0
(0)
Dopo un temporaneo momento d’inerzia narrativa, finalmente Twin Peaks torna a stupire, confezionando un episodio ricco d’azione e con un finale sinistro e minaccioso che apre la strada a nuovi interrogativi. In seguito alla disgraziata scelta di rivelare precocemente l’identità dell’assassino di Laura Palmer, la serie ha cercato di puntare quasi esclusivamente sulla componente metafisica, una scelta che, da una parte, può risultare ridondante ma che, dall’altra, consente allo stile di Lynch di sprigionare tutto il suo potenziale iconografico, indubbiamente uno dei marchi di fabbrica della serie e, in generale, del regista.
Cooper e Truman, nel tentativo di tendere una trappola a Jean Renault, finiscono per rimanere vittima del loro stesso piano. Il conseguente sequestro che coinvolge l’agente dell’FBI rappresenta uno dei momenti di massimo interesse dell’episodio e, nonostante si risolva con il più banale ribaltamento di fronte tipico del genere investigativo, per l’ennesima volta la combinazione tra situazioni al limite del thriller e atmosfere grottesche riesce nell’intento di creare nello spettatore quell’inconfondibile senso di estraniamento che fin dalle origini accompagna la visione di Twin Peaks.
Nel frattempo James ed Evelyn Marsh portano avanti la loro relazione clandestina. Il giovane di Twin Peaks soccombe definitivamente al fascino della donna, la quale, però, si rivela circondata da segreti e animata da secondi fini che, probabilmente, hanno a che fare con un piano per mettere le mani sul patrimonio del marito Geoffrey, piano che senza dubbio prevederà di incastrare James, oramai succube della sua nuova amante. Questo segmento narrativo mette così in mostra il secondo genere di riferimento da cui la serie attinge costantemente, la soap opera (per natura caratterizzata da complotti, contro-complotti, liaison improbabili e quant’altro) anche in questo caso, proprio come accade al genere investigativo, reso unico dalla compenetrazione di più componenti (black humour, action, horror, ecc.) difficilmente coniugabili e mai effettivamente combinate insieme prima dell’avvento di Twin Peaks.
L’ottimo lavoro compiuto da Lynch e colleghi per creare qualcosa di innovativo si rivela agli occhi dello spettatore, non soltanto attraverso i segmenti narrativi “principali” (virgolettato d’obbligo in quanto la forte componente corale spazza via ogni possibile categorizzazione delle storyline basata sull’importanza), ma anche, e soprattutto, mediante lo sviluppo dei personaggi cosiddetti “secondari”, ai quali viene affidato il compito di far apparire questa cittadina del Pacific Northwest un luogo accogliente e familiare, nonostante il coacervo di vizi e perversioni che si nascondono dietro la sua idilliaca bellezza di facciata.
Andy e Dick alle prese con il passato del piccolo Nicky, Benjamin completamente fuori di senno e convinto di essere un generale sudista della guerra di secessione, Bobby convinto di avere un’occasione d’oro come braccio destro del signor Horne o ancora il quadrilatero amoroso Ed/Norma/Hank/Nadine, reso unico grazie alla forza smisurata di quest’ultima e alla sua convinzione di essere una studentessa del college. Tutte queste sottotrame risultano fondamentali per la costruzione di un universo narrativo irrealistico ma coerente, all’interno del quale l’elemento onirico riesce ad insinuarsi, nascosto tra le pieghe del racconto, elevando così la serie da mero prodotto televisivo ad autentico mezzo espressivo, emblema di un nuovo modo di fare televisione.
Cooper e Truman, nel tentativo di tendere una trappola a Jean Renault, finiscono per rimanere vittima del loro stesso piano. Il conseguente sequestro che coinvolge l’agente dell’FBI rappresenta uno dei momenti di massimo interesse dell’episodio e, nonostante si risolva con il più banale ribaltamento di fronte tipico del genere investigativo, per l’ennesima volta la combinazione tra situazioni al limite del thriller e atmosfere grottesche riesce nell’intento di creare nello spettatore quell’inconfondibile senso di estraniamento che fin dalle origini accompagna la visione di Twin Peaks.
Nel frattempo James ed Evelyn Marsh portano avanti la loro relazione clandestina. Il giovane di Twin Peaks soccombe definitivamente al fascino della donna, la quale, però, si rivela circondata da segreti e animata da secondi fini che, probabilmente, hanno a che fare con un piano per mettere le mani sul patrimonio del marito Geoffrey, piano che senza dubbio prevederà di incastrare James, oramai succube della sua nuova amante. Questo segmento narrativo mette così in mostra il secondo genere di riferimento da cui la serie attinge costantemente, la soap opera (per natura caratterizzata da complotti, contro-complotti, liaison improbabili e quant’altro) anche in questo caso, proprio come accade al genere investigativo, reso unico dalla compenetrazione di più componenti (black humour, action, horror, ecc.) difficilmente coniugabili e mai effettivamente combinate insieme prima dell’avvento di Twin Peaks.
L’ottimo lavoro compiuto da Lynch e colleghi per creare qualcosa di innovativo si rivela agli occhi dello spettatore, non soltanto attraverso i segmenti narrativi “principali” (virgolettato d’obbligo in quanto la forte componente corale spazza via ogni possibile categorizzazione delle storyline basata sull’importanza), ma anche, e soprattutto, mediante lo sviluppo dei personaggi cosiddetti “secondari”, ai quali viene affidato il compito di far apparire questa cittadina del Pacific Northwest un luogo accogliente e familiare, nonostante il coacervo di vizi e perversioni che si nascondono dietro la sua idilliaca bellezza di facciata.
Andy e Dick alle prese con il passato del piccolo Nicky, Benjamin completamente fuori di senno e convinto di essere un generale sudista della guerra di secessione, Bobby convinto di avere un’occasione d’oro come braccio destro del signor Horne o ancora il quadrilatero amoroso Ed/Norma/Hank/Nadine, reso unico grazie alla forza smisurata di quest’ultima e alla sua convinzione di essere una studentessa del college. Tutte queste sottotrame risultano fondamentali per la costruzione di un universo narrativo irrealistico ma coerente, all’interno del quale l’elemento onirico riesce ad insinuarsi, nascosto tra le pieghe del racconto, elevando così la serie da mero prodotto televisivo ad autentico mezzo espressivo, emblema di un nuovo modo di fare televisione.
LATI POSITIVI:
|
LATI NEGATIVI:
|
Questa settimana Twin Peaks torna in carreggiata e ci regala un episodio degno del suo nome. La scoperta dell’assassino di Laura Palmer, giunta addirittura prima del giro di boa stagionale, verrà certamente ricordata in futuro come la scelta artistica più sconsiderata di sempre, ma con ancora nove puntate al termine della stagione la serie ha ancora tutto il tempo per smentirci. Ora il focus dello show sembra essere la componente metafisica, elemento che sicuramente garantisce a Lynch un ampio spazio di manovra all’interno del quale liberare tutto il suo estro creativo. Speriamo soltanto che questo tredicesimo episodio non risulti un fuoco di paglia e che rappresenti invece l’occasione per risollevare le sorti del telefilm, destinato, au contraire, a trasformarsi in un crime-drama, senza dubbio innovativo nel suo genere, ma totalmente privo di consistenza.
VOTO 3,5/5
|
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.