è sembrata molto ben fatta: chiaramente Kattegat non è Parigi e l’assedio non poteva che essere in scala molto più ridotta, ma Ivar ha fatto brillare il suo genio strategico e il risultato del primo combattimento è rimasto in bilico per un bel po’, prima che avvenisse la ritirata. A mio avviso in passato gli scontri erano più epici e interessanti perché coinvolgevano personaggi e attori carismatici, sfaccettati, tridimensionali: penso alla battaglia tra jarl Borg e Horik all’inizio della seconda stagione, stupenda perché vi esplodeva la rivalità tra Ragnar e Rollo serpeggiante per tutta la prima stagione; o agli scontri con quella vecchia volpe di Ecbert, che era l’antagonista perfetto per Ragnar perché il più simile a lui; o ancora, alla conquista di Kattegat da parte di jarl Borg e alla riconquista da parte di Ragnar; e ovviamente all’assedio di Parigi, che è l’apice dell’epicità di Vikings. Adesso invece dobbiamo accontentarci degli avanzi: Bjorn è tremendamente penalizzato da un attore che ha perennemente quella faccia da pesce lesso e dal fatto che gli ultimi episodi abbiano messo in luce soprattutto il suo lato da playboy, Hvitserk caratterialmente è un blob informe che ha iniziato ad acquisire una sua fisionomia solo quando ha deciso di uccidere il fratello, Ivar passa da un eccesso all’altro e se prima non faceva che sbatterci in faccia il suo complesso d’inferiorità adesso si sbatte in faccia la sua megalomania… io personalmente trovo un minimo interessante, tra quelli che hanno preso parte alla battaglia, solo Harald, almeno quando non pensa alla sorca e si ricorda che vuole diventare re di Norvegia, ma se in una serie sui figli di Ragnar uno è spinto a trovare più interessante un Bellachioma allora vuol dire che c’è qualche problema. E questi non sono difetti dell’episodio, sono difetti di un’intera stagione che “Ragnarok” si è trovato purtroppo ad ereditare e non poteva correggere all’ultimo momento, ecco perché non li ho fatti pesare nella valutazione.
    Quanto al filone inglese: già nelle scorse puntate avevano dato una conclusione alle due grandi trame della stagione (il complotto è stato sventato, l’invasione danese è stata fermata) e non restava più nulla degno di nota da far vedere, questo non vuol dire che abbiano chiuso con quel filone. Io personalmente ne dubito, di sicuro non ci mostreranno tutte le guerre tra norreni e anglosassoni da qui all’invasione di Guglielmo il Conquistatore ma non possono tagliar fuori dall’ultima stagione uno scenario importantissimo come l’Inghilterra.
    Su Ubbe e Lagertha: non si capisce effettivamente perché siano tornati a Kattegat invece di restarsene in East Anglia, ma magari ce lo spiegheranno nella puntata 6×01. O forse no, e allora avremo un motivo in più per prendercela con Hirst, ma io per ora gli concedo il beneficio del dubbio.

  3. casualmente ho rivisto l’altro giorno su Rai4 alcuni episodi del primo Vikings, tra la fine della prima stagione e l’inizio della seconda… Aslaug, il primo tradimento di Rollo, re Orik, Floki ancora con i capelli, ecc.. eccc.
    beh, che dire! non c’è assolutamente paragone! stiamo parlando di 2 serie completamente diverse! e così facendo non fa altro che aumentare il rammarico per quello che è stato e quello che non è più.

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