Sono passati poco più di 7 mesi dalla messa in onda del season final della quinta serie di Glee, 7 mesi sono certamente un tempo molto più lungo delle normali pause a cui si è abituati. Tuttavia non è neanche un periodo di tempo così esagerato se paragonato ai 6 anni in cui Glee ha fatto parte delle nostre vite, delle vite di semplici spettatori, di appassionati della serie e dei veri e proprio Gleeks che hanno fatto di questa serie tv un pilastro fondamentale, un amico che li ha accompagnati nella loro crescita personale, un rifugio dalla dura realtà e un faro nella fitta giungla dei pregiudizi e della superficialità. La serie è esplosa in tutta la sua innovazione nel 2009 facendo innamorare milioni di spettatori di tutte le età e di tutte le nazionalità continuando a risplendere per qualche anno, raggiungendo importanti risultati (vincita di 2 Emmy, tour internazionale dal vivo con tanto di film in 3D, album in cima alle classifiche), ma già dalla terza stagione è iniziato il declino e da quel momento in poi la tavola del successo di Glee si è pericolosamente inclinata, facendo rotolare verso il precipizio tutto il buono della serie e registrando una costante perdita di spettatori e di qualità della serie. Un mix di sceneggiature completamente sbagliate, di storyline inconsistenti e di sfortunate vicende personali ha trasformato Glee da Golden Boy a Loser del panorama seriale.
Dopo 7 mesi dalla chiusura di una quinta stagione poco convincente, Glee emerge all’inizio dell’anno nuovo come un ricordo sfuocato proveniente da un passato non ben definito e viene guardato dai pochi fan ancora fedeli con un misto di curiosità, noia e diffidenza. A sorpresa però pochi minuti di puntata bastano a riaccendere la fiammella della speranza dei fan tornata ad ardere impetuosamente alla fine del secondo episodio. Sicuramente gli autori hanno fatto buon uso del tempo che si sono concessi e hanno optato per la soluzione migliore: l’innovazione nella tradizione, cioè l’unico modo per ripristinare ciò che c’era di buono in Glee, una scelta che si compie riportando la storyline centrale nel liceo di Lima dove tutto è nato.
La storia viene ripresa da dove ci si era lasciati, senza strani ed eccessivi salti nel tempo. Il primo personaggio che incontriamo è ovviamente Rachel, da sempre il perno della serie. L’avevamo lasciata all’apice della sua carriera, talmente in alto da potersi permettere di snobbare Broadway per preferirgli una serie a lei dedicata. Inaspettatamente, la ritroviamo caduta completamente in basso, colpita da ogni sfiga possibile: costretta a ritornare a casa da sola, coperta di umiliazione e senza l’appoggio dei suoi adorati papà, ormai praticamente divorziati. Del resto non è la sola ad essere tornata: Kurt ha rotto il fidanzamento, causando il tracollo nervoso di Blaine e la sua conseguente cacciata dalla Nyada e da New York e il suo ritorno a Lima nel ruolo del Coach dei Warbler. Il ritorno di Kurt non si fa attendere molto ed il (prevedibile) pentimento arriva poco tempo dopo mentre corre a Lima seguendo il disperato, ma romantico, desiderio di riconquistare l’amor perduto. I tre non sono gli unici personaggi della vecchia guardia a Lima: troviamo Sam, ex figliol prodigo del McKinley che lo riaccoglie a braccia aperte in qualità di assistente coach, e Sue Sylvester, ormai dittatrice incontrastata del McKinley, da cui ha bandito severamente ogni forma di musica, arte, affetto e felicità. Con il Signor Shue strategicamente piazzato ad allenare gli avversari del passato, non c’è più nessun avversario in grado di mettere disordine nel suo regno del terrore, ma Sue commette lo stesso errore di sempre: sottovalutare la passione e la disperazione di chi non ha niente da perdere e così si trova a fronteggiare il suo peggior incubo passato, la sua balena bianca, ovvero il ritorno del Glee Club, gestito da Rachel e Kurt.
Ovviamente, non è stato tutto così facile. Ottenere il permesso di riaprire il Glee Club e riappropriarsi dell’aula canto è stata la parte più facile, ma come si fa a creare un gruppo di canto corale se non c’è nessun membro? Com’era immaginabile, non si è certo creata la fila per le iscrizioni ai provini e Rachel, a corto di idee come gli sceneggiatori alla ricerca di una buona scusa, chiama a rapporto la vecchia banda per l’operazione recruiting.
Vedere tornare quasi tutti i membri originali delle New Direction fa letteralmente sciogliere il cuore dello spettatore affezionato, soprattuto perchè questa volta non è stata una semplice operazione scacciamalinconia in cui venivano chiamati un paio di ex attori a rotazione per motivi abbastanza futili. Questa volta tutti – o quasi, AAA Mike Chang Cercasi – tornano per salvare il loro passato e per garantire ad altri un futuro migliore. Inoltre, per la prima volta dopo tanto tempo, gli spettatori vedono riapparire gli elementi fondamentali che li hanno fatti innamorare: la battaglia dei Loser contro tutti, l’abbattimento degli stereotipi, il lavoro di squadra, i numeri musicali che scoppiano totalmente a caso e in modo assolutamente contagioso e l’eterna battaglia contro Sue. Finalmente Sue Sylvester ritorna nel suo ruolo originale, quello che le riesce meglio e che, in fondo, tutti preferiamo.
Invece, risultano poco convincenti il ruolo di Mr Shue, decisamente troppo marginale e quello del Blaine vendicativo: rancore comprensibile nei confronti di Kurt, meno in quello di Rachel, ma in ogni caso, risulta credibile come un cucciolo di labrador arrabbiato.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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passato e ritorna alle proprie radici, mescolando il vecchio e il nuovo
in un’armoniosa ricetta di passione e umiltà che riscalda il cuore degli
spettatori. Lontano dalle luci della ribalta, i Lima Loser tornano a
vincere nel luogo dove tutto ha avuto inizio: in una scialba scuola di
canto del McKinley High.
The Untitled Rachel Berry Project 5×20 | 1.87 milioni – 0.8 rating |
Loser Like Me 6×01 | 2.34 milioni – 0.7 rating |
Homecoming 6×02 | 2.34 milioni – 0.7 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.